Fonte : PAZ e BEM
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Fonte : PAZ e BEM
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Fonte Jornalistas Livres
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L'ex presidente del Ghana John Dramani Mahama ha esortato il governo a frenare la corruzione e a ridurre il numero di incaricati politici per affrontare l'attuale crisi economica, sostenendo che le diverse istituzioni dovrebbero contribuire a ridurre la pressione sulle finanze pubbliche. Parlando al forum "Building the Nation We Want", riferisce il sito di informazione "Citinewsroom", Mahama ha chiesto di revocare l'incarico al ministro delle Finanze Ken Ofori Atta e di effettuare un rimpasto dei responsabili della sezione economica del governo. L'ex presidente ha quindi esortato il governo ad attutire l'impatto della crisi sui cittadini ed in particolare il forte aumento dei prezzi del carburante con i proventi delle entrate petrolifere del Paese. Il Ghana sta affrontando la peggiore crisi economica degli ultimi anni: dall'inizio dell'anno la sua valuta ha perso il 52 per cento del suo valore rispetto al dollaro e l'inflazione annuale è salita al 37 per cento. Il ministro Ofori-Atta sta attualmente negoziando un fondo di salvataggio di 3 miliardi di dollari con l'Fmi. In questo contesto, cresce nelle strade la protesta dei ghanesi: i commercianti di Accra hanno avviato questa settimana diversi giorni di sciopero per protestare contro il peggioramento delle condizioni economiche nel Paese, seguendo l'esempio dei docenti universitari. Sulla crisi il presidente Nana Akufo-Addo terrà un discorso in diretta televisiva domenica. (Fonte Agenzia Nova)
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Nel prossimo G20 deve essere dato uno stimolo alle spese per aumentare la liquidità dei Paesi in via di sviluppo, accelerare l'alleggerimento del debito e consentire investimenti che siano all'altezza degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, durante il suo intervento all'Eu Sustainable Investment Summit di Bruxelles, tramite un videomessaggio. "L'orrore della guerra in Ucraina non deve far passare in secondo piano l'azione per il clima. La riduzione dei combustibili fossili non è la risposta. L'unica strada per la sicurezza energetica, la stabilità dei prezzi e la vivibilità del pianeta consiste nell'accelerare la transizione verso le energie rinnovabili", ha detto. "Dobbiamo spostare i sussidi dai combustibili fossili e triplicare gli investimenti nelle energie rinnovabili, rimuovere le barriere e rendere la tecnologia di stoccaggio dell'energia rinnovabile un bene pubblico globale. Dobbiamo ridurre il costo del capitale per le rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo, dove gli investimenti sono fino a sette volte più costosi", ha aggiunto nel suo intervento. "Al mondo non mancano le risorse finanziarie, ma per molti Paesi in via di sviluppo gli investimenti si sono fermati", ha concluso Guterres. (Fonte Agenzia Nova)
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Il partito liberale della Tunisia Afek Tounes ha ribadito la propria opposizione al percorso basato su una “legge elettorale che mira al monopolio del potere”. Lo ha riferito il partito stesso in un comunicato diffuso sulla propria pagina Facebook a seguito di un incontro dell’ufficio politico. Il partito ha poi lanciato un appello a boicottare le elezioni legislative previste per il 17 dicembre prossimo in quanto queste “aggraveranno ulteriormente la situazione nel Paese”, già caratterizzato da una crisi politica “derivante dal regime autocratico del presidente Kais Saied”. A tal proposito, Afek Tounes ha denunciato "l'apparente fallimento nella gestione degli affari del Paese e l'incapacità del presidente di migliorare le condizioni di vita ed economiche". Il partito ha inoltre invitato le parti interessate a pubblicare la legge finanziaria suppletiva per l'anno 2022 e la legge finanziaria per l'anno 2023 e ad informare l'opinione pubblica sui risultati dei negoziati con il Fondo monetario internazionale e degli obblighi che ne derivano. (Fonte Agenzia Nova)
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L’ambasciata degli Stati Uniti ha ordinato ad alcuni membri del proprio personale diplomatico e ai loro parenti di lasciare la capitale della Nigeria, Abuja, adducendo il rischio di attacchi terroristici. In un avviso pubblicato sul proprio sito web, l’ambasciata Usa ha inoltre consigliato ai cittadini statunitensi di non recarsi in città, senza fornire alcun dettaglio della potenziale minaccia.
