I seguaci della Chiesa ortodossa etiope iniziano oggi tre giorni di proteste contro il presunto sostegno del governo al clero separatista nella regione di Oromia. Almeno tre persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite durante il fine settimana nella città di Shashemene, nella regione di Oromia, dopo che le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro una chiesa, secondo quanto riferito dai media locali. Sono stati segnalati inoltre degli scontri in altre zone dell'Oromia con la chiesa che ha rivendicato arresti di massa dei suoi seguaci in alcune zone della regione. La scorsa settimana il più alto organo della Chiesa ortodossa etiope, il sinodo, ha ordinato ai suoi aderenti di vestirsi di nero in segno di protesta durante l'evento del digiuno di Ninive, che inizierà oggi. Ciò è avvenuto dopo che la chiesa ha accusato il governo di aiutare il clero separatista dalla regione di Oromia, che ha nominato i vescovi all'insaputa del sinodo. Il clero separatista, da parte sua, rivendica di avere un sostegno "schiacciante" in Oromia. Un comunicato diffuso dall'ufficio comunicazioni del governo federale ha messo in guardia contro forze anonime che, a suo dire, avrebbero tentato senza successo di smantellare il Paese e stanno lavorando per peggiorare il problema. I raduni si sono svolti nella città di Dessie, nel nord del Paese, e tra la comunità etiope residente a Washington. Anche diverse celebrità hanno rilasciato dichiarazioni in cui esprimono solidarietà alla chiesa, mentre altre hanno pubblicato foto - sulle piattaforme dei social media - in cui vengono ritratte vestite di nero. La scorsa settimana il Sinodo della Chiesa ortodossa etiope ha minacciato di indire delle manifestazioni a livello nazionale guidate dal patriarca Abuna Mathias per protestare contro alcune dichiarazioni del primo ministro Abiy Ahmed sulle nomine di vescovi non approvati dall'autorità religiosa centrale, nelle quali il premier ha invitato i membri del suo governo a non lasciarsi coinvolgere negli affari di chiesa, sostenendo che entrambe le parti avessero delle ragioni da ascoltare. Nel definire "fuorvianti" alcune dichiarazioni di Abiy, il Sinodo ha affermato che le osservazioni del primo ministro hanno ignorato le sue decisioni, sfidato la sua autorità e riconosciuto un gruppo "illegittimo assetato di potere". Le accuse del Sinodo, come il discorso di Abiy trasmesso in diretta televisiva, arrivano nel quadro della crisi in corso nella Chiesa ortodossa, che la scorsa settimana ha visto i leader religiosi delle due fazioni opposte - il patriarca Abuna e il capo dei vescovi separatisti, Abune Sawiros - scomunicarsi reciprocamente. Il Sinodo accusa il governo di Abiy, di etnia oromo, di sostenere i vescovi scissionisti, che provengono principalmente dalla regione dell'Oromia, oltre che di detenere e molestare le figure di spicco del Sinodo. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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