L'Unione generale tunisina del lavoro (Ugtt) rifiuta la legge finanziaria per il 2023. Lo ha dichiarato alla stampa l'economista del sindacato Abderrahman Lahga, spiegando che vi è una grande differenza tra le proposte delle organizzazioni sindacali presentate al governo e ciò che la legge prevede. Secondo l'economista, il sindacato ha chiesto riforme concrete per combattere l'evasione fiscale e la frode, ampliare la base imponibile, non aumentare l'imposta sul valore aggiunto, oltre a non diminuire i sussidi in maniera non ponderata e a rivedere la scala tributaria. Richiesta, poi, anche una revisione generale per contrastare l'indebitamento pubblico esterno. Lahga ha aggiunto che questa legge non ha risposto alle aspettative, e, pertanto, l'Ugtt la respinge nella forma e nel contenuto. Secondo quanto riferito la scorsa settimana dalla ministra delle Finanze della Tunisia, Sihem Boughdiri, la nuova legge di bilancio per il 2023 prevede un deficit di 8,5 miliardi di dinari (2,5 miliardi di euro) pari al 5,2 per cento, in calo rispetto al rapporto deficit-Pil del 7,7 per cento del 2022, e ciò grazie soprattutto a un aumento delle entrate fiscali, tra cui una tassa sulla ricchezza immobiliare. Nel frattempo, il Paese nordafricano è alle prese con una profonda crisi finanziaria che si è tradotta negli ultimi mesi in ricorrenti carenze di alcuni prodotti di base (zucchero, latte, riso), in un contesto di inflazione galoppante al 9,8 per cento, secondo l'ultimo dato ufficiale pubblicato all'inizio di dicembre (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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