Fonte Brasil de Fato- BR
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Fonte Brasil de Fato- BR
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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"Inviati dallo Spirito ai confini del mondo" è il tema che accompagnerà la nuova iniziativa vocazionale e missionaria ideata e lanciata dalle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Brasile con la collaborazione delle organizzazioni di seminaristi e religiosi del Paese sudamericano. Si svolgerà dal 5 al 17 gennaio del 2023 nell’arcidiocesi di Manaus, cuore della regione amazzonica, ed è indirizzata a seminaristi, rettori, formatori e giovani missionari. Questa iniziativa s’innesta nel solco degli orientamenti della Chiesa brasiliana, tra i quali spicca la promozione delle missioni giovanili, nell'ottica di rinnovare l'esperienza di fede, e dei progetti vocazionali, per stimolare la missione senza frontiere insieme ad una conversione pastorale che richiede un atteggiamento di “partenza” costante. D'altra parte, gli organizzatori insistono sul fatto che “ogni sacerdote deve avere un cuore ed una mentalità missionari, aperti ai bisogni della Chiesa e del mondo”. In Brasile, la scelta di realizzare questa iniziativa nell’Arcidiocesi di Manaus nasce dall'attenzione che la Chiesa ha rivolto alla realtà dell'Amazzonia, con la possibilità ulteriore che altre diocesi vicine accolgano coloro che vogliono vivere questa esperienza. Nella lettera indirizzata al Direttore nazionale delle POM brasiliane, Mons. Leonardo Ulrich Steiner OFM, Arcivescovo di Manaus scrive: “Confermo la disponibilità a svolgere l'iniziativa nella nostra arcidiocesi. Avremo la possibilità di vivere questa esperienza missionaria in comunità che si trovano lungo il fiume, ma anche in periferia”. Prevista ad oggi una partecipazione di circa 500 persone; per l’occasione verrà creato un gruppo di coordinamento composto dai rappresentanti delle istituzioni che hanno aderito. (Fonte Agenzia FIDES)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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L’attuale presidente della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), Umaro Sissoco Embalo, presidente della Guinea Bissau, ha annunciato ieri la creazione di una forza congiunta anti-golpe dell’Ecowas. Embalo ha annunciato l’iniziativa nel corso della conferenza stampa congiunta con il suo omologo francese, Emmanuel Macron, in visita ufficiale in Guinea Bissau.
“C’è già sul tavolo dell’Ecowas un progetto per creare una forza anti-golpe” ha detto Embalo, specificando che “questa entità permetterà a tutti di capire che siamo nel ventunesimo secolo e che è inammissibile e inaccettabile compiere colpi di stato”.
Accogliendo favorevolmente l’iniziativa, Macron ha detto che “si tratta di uno strumento estremamente efficace per combattere la destabilizzazione nella regione, dove gruppi militari hanno talvolta sfruttato l’indebolimento dello Stato per prendere il potere. Questo è ciò che ci si aspetta dall’Ecowas”.
Embaló ha anche annunciato una missione a Bamako, che sarà guidata dal suo ministro degli Affari esteri, volta ad incontrare la giunta militare. L’obiettivo, ha detto, è discutere con “i nostri fratelli maliani e io penso che raggiungeremo un accordo perché è molto importante che si concluda con la transizione in Mali, Burkina e Guinea Conakry”.
