C’è attesa oggi in Libia per il briefing al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del rappresentante speciale del segretario generale e capo della Missione di supporto delle Nazioni Unite nel Paese nordafricano (Unsmil), Abdoulaye Bathily. Il discorso del politico e diplomatico senegalese è previsto per le ore 16:00 italiane. E' probabile che l'inviato Onu condanni i responsabili della continua procrastinazione della crisi politica libica e lanci un appello alla comunità internazionale affinché eserciti pressioni sui decisori politici libici per sbloccare l'impasse e consentire al popolo libico di andare alle elezioni presidenziali e parlamentari entro il 2023. Intanto i membri dell'Alto Consiglio di Stato, il “Senato” della Libia, sono ancora divisi sul tredicesimo emendamento costituzionale, già approvato dalla Camera dei rappresentanti dell’est del Paese, necessario per consentire al Paese di andare alle elezioni. Lo ha affermato il quotidiano panarabo edito a Londra "Asharq al Awsat", facendo riferimento al quarto rinvio della sessione del Consiglio dedicata agli emendamenti a causa di “disaccordi” tra i consiglieri su una serie di punti relativi alle condizioni per candidarsi alla presidenza della Repubblica e alla distribuzione dei seggi tra le due camere del futuro Parlamento. Un totale di 68 membri sarebbe favorevole alle modifiche proposte dalla Camera, mentre 54 membri sarebbero contrari. - Secondo Khaled al Mishri, capo dell’Alto consiglio di Stato della Libia, il tredicesimo emendamento non è stato il risultato di un lavoro di breve periodo, ma di lunghe consultazioni con la Camera dei rappresentanti con sede nella città orientale di Tobruk. Secondo le informazioni emerse sinora, l’emendamento in questione è composto da 34 articoli che riguardano, tra le altre cose, i poteri della futura Assemblea della nazione, l'elezione del presidente, le funzioni delle autorità e i meccanismi per stabilire leggi elettorali e referendarie. A detta di Al Mishri, il tredicesimo emendamento non annulla quelli precedenti e si riferisce solo al terzo capitolo della bozza di Costituzione, riguardante perlopiù il sistema di governo. A tal proposito, Al Mishri ha riferito che il sistema proposto è un misto tra i sistemi presidenziale e parlamentare. L’emendamento stabilisce che il presidente della Repubblica potrà nominare e destituire il capo del governo, mentre la Camera dei rappresentanti non potrà concedere la fiducia al governo se questa viene respinta dalla maggioranza dei deputati. Il presidente potrà poi proporre lo scioglimento della Camera dei rappresentanti o del Senato con referendum pubblico per diversi motivi, sentita la Corte di Cassazione. - Ad ogni modo, secondo quanto specificato da Al Mishri, le elezioni del presidente non saranno semplicemente il frutto di questo emendamento, bensì anche “della realtà dei fatti”, della bozza di Costituzione e delle precedenti intese, tra cui le proposte del Comitato di febbraio emesse nel 2014 e gli esiti del Forum di dialogo di Ginevra. Per Al Mishri, poi, le divergenze politiche attuali richiedono un equilibrio tra le autorità legislative, l’Alto Consiglio e il Parlamento di Tobruk, e, laddove il percorso costituzionale intrapreso dovesse essere interrotto, l’unico beneficiario sarebbe il governo di unità nazionale guidato da Abdulhamid Dabaiba. La controversia nel percorso costituzionale per andare alle elezioni in Libia riguarda soprattutto la questione della doppia cittadinanza del futuro presidente: l’Alto Consiglio di Stato di Tripoli è fermamente contrario al doppio passaporto, mentre la Camera dei rappresentanti è favorevole. Un altro nodo riguarda gli incarichi militari: per il “Senato” i potenziali candidati non dovrebbero provenire dalle Forze armate, mentre per il Parlamento dell’est del Paese, regione dominata dal generale libico Khalifa Haftar, la questione non sarebbe un problema. Le elezioni presidenziali e parlamentari in Libia avrebbero dovuto tenersi il 24 dicembre del 2021, nella simbolica data del 70esimo anniversario dell’indipendenza del Paese, ma sono state procrastinate “sine die”. La controversia nel percorso costituzionale per andare alle elezioni in Libia riguarda soprattutto la questione della doppia cittadinanza del futuro presidente: l’Alto Consiglio di Stato di Tripoli è fermamente contrario al doppio passaporto, mentre la Camera dei rappresentanti è favorevole. Un altro nodo riguarda gli incarichi militari: per il “Senato” i potenziali candidati non dovrebbero provenire dalle Forze armate, mentre per il Parlamento dell’est del Paese, regione dominata dal generale libico Khalifa Haftar, la questione non sarebbe un problema. Non ci sarebbe accordo nemmeno sulla divisione dei poteri tra il premier e il presidente, così come sull’imposizione della Shari’a, la legge islamica. Intanto il Paese nordafricano continua a essere spaccato tra due coalizioni politiche e militari rivali: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalla Comunità internazionale e appoggiato dalla Turchia; dall’altra il Governo di stabilità nazionale guidato dal premier designato Fathi Bashagha, di fatto un esecutivo parallelo basato in Cirenaica, inizialmente sostenuto da Egitto e Russia ma ormai sempre più abbandonato a sé stesso. Intanto in Libia il cessate il fuoco raggiunto dal Comitato militare 5+5 (composto da cinque alti ufficiali dell’est e altrettanti dell’ovest) nell'ottobre del 2020 regge, ma i mercenari e i combattenti stranieri portati da Russia e Turchia sono ancora sul terreno. La produzione petrolifera è stabile a 1,2 milioni di barili di petrolio al giorno, mentre le esportazioni di gas verso l'Italia ammontano a 7 milioni di metri cubi al giorno circa. La Libia, infine, rappresenta la principale piattaforma di partenza dei migranti illegali che tentano di raggiungere le coste europee attraverso la pericolosa rotta del Mediterraneo centrale: poco più della metà degli oltre 100 mila migranti sbarcati in Italia via mare nel 2022 è infatti partito dalle coste di Tripolitania e Cirenaica. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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