«È necessario rintracciare le impronte digitali di Dio impresse nell’Universo», ci ha detto Giovanni Paolo II. E Francesco fu il Papa che meglio seguì le meraviglie della creazione. Laudato Si’ è un documento unico nella storia della Chiesa cattolica.
In
questi giorni la scienza ci ha fatto una rivelazione fondamentale per il futuro dell'umanità, ma che è passata praticamente inosservata alla maggior parte della popolazione mondiale: su un pianeta (K2-18 b) che dista 120 mila anni luce dalla Terra, il telescopio James Webb ha rilevato la biofirma di due gas ((dimetil solfuro (DMS) e dimetil disolfuro (DMDS)), presenti sulla Terra solo se prodotti da esseri biologici, in particolare dal fitoplancton.
Il mondo scientifico esige ulteriori prove, tuttavia potremmo essere sul punto di abbandonare la preistoria dell'umanità e aprirci alla possibilità non solo di dimostrare l'esistenza della vita al di fuori della Terra, ma anche di incontrare definitivamente altre civiltà intelligenti, che potrebbero esistere da miliardi di anni.
Queste possibilità, sempre più palpabili anche attraverso gli UFO filmati dalla Marina degli Stati Uniti, ci mettono faccia a faccia con i misteri della vita e della creazione. La prova dell'esistenza della vita, e forse più tardi della vita intelligente, cambia completamente il nostro modo di guardare alla storia della specie umana e di tutte le forme di vita che abitano la nostra Casa Comune, un'espressione che piace molto a Franciscus.
Quanto è aperta la mente umana a queste possibili “rivelazioni”? La Chiesa cattolica afferma spesso che “la rivelazione è già completa, ma non pienamente spiegata”. Questa avvertenza garantisce che le dottrine cattoliche non si scontrino ancora una volta con le prove scientifiche, come accaduto con Galileo Galilei e con tante altre conquiste scientifiche, come l'evoluzione delle specie e la teoria del monogenismo.
Tuttavia, se davvero incontriamo la vita, in particolare la vita intelligente, sarà necessario rivedere l'intera Teologia della Creazione e l'intera Teologia della Redenzione. Avremo meno sfide con una Teologia della Creazione, ma avremo sfide colossali con la Teologia della Redenzione, come la Teologia del Peccato Originale nello stampo di Sant'Agostino, della condizione umana, dell'evoluzione delle specie e perfino dell'evoluzione umana.
Teilhard de Chardin ha ancora oggi problemi con il Vaticano perché non poteva accettare la teoria del monogenismo (c'erano un solo Adamo e una sola Eva) poiché noi, homo sapiens, abbiamo almeno il 4% del codice genetico dell'uomo di Neanderthal. Pertanto, scientificamente, se abbiamo due codici genetici, non possiamo essere figli di un solo padre e di una sola madre. Questo fatto implica la teologia del peccato originale, “il peccato che è entrato nel mondo per mezzo di un solo uomo”, o peggio, indotto da una sola donna. Sarà necessario affrontare tutte queste questioni di confine.
D'altro canto, per i cuori e le menti aperti, trovare altri esseri intelligenti nell'Universo sarebbe una gloria, non solo per Dio, ma anche per gli esseri umani. Non saremmo in una solitudine cosmica ed esclusiva, ma apparterremmo a un progetto di Dio tanto infinito quanto il suo Universo. Lì sì, tutto si muove verso il “pleroma”, verso la pienezza del tempo.
Ebbene, queste teologie subordinate della Chiesa, come quella di Teilhard de Chardin, o dei francescani San Bonaventura e Duns Scott (“Gesù è venuto all’interno di un disegno eterno del Creatore, non per un incidente del peccato”… “Il peccato non può determinare la volontà di Dio”), hanno molto da offrirci nei tempi attuali, per rispondere alle sfide che vengono poste all’umanità in tempi di assoluta novità, se vogliamo, di “rivelazioni”.
I teologi devono approfondire l'eredità di Francesco e la Teologia dei segni dei tempi. Le risposte di ieri non sono all'altezza delle sfide del mondo di oggi.
Grato, Marianna!
Scritto da: Roberto Malvezzi | 03/05/25 a 13:02