Il portavoce di alcune tribù libiche vicine al passato regime di Gheddafi ha minacciato la chiusura dei giacimenti petroliferi e delle linee di fornitura di gas verso l'Italia “entro pochi giorni”. L'avviso arriva da Al Senoussi Al Halik, vicepresidente del Consiglio supremo degli sceicchi e dei notabili della Libia, una struttura di epoca gheddafiana, in dichiarazioni riportate dal quotidiano libico "Al Saa 24" e dalla versione in lingua araba dell'agenzia di stampa russa "Sputnik". Halik ha affermato che le "tribù libiche" intraprenderanno “nuovi passi” dopo "l'accordo illegale" firmato dal Governo di unità nazionale (Gun) del premier Abuldhamid Dabaiba con l'Italia: il riferimento è all'accordo su due giacimenti a gas, chiamati rispettivamente “Stuttura A” e “Struttura E”, firmato sabato 28 gennaio a Tripoli da Farhat Bengdara, presidente della National Oil Corporation (Noc), e dall’amministratore delegati di Eni, Claudio Descalzi, alla presenza del premier Dababia e del presidente del Consiglio dell'Italia, Giorgia Meloni. Secondo Al Halik, l’escalation prevedrebbe la chiusura dei giacimenti petroliferi, dei porti e delle linee di approvvigionamento di gas in tutte le zone situate a Sirte e nel sud-est del Paese. Halik ha minacciato anche la chiusura dell’impianto di trattamento di petrolio e gas di Mellitah, situato sulla costa libica occidentale, snodo del gasdotto Greenstream che collega Libia e Italia: un’area ora saldamente sotto il controllo del governo basato a Tripoli. ( Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Commenti