Fonte Brasil de Fato-Br
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Fonte Brasil de Fato-Br
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Cinque regioni in Tanzania sono state poste in stato di allerta per l’epidemia di ebola nella vicina Uganda. Il ministro della Sanità Ummy Mwalimu ha dichiarato che le cinque regioni situate vicino all’Uganda hanno varchi di frontiera porosi che potrebbero fornire “scappatoie a persone affette dalla malattia per entrare nel Paese” senza essere notate.
“Finora non è stato segnalato alcun caso di ebola nel Paese”, ha precisato Mwalimu, aggiungendo che il governo ha inviato laboratori mobili in varie località per facilitare l’analisi di campioni di pazienti che sospettano o mostrano sintomi di Ebola. Ha inoltre ordinato alle regioni di preparare urgentemente piani di emergenza, comprese le squadre di emergenza sanitaria e di risposta rapida, in modo da essere pronte per ogni evenienza. Mwalimu ha anche allertato le autorità di tutte le regioni della Tanzania di prepararsi assegnando punti di isolamento e luoghi di sepoltura nel caso in cui si verificasse un’epidemia della malattia.
Il 20 settembre l’Uganda ha annunciato la presenza di un focolaio del raro ceppo Sudan ebola, dopo che un uomo di 24 anni è risultato positivo alla malattia dopo essere stato ricoverato in ospedale.
A seguito di un focolaio di ebola nella città ugandese di Mubende, le autorità sanitarie della città keniana di frontiera di Busia hanno intensificato la sorveglianza nel tentativo di prevenire la diffusione del virus oltre il confine.
Dalla stampa locale si apprende che tutti coloro che passano il confine dalla Repubblica Democratica del Congo, dal Burundi, dal Sud Sudan e dall’Uganda verso il Kenya devono ora sottoporsi a controlli al valico di frontiera. I controlli prevedono il prelievo della temperatura e la compilazione di un modulo di sorveglianza. “Tutti coloro che transitano nella zona devono dichiarare i loro dati personali, come il nome, i recapiti e il luogo da cui hanno iniziato il viaggio, in modo da poter rilevare se provengono da zone vicine alla divisione di Mubende in Uganda”, ha dichiarato la dottoressa Melsa Lutomia, responsabile ad interim dell’igiene sanitaria del governo della contea di Busia. (Fonte AFRICA RIVISTA)
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Le unità della guardia costiera della Tunisia hanno recuperato 25 persone di diverse nazionalità africane, tra cui sei donne, a bordo di una barca in procinto di affondare, partita dalle coste di Susa/Sousse verso l'Italia. Lo ha riferito l'emittente radiofonica "Shems fm", affermando l'operazione di salvataggio è avvenuta dopo la ricezione di una richiesta di aiuto dai migranti a bordo della barca. Secondo il Forum tunisino per i diritti economici e sociali, le autorità tunisine hanno impedito a più 23.500 tunisini di raggiungere le coste italiane, sventando circa 1.800 traversate illegali nei primi otto mesi dell’anno. Secondo i dati del ministero dell’Interno italiano aggiornati alle 8:00 del 29 settembre, quella tunisina è la prima nazionalità dei migranti sbarcati illegalmente in Italia con 14.577 arrivi dall’inizio dell’anno (21 per cento del totale), circa 1.700 in più rispetto ai 12.834 sbarchi di cittadini tunisini dello stesso periodo del 2021. (Fonte Agenzia Nova)
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Raffiche di spari sono stati sentiti oggi nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, nei pressi di diverse caserme dell'esercito. Lo riferisce il portale "Info Wakat", secondo cui una forte esplosione è stata udita inizialmente vicino all'aeroporto internazionale, quindi altri colpi sono stati sparati dal principale campo dell'esercito, e da alcune zone residenziali della città. Secondo fonti di "Jeune Afrique", gli spari provenivano dalle vicinanze di Kosyam, il palazzo presidenziale, e da Camp Baba Sy, quartier generale del presidente della transizione, il tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, che si troverebbe in città e al sicuro. Secondo fonti locali, inoltre, nelle principali strade della capitale è segnalata una forte presenza di truppe. Le trasmissioni dell'emittente nazionale "Rtb" sono state sospese. (Fonte Agenzia Nova)
