Grazie a tutti coloro che hanno visitato i media qui augurandomi la vita! Molti mi hanno chiesto come va la mia salute. Ho 71 anni, sono vivo e ancora in piedi. Il mio compleanno è il 26 aprile e i media tengono a pubblicizzarlo.
Quando avevo ancora i capelli neri, potevo uscire per una settimana sul São Francisco, da solo o in gruppo, portando solo un'amaca, una canna da pesca e alcune spezie, per incontrare i pescatori al lavoro mentre sistemavano le reti, o nella pomeriggio, per “svendere” il pesce. Qualsiasi albero, o qualsiasi poppa di una barca, veniva utilizzato per legare l'amaca e infilarsi in un sacco a pelo per la notte. Oppure, nei lunghi viaggi attraverso le comunità dell’interno Successivamente viaggiai molto nelle Americhe o in Brasile coordinando il CPT o nel team Terra, Acqua e Ambiente del CELAM. Molte partecipazioni a varie campagne di fraternità o settimane sociali della CNBB.
Non più. Dopo essermi ammalato a Roma, durante il Sinodo per l’Amazzonia, la vita è cambiata. Tutto deve essere disciplinato, tempo per i farmaci, dormire, mangiare, fare esercizio e altri requisiti. Quindi sono per lo più qui. Posso ancora visitare qualche comunità, collaborare alla formazione del CPT, del CPP e delle altre pastorali socio-ambientali della diocesi di Juazeiro. Ancora un po' di consigli online.
La vita si capovolse quando Vera ebbe la sua Pasqua. Ora sono sposato con Márcia e stiamo voltando pagina.
Sì, incontro ancora molti giovani, perché CPT lavora direttamente con loro. Lo stesso fa ASA, con le sue centinaia di giovani tecnici che lavorano a fianco delle comunità per costruire cisterne e altre tecnologie sociali. Ed è soddisfacente vedere tra loro alcuni capelli grigi, vecchi leader della comunità che perseverano nonostante l’età. Coloro che restano fino alla fine “sono gli essenziali”, come diceva Brecht. E, in una vera comunità, ognuno ha il suo posto, come tanto insiste Papa Francesco.
I tempi sono diversi! La società oggi è plurale, complessa e connessa. Oggi le “identità” richiedono il loro luogo di parola: giovani, donne, neri, indigeni, LGBT+. Abbiamo lottato così duramente per far sì che diventasse così, ed è così che è oggi! La cosa più difficile è trovare i “beni comuni” in tanta diversità. È la sfida del nostro tempo, come dice Edgar Morin.
I sogni non sono morti, ma sono cambiati. Ogni generazione deve fare il proprio cammino, «senza mai perdere la tenerezza».
Adesso parteciperò ad un evento dal vivo organizzato dal CPT locale con 50 giovani e il tema è “cultura”.
Il XXI° secolo ha già 25 anni!
Vai vai.
Testo di Roberto Malvezzi (Gogò)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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