(Fonte AFRICA RIVISTA)
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In occasione della Festa del Trono, che segna oggi il 23esmo anniversario della salita al potere del re Mohammed VI, il sovrano ha concesso la grazia a 1.769 persone, alcune delle quali in carcere e altre in libertà, condannate dai vari tribunali del Regno nordafricano. Lo ha riferito il ministero della Giustizia in un comunicato stampa. Il provvedimento include anche alcune categorie di soggetti più vulnerabili, persone con malattie incurabili, gli anziani e le donne in gravidanza. In particolare, si segnala inoltre la commutazione della pena di morte in ergastolo a favore di due detenuti e la commutazione dell'ergastolo in pena detentiva a favore di otto detenuti. (Fonte Agenzia Nova)
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Si tengono domani in Senegal le elezioni legislative, ultimo vero banco di prova prima delle elezioni presidenziali in programma nel febbraio 2024. Sono in totale otto le liste in competizione che si contenderanno i 165 seggi parlamentari, tuttavia la sfida principale sarà fra la coalizione di maggioranza Bennoo Bokk Yaakaar e quella di opposizione Yewi Askan Wi (Liberate il popolo), che racchiude le diverse sigle riunite sotto la leadership di Ousmane Sonko, arrivato terzo alle elezioni presidenziali del 2019. Quest'ultimo è alleato della coalizione Wallu Senegal (Salva il Senegal), guidata dall'ex presidente Abdoulaye Wade. Il voto di domani rappresenta l'occasione per l'opposizione di mettere ulteriore pressione al presidente Macky Sall dopo aver conquistato le città di Dakar, Ziguinchor e Thies alle elezioni municipali del gennaio scorso, costringendolo a non ricandidarsi nel 2024 e scongiurando così qualsiasi ipotesi di terzo mandato. Le elezioni legislative, che si svolgono in un'unica tornata, mirano a rinnovare per cinque anni i 165 seggi del Parlamento unicamerale, attualmente in gran parte controllato dalla maggioranza presidenziale. In caso di vittoria, Macky Sall ha anche promesso di nominare un nuovo primo ministro, carica che aveva abolito e poi ripristinato nel dicembre 2021. (Fonte Agenzia Nova)
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La comunità internazionale non accetterà alcuna annessione di territori ucraini da parte di Mosca, e continuerà ad imporre sanzioni e costi significativi alla Russia se tali minacce dovessero concretizzarsi. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che ha sentito oggi al telefono il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina. “Gli Stati Uniti continueranno a coordinarsi con i partner internazionali per garantire al governo di Kiev il necessario sostegno per potersi difendere da questa aggressione, mantenendo elevate le pressioni sulla Russia finché non deciderà di porre fine a questa aggressione: ovviamente, siamo disponibili e pronti a lavorare con tutte le parti in causa per arrivare ad una soluzione diplomatica”, ha detto sottolineando che la comunità internazionale “si aspetta che la Russia rispetti gli impegni presi nel quadro dell’accordo raggiunto con Ucraina, Turchia e Nazioni Unite sulla ripresa delle esportazioni di grano”.
Nel corso della conversazione, il capo della diplomazia russo ha definito “inaccettabile” il fatto di utilizzare la questione della crisi alimentare a scopi politici. Dopo aver informato la parte statunitense dell’accordo firmato sul trasporto del grano firmato ad Istanbul il 22 luglio, Lavrov ha “sottolineato che la situazione è stata complicata dalle sanzioni statunitensi e che le promesse degli Stati Uniti di fornire esenzioni appropriate per le forniture alimentari russe non sono state ancora messe in pratica”. Il ministro, riporta una nota del ministero citata dall’agenzia “Sputnik”, ha evidenziato che “l’uso da parte dell’Occidente di questo problema a propri scopi geopolitici è inaccettabile”.
Riguardo un possibile scambio di prigionieri, Blinken ha “ribadito” al ministro degli Esteri russo la necessità di “accettare la proposta avanzata dagli Stati Uniti per organizzare il rilascio dei cittadini Usa Brittney Griner e Paul Whelan”, attualmente detenuti in Russia. Da parte sua Lavrov ha evidenziato la necessità per Mosca e Washington di tornare “a un dialogo professionale, seguendo le regole della ‘diplomazia silenziosa’, senza speculazioni alimentate sui media”. Inoltre, secondo una nota del ministero degli Esteri russo, citata dall’agenzia “Sputnik”, le parti “hanno conversato sui problemi delle relazioni bilaterali, che hanno urgente bisogno di essere normalizzate”. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Il ministro della Giustizia dello Stato somalo del Sudovest, Hassan Ibrahim Lugbur, è stato ucciso oggi in un attentato a Baidoa. Lo riferiscono i media locali, precisando che nell’attacco è rimasto ucciso anche il figlio del ministro e che almeno altre sei persone sono state ferite. Secondo “Mustaqbql Media”, inoltre, altri membri della congregazione della moschea Mushabir sono morti nell’esplosione. A provocare l’esplosione è stato un ordigno posizionato all’esterno della moschea durante la preghiera del venerdì. Al momento nessun gruppo ha rivendicato l’attentato, benché negli ultimi mesi al Shabaab abbia intensificato azioni di questo tipo. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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La Russia sta saccheggiando sistematicamente le risorse di oro del Sudan per finanziare la sua campagna militare in Ucraina e limitare l’impatto delle sanzioni occidentali, offrendo in cambio un forte sostegno politico e militare alla leadership sudanese nel reprimere le frequenti proteste pro-democrazia in atto nel Paese. È questo lo schema messo in luce da un reportage pubblicato oggi dalla “Cnn”, che si basa su una serie di interviste con funzionari sudanesi e statunitensi di alto livello e numerosi documenti che dipingono un quadro di collusione sistematica tra Mosca e Khartum, iniziato con il colpo di Stato dell’ottobre 2021 che ha rovesciato il governo civile di transizione e che, secondo le stesse fonti, è stato sostenuto attivamente dal Cremlino.