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La lotta al terrorismo, il rafforzamento della cooperazione economica bilaterale, una maggior collaborazione in ambito formativo: sono questi alcuni dei temi su cui si sono concentrati il presidente della Somalia Hassan Sheikh Mohamud e il primo ministro dell'Etiopia Abiy Ahmed, nel quadro degli incontri tenuti ad Addis Abeba il 28 e 29 settembre scorsi. Lo hanno sottoloineato i due governi in un comunicato congiunto rilanciato dai media locali, nel quale viene sottolineata la decisione dei due Paesi di chiedere al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Unsc) la revoca dell'embargo sulle armi imposto alla Somalia. "I leader - si legge nella nota finale - invitano l'Unsc a prendere in considerazione la richiesta dei governi federali della Somalia di revocare l'embargo sulle armi imposto al Paese da oltre 30 anni per garantire che la Somalia sia sufficientemente attrezzata per affrontare efficacemente la minaccia alla sicurezza rappresentata di Gruppi terroristici shebab dello Stato islamico". Etiopia e Somalia hanno inoltre ribadito la loro "determinazione a collaborare efficacemente" nella lotta contro il loro nemico comune, il terrorismo e l'estremismo e hanno indirizzato le rispettive agenzie di sicurezza a rafforzare i meccanismi di cooperazione esistenti, decidendo a questo proposito di scambiare informazioni utili. Entrambi i leader si sono inoltre complimentati con l'esercito somalo per la recente offensiva condotta contro Al Shabab nelle regioni di Hiraan e Galmudug. (Fonte Agenzia Nova)
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Il sondaggio "Datafolha", l'ultimo e più atteso prima della fine della campagna elettorale, conferma il leader del Partito dei lavoratori (Pt), Inacio Luiz 'Lula' da Silva, come nettamente favorito per la vittoria delle presidenziali del 2 ottobre. L'ex sindacalista gode del 50 per cento dei favori, quota che potrebbe anche portarlo alla conquista della presidenza senza necessità di ricorrere a un eventuale ballottaggio, in agenda tra un mese. Il principale e praticamente unico sfidante, il presidente uscente Jair Bolsonaro, non supera il 36 per cento. Entrambi hanno guadagnato 3 punti percentuali lasciando intatto lo scarto di 14 punti già registrato una settimana fa. Una corsa dalla quale sembra sempre più esclusa la terza opzione, quella dell'ex governatore dello stato di Cearà, Ciro Gomes, che registra un calo elle intenzioni di voto dal 7 al 6 per cento nell'ultima settimana. (Fonte Agenzia Nova)
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Il comandante della polizia di Mogadiscio, generale Farhan Mohamoud Aden, è stato ucciso in un'esplosione vicino alla città di Bal'ad, situata circa 30 chilometri a nord di Mogadiscio. Lo riferiscono su Twitter fonti stampa locali, precisando che il generale, noto come Farhan Qarole, era uno dei comandanti in carica delle operazioni di sicurezza che si svolgono nelle vicinanze di Bassora. ( Fonte Agenzia Nova)
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Il responsabile dell'Associazione dei tunisini bloccati all'estero, Mohamed Iqbal Ben Rajab, ha commentato la decisione di revocare il divieto di viaggio all'ex ministro degli Affari religiosi ed esponente di spicco del movimento islamico Ennahda, Noureddine El Khadmi, nonostante sia sospettato dell’invio di terroristi nei conflitti all’estero. Parlando all'emittente radiofonica "Shems fm", Ben Rajab ha detto che la scelta di revocare il divieto di viaggio a Khadimi sollevi diversi punti interrogativi, soprattutto perché molti tunisini non posso recarsi all’estero a causa della direttiva S17, emessa nel 2013 dal ministero dell’Interno per monitorare i movimenti di