Il ministro degli Affari esteri della Tunisia, Nabil Ammar, ha ricevuto ieri Mustapha Gdara, l’incaricato d'Affari presso l'ambasciata della Libia a Tunisi. Lo ha riferito il ministero degli Esteri tunisino in un comunicato stampa, nel quale si legge che durante l’incontro Ammar ha sottolineato la necessità di continuare a lavorare per preservare il dinamismo della cooperazione libico-tunisina e per innalzarne il livello, al fine di incarnare "le aspirazioni dei due popoli fratelli, nel quadro della solidarietà che caratterizza le relazioni tra i due Paesi. Ammar ha quindi ribadito che è importante prepararsi adeguatamente ai prossimi eventi bilaterali e attivare gli accordi siglati, nell’interesse di entrambi Paesi". Il capo della diplomazia tunisina ha inoltre rinnovato il sostegno della Tunisia alla Libia e al suo impegno per portare a compimento il processo politico. Intanto, quattro donne tunisine e i loro figli, detenuti nelle carceri libiche dal 2016 perché imparentati con i combattenti dello Stato islamico, attendono il loro rimpatrio in Tunisia, dopo la loro assoluzione da parte della magistratura tunisina. Lo ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale “Tap”. Secondo il capo dell’Osservatorio tunisino per i diritti umani, Mostafa Abdelkabir, le operazioni relative al rimpatrio delle quattro donne da parte della magistratura libica, sono frutto della coordinazione tra le autorità dei due Paesi, tra i quali la cooperazione non è sempre stata facile, malgrado il progetto di unificazione elaborato negli anni ’70 del secolo scorso dai due ex capi di Stato, Muammar Gheddafi e Habib Bourghiba. Negli ultimi giorni, infatti, il presidente tunisino, Kais Saied, e il ministro del Petrolio e del Governo di unità nazionale della Libia (Gun), Mohamed Aoun, erano stati protagonisti di schermaglia in merito all’appartenenza del giacimento di idrocarburi di Bouri, scoperto nel 1976 e situato nel Mar Mediterraneo, 120 chilometri a nord della costa libica. Saied ne aveva contestato la proprietà libica, lamentando che la Tunisia aveva ottenuto solo "briciole" dal giacimento ed esprimendo l’intenzione di "dividere il campo con la Libia”. Saied aveva quindi accusato la Corte internazionale di giustizia di non aver riconosciuto al suo Paese quanto le spettava. Immediata era stata la risposta di Aoun, secondo il quale la disputa era da considerarsi già risolta da una sentenza della Corte internazionale di giustizia del 1982, a favore della Libia. Circa una settimana dopo, anche il Consiglio supremo degli sceicchi e dei notabili della Libia, che fa riferimento alla Camera dei rappresentanti di Tobruk, aveva respinto le dichiarazioni di Saied, esortando Tunisi a rispettare la sentenza della Corte internazionale di giustizia. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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