L'inviato delle Nazioni Unite in Libia, Abdoulaye Bathily, ha incontrato ieri nella base militare di Ar Rajma, poco fuori Bengasi, il generale Khalifa Haftar, comandante dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna). Lo ha riferito lo stesso Bathily in un messaggio sul profilo Twitter, spiegando di aver concordato con l’uomo forte della Cirenaica “sulla necessità che tutte le parti partecipino in modo costruttivo e senza indugio allo sviluppo di un quadro costituzionale per facilitare lo svolgimento del processo elettorale in modo trasparente ed equo”. Bathily ha chiesto al generale libico di continuare a sostenere il Comitato militare congiunto 5+5 (formato da cinque alti ufficiali dell’est e altrettanti dell’ovest) e in particolare il piano d'azione riguardante il ritiro di combattenti, forze straniere e mercenari. Il diplomatico senegalese ha affermato di essere d'accordo con Haftar sulla necessità di unificare le istituzioni statali, comprese quelle militari, e di promuovere una gestione trasparente delle risorse nazionali. Ufficiale del regime di Gheddafi, Haftar fu preso prigioniero durante la guerra contro il Ciad e divenne un oppositore del regime. Rilasciato nel 1990, trascorre quasi 20 anni negli Stati Uniti acquisendo la cittadinanza Usa. Nel 2011, rientra in Libia per sostenere l’insurrezione e nel maggio del 2014 lancia l’operazione Karama (dignità), sferrando un attacco contro le milizie islamiste a Bengasi. Consolidando progressivamente il proprio controllo sulla Cirenaica, nell’aprile 2019 lancia l’attacco contro Tripoli che lo vedrà poi sconfitto, nonostante l’ausilio dei mercenari russi del gruppo Wagner, grazie all’intervento della Turchia. Da allora, continua a svolgere un ruolo nominale di vertice pur avendo delegato buona parte delle attività ai suoi due figli, Saddam e Belqasim. Intanto oggi Bathily è atteso al Cairo, in Egitto, dove dovrebbe incontrare il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry. Ieri, il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, ha annunciato che l'inviato delle Nazioni Unite per la Libia si recherà a Roma la prossima settimana. Il 27 febbraio, inoltre, Bathily aggiornerà il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione nel Paese arabo. Da quasi un anno la Libia è spaccata tra due coalizioni politiche e militari rivali: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalla Comunità internazionale e appoggiato dalla Turchia; dall’altra il governo di Fathi Bashagha, di fatto un esecutivo parallelo basato in Cirenaica, inizialmente sostenuto da Egitto e Russia ma ormai sempre più abbandonato a sé stesso dopo i tre tentativi (tutti falliti) di insediarsi nella capitale manu militari. Il cessate il fuoco raggiunto dal Comitato militare 5+5 nell'ottobre del 2020 regge, ma i mercenari e i combattenti stranieri portati da Russia e Turchia sono ancora sul terreno. La produzione petrolifera è stabile a 1,2 milioni di barili di petrolio al giorno, mentre le esportazioni di gas verso l'Italia sono pari a 7 milioni di metri cubi al giorno circa. La Libia, infine, rappresenta la principale piattaforma di partenza dei migranti illegali che tentano di raggiungere le coste europee attraverso la pericolosa rotta del Mediterraneo centrale: poco più della metà degli oltre 100 mila migranti sbarcati in Italia via mare nel 2022 è infatti partito dalle coste di Tripolitania e Cirenaica. ( Fonte Agenzia Nova)
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