individui sospettati di affiliazione a "gruppi jihadisti" e che potrebbero tentare di unirsi a gruppi armati in Libia, Iraq e Siria. La denominazione “S17” deriva dalla parola francese “signalisation” (segnalazione) e dal numero della direttiva. La misura in cui le autorità hanno applicato integralmente le misure S17 non è nota. L'unica informazione fornita dal governo al riguardo è che, a gennaio 2018, il ministero dell'Interno aveva impedito a 29.450 persone di recarsi nelle aree di conflitto sulla base delle misure S17 dal 2013. Ben Rajab ha affermato che Khadimi avrebbe “incitato e incoraggiato” i tunisini a unirsi ai focolai di tensione oltreconfine prima di assumere il portafoglio degli affari religiosi. (Fonte Agenzia Nova)
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Si è conclusa la visita che la delegazione dei Paesi membri della Comunità economica dell'Africa occidentale (Cedeao) ha fatto in Mali per discutere con le autorità militari al potere del caso dei 46 militari ivoriani detenuti nel Paese dallo scorso luglio con l'accusa di aver voluto complottare contro lo Stato. Ne dà notizia "Rfi", che precisa che sebbene non siano noti i contenuti dei colloqui i delegati hanno incontrato il presidente del governo di transizione Assimi Goita, mentre le attività sono state seguite da vicino anche dall'influente leader religioso di Nioro, già intervenuto in precedenza per chiedere la liberazione dei militari. La presidenza maliana ha confermato con una nota su Facebook di aver ricevuto i delegati ieri, al loro arrivo all'aeroporto internazionale Modibo Keita di Bamako. Hanno preso parte alla delegazione il presidente del Ghana Nana Akufo-Addo, l'omologo gambiano Adama Barrow, il ministro degli Affari esteri togolese Robert Dussey e il mediatore della Cedeao per il Mali, l'ex presidente nigeriano Goodluck Jonathan. Il governo maliano aveva posticipato a giovedì l'arrivo della delegazione, previsto due giorni prima, adducendo "vincoli di calendario". Il presidente senegalese Macky Sall - che detiene anche la presidenza ad interim dell'Unione africana - e l'omologo togolese Faure Gnassingbe avrebbero ugualmente dovuto far parte della delegazione. (Fonte Agenzia Nova)
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Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rinnovato l’autorizzazione a perquisire navi in alto mare, al largo delle coste della Libia, se vi sono “fondati motivi” di sospettare che i natanti in questione siano coinvolti nel traffico di migranti e di esseri umani. La risoluzione 2652 (2022) è stata adottata all’unanimità ed ha una validità di 12 mesi. Il Consiglio ha condannato tutti gli atti di traffico di migranti e tratta di esseri umani – attraverso e dal territorio libico e al largo delle coste libiche – che minano ulteriormente il processo di stabilizzazione del Paese nordafricano e mettono in pericolo la vita di centinaia di migliaia di persone. La mossa è stata “accolta favorevolmente dagli Emirati Arabi Uniti”, riferisce il sito web d’informazione libico “Al Wasat”.
Almeno 2.661 migranti e rifugiati sono detenuti arbitrariamente in centri di detenzione ufficiali e con accesso umanitario limitato in Libia, secondo quanto dichiarato nelle scorse settimane dalla vice segretaria generale delle Nazioni Unite per gli affari politici e il peacebuilding (Undppa), la diplomatica statunitense Rosemary DiCarlo, durante una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
“Migranti e rifugiati hanno continuato a subire gravi violazioni dei diritti umani. (…) Le Nazioni Unite continuano a chiedere l’immediato rilascio di tutti coloro che sono detenuti arbitrariamente e un giusto processo per coloro accusati di aver violato le leggi libiche”, ha detto DiCarlo, aggiungendo che due centri di detenzione sono stati danneggiati dagli ultimi scontri tra milizie rivali avvenuti a Tripoli a fine agosto, coinvolgendo in tutto 560 persone. (Fonte Agenzia Nova)
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