Ieri un avvertimento simile era stato emesso per un possibile attacco terroristico nel fine settimana a Johannesburg, in Sudafrica. In una nota pubblicata sul suo sito web, l’ambasciata ha consigliato al suo personale di “evitare folle di persone e altri grandi raduni pubblici nella grande area di Sandton a Johannesburg”. “Il governo degli Stati Uniti ha ricevuto informazioni secondo cui i terroristi potrebbero pianificare di condurre un attacco contro grandi assembramenti di persone in un luogo non specificato nella grande area di Sandton a Johannesburg, in Sudafrica, il 29 ottobre 2022. Non ci sono ulteriori informazioni sui tempi, metodi o obiettivi del potenziale attacco. L’ambasciata degli Stati Uniti ha consigliato al personale di evitare assembramenti di persone e altri grandi raduni pubblici nella grande area di Sandton a Johannesburg durante il fine settimana dal 29 al 30 ottobre 2022”, si legge nell’avviso. La presidenza sudafricana, dal canto suo, ha sminuito l’avviso sostenendo che si tratti della “comunicazione standard del governo degli Stati Uniti ai suoi cittadini” e ha assicurato che le forze dell’ordine stanno monitorando eventuali minacce ai cittadini e alla nazione, precisando che è responsabilità delle forze di sicurezza sudafricane garantire la sicurezza a tutte le persone nel Paese. “In caso di necessità, il governo sudafricano sarà il primo a informare il pubblico di qualsiasi minaccia imminente”, ha affermato la presidenza in una nota. Nel Paese sono in corso i colloqui di pace fra le parti in conflitto nel Tigrè. (Fonte Agenzia Nova)
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Il Parlamento della Colombia ha approvato mercoledì in via definitiva il progetto di legge con cui il governo del presidente Gustavo Petro potrà aprire trattative di pace con le formazioni armate. La legge 418 sulla "pace totale" è passata con 125 voti favorevoli e 13 contrari al termine di un esteso dibattito prolungatosi per due giornate. "Si tratta dell'inizio del cammino verso il rafforzamento della democrazia, della solidarietà, dell'inclusione, ma soprattutto l'inizio per voltare definitivamente pagina al bagno di sangue in cui siamo ancora immersi e all'arretratezza a cui ci ha condannato il conflitto armato, un cammino che dovrà condurci verso la pace totale, dove la vita è dignitosa e possiamo vivere gustosi, in pace e con dignità", ha affermato il ministro dell'Interno, Alfonso Prada. Unico ulteriore passaggio prima della promulgazione sarà quello alla Camera della conciliazione per rendere omogenei i testi approvati in prima e seconda lettura tenendo conto che l'articolo sull'istituzione del servizio civile alternativo a quello militare è passato alla Camera ma non al Senato. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Il governo Bolsonaro è stato quest'anno il principale agente che ha causato conflitti motivati dalla proprietà terriera in Brasile. Il ramo esecutivo federale è stato responsabile di più di un quarto dei casi, seguito da agricoltori, uomini d'affari, accaparratori di terre e taglialegna. I dati sono della prima metà del 2022 e sono in un bilancio parziale della Commissione pastorale per la terra (CPT) pubblicato questa settimana.
Secondo il CPT, il governo agisce come autore di violenze principalmente attraverso collusioni o omissioni. Anche le amministrazioni statali e municipali appaiono come cause di questo tipo di conflitto.
"Il governo è diventato il protagonista di queste violenze. E nel caso del governo Bolsonaro questo è molto chiaro con misure provvisorie e progetti di legge per fare spazio ai capitali nelle campagne", afferma Carlos Lima, coordinatore nazionale del CPT.
