Il ministero degli Esteri della Tunisia ha convocato ieri l’incaricato d’affari statunitense Natasha Franceschi per denunciare le dichiarazioni “inaccettabili” dei funzionari Usa contro il referendum costituzionale tenuto il 25 luglio e gli ultimi sviluppi politici nel Paese. Il dicastero ha riferito di aver convocato Franceschi, attualmente il diplomatico più alto in grado presso l’ambasciata statunitense, per le recenti osservazioni del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e dell’ambasciatore Usa designato per la sede vacante di Tunisi, Joey Hood. Nella dichiarazione, il ministro degli Esteri, Othman Jerandi, ha criticato “l’ingerenza inaccettabile negli affari interni nazionali” ed ha espresso “stupore” per le critiche dei funzionari statunitensi, che secondo lui non “rispecchiano affatto la realtà della situazione in Tunisia”.
Poco prima, il capo dello Stato aveva tenuto un incontro al Palazzo di Cartagine, sede dell’amministrazione presidenziale, con il ministro Jerandi spiegando che la sovranità e l’indipendenza della Tunisia vanno poste “al di sopra di ogni considerazione”. “La Tunisia è uno Stato libero, indipendente e sovrano (…). Il diritto internazionale si basa sui principi del diritto dei popoli all’autodeterminazione e al non intervento negli affari interni degli Stati”, ha aggiunto Saied, sottolineando “l’indipendenza delle decisioni nazionali e il rifiuto di ogni forma di ingerenza negli affari nazionali: nessuna voce nel nostro Paese è più forte di quella del popolo”. Il presidente si riferiva alle dichiarazioni, principalmente provenienti da funzionari statunitensi, che criticavano il recente referendum su una nuova Costituzione, approvata lunedì 25 luglio con una schiacciante maggioranza del 95 per cento degli elettori, anche se con un’affluenza di appena il 30,5 per cento. La nuova Costituzione concede al presidente ampi poteri e i rivali di Saied avevano chiesto il boicottaggio del voto.
Giovedì 28 luglio, Blinken ha espresso preoccupazione per il fatto che “la nuova Costituzione potrebbe indebolire la democrazia tunisina ed erodere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. Prendendo atto della bassa affluenza alle urne, il capo della diplomazia Usa ha aggiunto: “Un processo di riforma inclusivo e trasparente è fondamentale per iniziare a ripristinare la fiducia dei milioni di tunisini che o non hanno partecipato al referendum o si sono opposti alla nuova Costituzione”. L’ambasciatore Hood, nel frattempo, ha detto mercoledì 27 luglio alla commissione per gli Affari esteri del Senato che la Tunisia ha recentemente “vissuto un’allarmante erosione delle norme democratiche e delle libertà fondamentali”. “Le azioni del presidente Kais Saied nell’ultimo anno per sospendere la governance democratica e consolidare il potere esecutivo hanno posto seri interrogativi”, ha aggiunto. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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