“Sappiamo da tempo che la Russia sta sfruttando le risorse naturali del Sudan”, ha detto un ex funzionario statunitense a conoscenza della questione. “Al fine di mantenere l’accesso a quelle risorse, la Russia ha incoraggiato il colpo di Stato militare. Mentre il resto del mondo si avvicina alla Russia, (Mosca) ha molto da guadagnare da questo rapporto con i generali del Sudan e dall’aiutare i generali a rimanere al potere”, ha aggiunto l’ex funzionario, precisando che tale aiuto va dalla formazione e dal supporto dell’intelligence al beneficio congiunto delle risorse di oro sottratte al Sudan.
Al centro di questo schema, affermano le fonti alla “Cnn”, c’è Jevgenj Prigozhin, l’oligarca russo alleato chiave del presidente Vladimir Putin, il quale controlla una rete oscura di società che include la compagnia paramilitare Wagner accusato di presunte torture, uccisioni di massa e saccheggi in diversi Paesi dilaniati dalla guerra, tra cui la Siria e la Repubblica Centrafricana (Rca). In Sudan, sostengono le fonti, il veicolo principale di Prigozhin è una società autorizzata dagli Stati Uniti chiamata Meroe Gold – una sussidiaria di M-invest di proprietà di Prigozhin – che estrae oro fornendo armi e addestramento all’esercito e ai paramilitari del Paese, secondo le fatture visualizzate dalla “Cnn”. “Attraverso Meroe Gold, o altre società associate ai dipendenti di Prigozhin, quest’ultimo ha sviluppato una strategia per depredare le risorse economiche dei Paesi africani in cui interviene, come contropartita del suo sostegno ai governi al potere”, ha affermato Denis Korotkov, investigatore del Dossier Center con sede a Londra, che tiene traccia delle attività criminali di varie persone associate al Cremlino. Il centro fu fondato da Mikhail Khodorkovskj, un tempo l’uomo più ricco della Russia, che ora vive in esilio a Londra. La “Cnn”, in collaborazione con il Dossier Center, è in grado di affermare inoltre che almeno un agente Wagner di alto livello, Alexander Sergejevich Kuznetsov, ha supervisionato le operazioni nei principali siti di estrazione, lavorazione e transito dell’oro del Sudan negli ultimi anni.
Kuznetsov – noto anche con i soprannomi “Ratibor” e “Radimir” – ha combattuto nella vicina Libia e ha comandato la prima compagnia di attacco e ricognizione di Wagner nel 2014. Ha ricevuto quattro volte il premio dell’Ordine del coraggio russo ed è stato ritratto insieme a Putin e Dmitri Utkin, il fondatore di Wagner, nel 2017. L’Unione europea ha sanzionato Kuznetsov nel 2021. Il crescente legame tra i governanti militari del Sudan e Mosca ha generato un’intricata rete di contrabbando di oro. Secondo fonti ufficiali sudanesi e dati di volo esaminati dalla “Cnn” in collaborazione con l’account Twitter del tracker di volo Gerjon, lo scorso anno almeno 16 dei voli intercettati da funzionari sudanesi erano operati da un aereo militare proveniente da e verso la città portuale siriana di Latakia, dove la Russia dispone di una grande base aerea.