"Questo è chiarito incoraggiando attività illegali come l'estrazione mineraria o determinando che nessuna terra indigena sarà demarcata, che la riforma agraria non sarà attuata o anche quando l'accesso alle armi sarà facilitato. Quindi questo governo non è più silenzioso o connivente e si avvicina gran parte del protagonismo della violenza", aggiunge.
Secondo il CPT, nel caso di violenza causata da omissione o connivenza, gli agenti causali sono quasi esclusivamente i governi federale, statale e municipale. In questo tipo di conflitto, il governo federale è stato responsabile del 78,65% degli eventi.
Brasil de Fato ha chiesto la presidenza della Repubblica, ma non ha avuto risposta.
Preoccupano gli omicidi di bambini
Ad ottobre 2022, il CPT ha registrato 33 morti per conflitti nelle campagne. 25 di loro si sono verificati nel primo semestre. Rispetto allo stesso periodo del 2021, quest'anno l'aumento del numero di omicidi è stato del 150%. Il 30,3% dei decessi di quest'anno sono legati a colpi di arma da fuoco, la percentuale più alta dal 2018.
Tra il 2019 e il 2022 nelle campagne sono stati assassinati sette bambini, quattro dei quali indigeni.
"Dobbiamo rafforzare ulteriormente la denuncia in modo che ci sia protezione per le comunità, le donne ei bambini. Uccidere i nostri bambini ucciderebbe praticamente il futuro di queste comunità", afferma il coordinatore del CPT.
Nella prima metà di quest'anno, un terzo delle vittime di tutti i tipi di violenza nei conflitti sulla terra erano indigeni e un quarto di loro erano quilombolas. Nella sequenza compaiono i senza terra, abusivi e coloni.
La violenza rurale è concentrata nell'Amazzonia legale
Nell'Amazzonia Legale, più della metà dei conflitti nelle campagne sono stati registrati nei primi sei mesi del 2022. In questa regione, il primo semestre ha registrato un aumento del 33% dei casi di violenza rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Il Consiglio Missionario Indigeno (CIMI) si rammarica che l'Amazzonia e le popolazioni indigene abbiano subito gli impatti più violenti dei conflitti nelle campagne. Secondo l'ente, uno dei motivi principali è la rottamazione del Funai, che ha praticamente abbandonato le popolazioni autoctone nei momenti più critici della pandemia di coronavirus.
Secondo Cimi, durante la pandemia sono state costruite barriere sanitarie per proteggere i territori dall'ingresso di persone non indigene, che minacciavano di portare il covid-19 nelle comunità.
"Ma, dal momento in cui questa barriera sanitaria non ha più avuto l'appoggio dello Stato, gli indigeni hanno iniziato a proteggere loro stessi il territorio. Senza appoggio, molti leader hanno cominciato a essere minacciati ancora di più, perché si vedevano soli, senza l'appoggio del governo con risorse umane o finanziarie per mantenere queste basi", ha sottolineato Jussara Goés, coordinatrice del Cimi.
Testo di Murilo Pajolla
Fonte : Brasil de Fato-BR
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Anche i Camilliani in Amazzonia si fanno portavoce del grido della Terra che non può più essere ignorato. P. Marcelo Valentim de Oliveira, religioso camilliano e medico, è impegnato nell’assistenza delle comunità amazzoniche, minacciate dalle sfide sanitarie legate alla mancanza di assistenza medica, dal cambiamento climatico e dall’accaparramento delle terre per fini commerciali ed edilizi (vedi Agenzia Fides 13/12/2021). Durante l’emergenza legata alla pandemia Covid-19 nel 2020, il missionario ha operato con il personale sanitario nella regione Boa Vista-Roraima presso l’Hospital de Campanha. “Il giorno del congedo è sempre stato davvero un momento di grande festa - racconta. Il paziente guarito usciva dall’ospedale attraverso un giardino, accompagnato da qualcuno dell’equipe che lo aveva assistito durante il ricovero: percorreva un corridoio formato dai professionisti della salute che lo applaudivano e gridavano il suo nome. Suonava un campanello e veniva accolto dagli abbracci della sua famiglia e degli amici.”
