Il Movimento sindacale della Guinea hanno sospeso lo sciopero nazionale indetto contro il caro-vita dopo che il governo ha rilasciato il segretario generale dell'Unione dei professionisti della stampa guineana che era detenuto, Sekou Jamal Pendessa, soddisfacendo così una delle loro richieste chiave. Lo riferiscono i media guineani, ricordando che Pendessa era agli arresti dal mese scorso per aver protestato contro le restrizioni imposte dalla giunta militare al potere, comprese le limitazioni di internet e il blocco dei canali radiofonici e televisivi. Le proteste duravano da diversi giorni e nelle manifestazioni di lunedì sono morte due persone, uccise a colpi di arma da fuoco. In un comunicato, il movimento - che riunisce diverse sigle sindacali del Paese - ha dichiarato che riprenderà i negoziati sulle restanti richieste con il governo di transizione. Il primo ministro Mamadou Oury Bah, che ha prestato giuramento martedì, aveva chiesto alle sigle sindacali di sospendere lo sciopero e promesso di rispondere alle loro preoccupazioni. Fra le principali richieste ci sono la riduzione dei prezzi dei prodotti alimentari e la fine delle restrizioni imposte per il golpe.- Le 13 principali sigle sindacali della Guinea avevano invitato tutti i settori, privato, pubblico e informale, ad uno sciopero generale e indefinito a partire da lunedì, 26 febbraio. Lo sciopero è stato indetto per chiedere la riduzione dei prezzi dei generi alimentari di base, ma anche la fine della censura sui media. I sindacati chiedevano inoltre, come condizione preliminare all'apertura dei negoziati, la liberazione di Sekou Jamal Pendessa, il segretario generale dell'Unione dei professionisti della stampa guineana, condannato la settimana scorsa a tre mesi di prigione. Gli appelli al dialogo da parte delle autorità, dei datori di lavoro e dei leader religiosi finora non hanno prodotto risultati. I lavoratori delle miniere, delle banche, delle telecomunicazioni, dei servizi di trasferimento di denaro e persino dei moto-taxi hanno annunciato la loro adesione allo sciopero. Anche le Forze vive della Guinea, un'alleanza che riunisce i principali partiti politici e organizzazioni della società civile, hanno chiesto ai loro sostenitori di aderire alla mobilitazione. Lo sciopero è stato il primo test per il movimento sindacale e per la giunta militare da quando quest'ultima ha preso il potere, il 5 settembre 2021. Lo sciopero cadeva dopo che la scorsa settimana la giunta militare di Conakry ha annunciato lo scioglimento del governo di transizione e la prossima formazione di un nuovo esecutivo. In una dichiarazione video, il segretario generale della presidenza, Amara Camara, non ha rivelato il motivo dello scioglimento né ha precisato quando verrà insediato un nuovo governo. "Il governo è sciolto e la gestione degli affari correnti sarà assicurata dai direttori di gabinetto, dai segretari generali e dai vicesegretari generali fino all'insediamento di un nuovo governo", ha detto Camara. In base a quanto stabilito dal decreto letto in diretta televisiva, funzionari di livello inferiore gestiranno temporaneamente i ministeri statali fino alla nomina di un nuovo governo. Ai ministri del governo disciolto è stato inoltre ordinato di consegnare i passaporti e i veicoli ufficiali, mentre i loro conti bancari sono stati congelati e le loro scorte revocate. La giunta ha inoltre incaricato le agenzie di sicurezza di "sigillare" provvisoriamente tutti i confini del Paese. Gli ex ministri dovranno infine restituire tutti i documenti di viaggio al segretariato generale della presidenza. La Guinea vive in questo periodo un momento particolarmente delicato, ed una profonda crisi politica. Da quando si è insediata dopo il colpo di Stato del 5 settembre 2021 con il quale ha destituito il presidente democraticamente eletto Alpha Condé, la giunta militare guidata dal colonnello Mamady Doumbouya non è mai riuscita a ristabilire un dialogo con i partiti politici, anzi ha fatto arrestare numerosi leader dell'opposizione e avviato procedimenti giudiziari contro altri. Inoltre, sul fronte sociale, le fonti di malcontento sono significative: c'è l'elevato costo della vita ma ci sono anche le restrizioni che dal novembre scorso colpiscono Internet, infine le ricorrenti interruzioni di corrente che hanno causato, nelle ultime settimane, diverse manifestazioni di protesta nella capitale Conakry. Non è da escludere che dietro la decisione della giunta di sciogliere il governo ci siano proprio le tensioni sorte tra i membri dell'esecutivo in seguito alle proteste, le ultime delle quali sono avvenute all'inizio di febbraio. Le contestazioni avevano portato la giunta a vietare tutte le manifestazioni e a reprimere ulteriormente l'opposizione, in gran parte ridotta all'impotenza, e buona parte dei media del Paese (è del mese scorso la notizia dell'arresto del giornalista francese Thomas Dietrich, che stava indagando sui casi di corruzione nella compagnia petrolifera nazionale Sonap). Il governo ora disciolto era guidato da Bernard Goumou, nominato primo ministro dal colonnello Doumbouya nel luglio 2022 dopo essere subentrato a Mohamed Beavogui, che aveva dovuto lasciare ufficialmente l'incarico per motivi di salute. Il governo guidato dal premier di transizione Goumou aveva finora subito pochi cambiamenti, fatta eccezione per gli avvicendamenti avvenuti al ministero della Giustizia e a quello della Sanità. La Guinea – così come i vicini Mali, Burkina Faso, Niger e Gabon – è uno dei molti Paesi dell’Africa centrale e occidentale ad essere stati teatri di colpi di Stato negli ultimi anni tre anni. In base al calendario concordato con la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Cedeao) nell'ottobre 2022, la giunta ha dieci mesi a disposizione per organizzare le elezioni e trasferire il potere ai civili, prima che scada il periodo di transizione di 24 mesi. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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