Le spedizioni di oro seguono anche una rotta via terra verso la Repubblica Centrafricana, dove Wagner sostiene da anni il governo del presidente Faustin-Archange Touadera. La “Cnn” ha contattato il ministero degli Esteri russo, il ministero della Difesa russo e l’organizzazione madre del gruppo di società gestito da Prigozhin per un commento ma non ha ricevuto alcuna risposta. “Stiamo monitorando da vicino questo problema, comprese le attività segnalate di Meroe Gold, il gruppo Wagner sostenuto dal Cremlino e altri attori sanzionati in Sudan, nella regione e in tutto il mondo”, ha dichiarato un portavoce del dipartimento di Stato Usa rispondendo ai risultati dell’inchiesta della “Cnn”. “Sosteniamo il popolo sudanese nella sua ricerca di un Sudan democratico e prospero che rispetti i diritti umani. Continueremo a chiarire le nostre preoccupazioni ai funzionari militari sudanesi per l’influenza maligna di Wagner, Meroe Gold e altri attori”, ha aggiunto. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Il tribunale distrettuale della Virginia orientale, negli Stati Uniti, ha ritenuto oggi il generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), responsabile di crimini di guerra e crimini contro l’umanità durante la seconda guerra civile libica. Lo ha confermato lo studio legale McCue Jury & Partners, che ha portato avanti il caso negli Usa, in un comunicato stampa. L’accusa sosteneva che Haftar, in qualità di comandante dell’Lna, fosse responsabile di molteplici crimini di guerra commessi contro i civili da parte dei militari e dei mercenari sotto il suo controllo, in particolare durante l’assedio di Ganfouda, e delle perdite e delle sofferenze inflitte ai querelanti. Il livello dei danni, aggiunge lo studio legale, sarà determinato in un’udienza separata: le vittime chiedono oltre 50 milioni di dollari.
La condanna in contumacia contro il generale Khalifa Haftar per crimini di guerra e crimini contro l’umanità da parte del tribunale distrettuale della Virginia orientale, negli Stati Uniti, “avrà scarso effetto sulla situazione libica”. Lo ha detto ad “Agenzia Nova” Jalel Harchaoui, ricercatore specializzato in Libia. “Già diverse settimane fa, quando Haftar non si è presentato davanti al giudice federale degli Stati Uniti in Virginia, gli osservatori sapevano che il feldmaresciallo sarebbe stato condannato di default nella lunga causa contro di lui. Questo verdetto avrà scarso effetto sulla situazione libica. La famiglia Haftar è già pronta a perdere diversi asset negli Stati Uniti. I diplomatici statunitensi evitano già di apparire pubblicamente con il comandante dei ribelli. La dinamica è quella per cui Haftar riceve un forte sostegno da un certo numero di nazioni; nulla di tutto ciò cambierà a seguito della causa in Virginia. L’effetto netto è prossimo allo zero”, ha detto Harchaoui. Di parere opposto invece Tarek Megerisi, analista libico e policy fellow presso l’European Council on Foreign Relations (Ecfr), secondo cui la condanna – anche se civile e non penale – avrà serie conseguenze per il corso politico del generale. “La classificazione ufficiale di Haftar come criminale di guerra renderà più difficili le sue ambizioni politiche. Sarà interessante vedere gli effetti a catena, se ci sarà una revisione dei suoi beni negli Stati Uniti e in che modo questa sentenza influirà sui suoi figli, che hanno anch’essi delle proprie ambizioni in politica”, ha detto Megerisi a “Nova”.
Il dipartimento di Stato Usa “non entra nel merito di procedimenti legali privati che non vedono un suo coinvolgimento: tuttavia, gli Stati Uniti rimangono fortemente preoccupati in merito alle presunte violazioni dei diritti umani commesse dalle parti coinvolte nel conflitto in Libia”. Lo ha detto un portavoce del dipartimento di Stato, interpellato da “Agenzia Nova” dopo che il tribunale distrettuale della Virginia orientale ha ritenuto il generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), responsabile di crimini di guerra e crimini contro l’umanità durante la seconda guerra civile libica. “Gli Stati Uniti hanno ribadito più volte la necessità di fare sì che i responsabili di abusi e violazioni del diritto internazionale umanitario rispondano delle loro azioni”, ha aggiunto. Il riconoscimento da parte del tribunale distrettuale Usa è stato confermato dallo studio legale McCue Jury and Partners, che ha portato avanti il caso negli Stati Uniti, in un comunicato stampa. L’accusa sosteneva che Haftar, in qualità di comandante dell’Lna, fosse responsabile di molteplici crimini di guerra commessi contro i civili da parte dei militari e dei mercenari sotto il suo controllo, in particolare durante l’assedio di Ganfouda. L’ammontare dei danni, ha precisato lo studio legale, sarà determinato durante un’udienza separata: le vittime hanno chiesto più di 50 milioni di dollari.