Terminato il servizio a Boa Vista, p. Marcelo si è trasferito a Macapà, Stato dell’Amapà, per continuare a praticare la cura dei pazienti bisognosi. Proprio qui la missione camilliana ha avviato una struttura ospedaliera che conta 192 posti letto oltre ad un piano di assistenza sanitaria a favore delle oltre 300 comunità sparse nella regione.
Tra i religiosi in Brasile, che negli anni sono cresciuti a livello numerico e geografico essendo presenti in diverse zone del paese, spicca il carisma del camilliano p. José Raul Matte (1934-2021). Laureato in medicina con specializzazione in pediatria, si era trasferito a Macapà nel 1972 dove, per quarant’anni, ha servito come missionario nella regione amazzonica, lavorando in ospedale e visitando le comunità lungo il Rio delle Amazzoni. “Siamo arrivati alla capanna dove abita José. Un uomo che ignora la sua età. Fu battezzato dai suoi appena nato, perché dubitavano che sopravvivesse. È affetto da focomelia agli arti superiori e inferiori. Raggiante di gioia mi dice ‘ho sempre pregato perché un giorno potessi incontrare un sacerdote e per poter fare così la mia prima confessione e comunione’. In ogni comunità siamo ricevuti con suoni di festa; questo facilita molto l’accoglienza da parte della gente e suscita fiducia nella Parola che noi annunciamo”. In queste parole rilasciate da p. Raul si legge tutta l’essenza dello spirito missionario camilliano.
In merito all’emergenza della deforestazione, il fenomeno in tutta l'Amazzonia ha portato via oltre 185 milioni di acri di foreste dal 1978 e il tasso è in costante aumento (vedi Agenzia Fides 6/5/2022). Dati preoccupanti sono stati raccolti e diffusi grazie all’impegno di Cacique Odair "Dadá" Borari. Il popolo Borarí risiede nel territorio indigeno Maró, situato nell'attuale Pará, in Brasile. Le terre del Maró comprendono foreste di vecchia crescita, brulicanti di vita e bellezza, dove le compagnie di disboscamento vedono solo il proprio profitto. Quando i taglialegna illegali hanno iniziato ad aumentare le loro incursioni nel Territorio, il Cacique Dadá è riuscito a catturare fotografie delle loro attività creando prove e spingendo le autorità governative ad agire. Oggi è a capo di un'iniziativa sanitaria al servizio di diversi popoli indigeni, e sta formando la generazione di futuri leader comunitari impegnati anche nella protezione ambientale delle proprie terre
(Fonte Agenzia FIDES)
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La Guinea Equatoriale chiuderà le sue frontiere dal 31 ottobre fino a dopo le elezioni, che si svolgeranno il 20 novembre, al fine di garantire che il voto “si svolga in piena normalità”. Lo si apprende da un tweet del vicepresidente, e ministro della Difesa, Teodoro Obiang Nguema Mangue
La campagna elettorale inizierà il 3 novembre e si concluderà il 18 novembre. “Questa misura di sicurezza ha lo scopo di prevenire l’infiltrazione di gruppi violenti per boicottare le elezioni del 20 novembre”. Non è stato specificato se tutte le frontiere saranno chiuse: la Guinea Equatoriale infatti è principalmente uno stato insulare, con una piccola porzione continentale incastonata tra Camerun e Gabon, le cui frontiere terrestri saranno sicuramente chiuse. Meno certezze si hanno sulle frontiere aeroportuali, principale porta d’ingresso nel Paese. Per quelle marittime invece, un comunicato di Nguema specifica infatti che l’esercito è stato incaricato di “vigilare alle frontiere terrestri e marittime”.
Le frontiere saranno riaperte dopo le elezioni. Secondo Nguema Obiang Mangue la decisione è volta a garantire la sicurezza di tutti i candidati il giorno del voto. Il presidente della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang, si candiderà per il Partito democratico della Guinea Equatoriale per un nuovo mandato, il sesto, alle elezioni presidenziali anticipate del 20 novembre: Obiang governa il paese dal 1979, quando ha estromesso suo zio Francisco Macías con un colpo di stato, ed è il presidente più longevo del mondo. (Fonte Agenzia Nova)
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