La Germania avvierà il ritiro delle proprie truppe dal Mali dal primo giugno prossimo, per completarlo a maggio del 2024. È quanto riferisce il settimanale “Der Spiegel”, ricordando che il contingente tedesco è inquadrato nella Missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Mali (Minusma), in corso dal 2013. I reparti dispiegati dalla Germania hanno un limite massimo di 1.400 effettivi. Presso la base di Camp Castor sono attualmente di stanza 1.270 militari. Da ultimo, la partecipazione delle Forze armate tedesche (Bundeswehr) a Minusma è stata prorogata dal governo federale fino al 31 maggio del prossimo anno, introducendo la possibilità di un ritiro nel caso in cui la sicurezza delle truppe non sia più garantita. A novembre del 2022, l'allora ministra della Difesa tedesca, Christine Lambrecht, annunciò che il ritiro della Bundeswehr dal Mali sarebbe iniziato “dall'estate del 2023”. A gennaio scorso, il successore di Lambrecht alla guida della Difesa, Boris Pistorius dichiarò che rimanere nel Paese del Sahel “fino al maggio del 2024 non ha assolutamente alcun senso nelle condizioni attuali”.Da giugno, la Bundeswehr dovrebbe quindi iniziare a smantellare Camp Castor, trasferendo il materiale prima via terra in Niger e da qui in aereo in Germania. Le dimensioni della base in Mali non permettono, infatti, l'atterraggio degli aerei da trasporto. In particolare, i droni da ricognizione Heron dovrebbero rientrare Germania “al più tardi entro settembre”. Da ottobre scorso, i velivoli a pilotaggio remoto sono fermi sulle piste di Gao perché la giunta militare al potere a Bamako non ha concesso alla Bundeswehr i permessi di volo. Come nota “Der Spiegel”, si tratta di “uno dei numerosi esempi della mancanza di collaborazione” delle autorità del Mali che stanno spingendo il governo tedesco a ritirare le truppe dal Paese. La decisione è frutto di un compromesso raggiunto a dicembre del 2022 tra il cancelliere Olaf Scholz, Lambrecht e la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock (Verdi). Allora, venne concordato che la Bundeswehr avrebbe lasciato il Mali al più tardi entro il maggio del prossimo anno. In origine, il dicastero di Baerbock sosteneva la permanenza del contingente tedesco in Minusma, sottolineando la responsabilità internazionale della Germania. La Difesa era, invece, contraria e motivava il ritiro sia con le “continue vessazioni” a cui la giunta militare del Mali sottopone le truppe sia con i crescenti rischi per la loro sicurezza. Il mandato della Bundeswehr verrà dunque prorogato di un anno, ma verrà strutturato su un rientro ordinato del contingente in Germania. Dal 2013, le forze tedesche in Mali partecipavano anche alla missione di addestramento dell'Ue per il Paese (Eutm Mali), sospesa nel 2022 a causa dei contrasti con le autorità di Bamako. Nel contrasto a terroristi jihadisti e insorti, la giunta militare fa sempre più affidamento sui mercenari del gruppo russo Wagner e sulle forniture di armi e materiali che riceve da Mosca. In questo modo, come sottolinea “Der Spiegel”, il Mali “si squalifica come partner dell'Occidente”. Ora, secondo fonti di intelligence, i militari di Bamako stanno impiegando con il personale russo droni da combattimento in operazioni congiunte. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui agli Heron della Bundeswehr è stato negato il permesso di volo. L'obiettivo sarebbe impedire ai militari tedeschi di acquisire informazioni sull'impiego dei velivoli a pilotaggio remoto russo-maliani. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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