Il generale libico, che possiede anche la nazionalità statunitense, ha tentato senza successo di far archiviare le accuse, rivendicando l’immunità come capo di Stato. Alla vigilia della sua deposizione lo scorso anno, il giudice distrettuale degli Stati Uniti Leonie Brinkema aveva congelato momentaneamente il caso nel timore che potesse essere utilizzate per interferire nelle elezioni che si sarebbero dovute tenere lo scorso 24 dicembre in Libia, poi successivamente rimandate a data da destinarsi. “Haftar non è un eroe né un capo di Stato, ma semplicemente un assassino e un criminale di guerra. Oggi è una vittoria per tutte le vittime bel nostro Paese, le cui vite sono state spezzate dai suoi terribili crimini: oggi il futuro della Libia sembra più luminoso. La giustizia non sarà negata o deviata”, ha detto Ali Hamza, uno dei querelanti.
Dopo aver servito nelle Forze armate ai tempi del leader libico Muammar Gheddafi, Haftar aveva disertato negli Stati Uniti durante gli anni ’80 a seguito della sua cattura nella guerra tra Libia e Ciad. Il generale aveva poi trascorso i successivi anni vivendo nel nord della Virginia, dove lui e la sua famiglia continuano ancora oggi possedere delle proprietà. Nel 2011, Haftar ha fatto ritorno in Libia per sostenere gli oppositori del regime durante la guerra civile, scoppiata dopo l’intervento Nato favorito dalla Francia. Negli anni successivi, Haftar ha raggiunto il comando dell’autoproclamato Esercito nazionale libico e liberato a Cirenaica dalla presenza dei gruppi armati islamisti rivali con l’operazione militare Karama (“Dingità”), lanciata nel 2014. Nell’aprile del 2019, egli ha tentato, senza successo, di prendere il potere nel Paese, cercando di conquistare militarmente la capitale Tripoli e di deporre l’allora Governo di accordo nazionale (Gna) riconosciuto dalla comunità internazionale. Il cessate il fuoco del 2020 avrebbe dovuto portare alle elezioni nel dicembre 2021, ma il voto è stato rimandato per le controversie sulla legge elettorale e i candidati. La questione del doppio passaporto è ancora oggi uno dei principali ostacoli all’adozione delle regole per andare al voto. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Il ministero degli Esteri della Tunisia ha convocato ieri l’incaricato d’affari statunitense Natasha Franceschi per denunciare le dichiarazioni “inaccettabili” dei funzionari Usa contro il referendum costituzionale tenuto il 25 luglio e gli ultimi sviluppi politici nel Paese. Il dicastero ha riferito di aver convocato Franceschi, attualmente il diplomatico più alto in grado presso l’ambasciata statunitense, per le recenti osservazioni del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e dell’ambasciatore Usa designato per la sede vacante di Tunisi, Joey Hood. Nella dichiarazione, il ministro degli Esteri, Othman Jerandi, ha criticato “l’ingerenza inaccettabile negli affari interni nazionali” ed ha espresso “stupore” per le critiche dei funzionari statunitensi, che secondo lui non “rispecchiano affatto la realtà della situazione in Tunisia”.
Poco prima, il capo dello Stato aveva tenuto un incontro al Palazzo di Cartagine, sede dell’amministrazione presidenziale, con il ministro Jerandi spiegando che la sovranità e l’indipendenza della Tunisia vanno poste “al di sopra di ogni considerazione”. “La Tunisia è uno Stato libero, indipendente e sovrano (…). Il diritto internazionale si basa sui principi del diritto dei popoli all’autodeterminazione e al non intervento negli affari interni degli Stati”, ha aggiunto Saied, sottolineando “l’indipendenza delle decisioni nazionali e il rifiuto di ogni forma di ingerenza negli affari nazionali: nessuna voce nel nostro Paese è più forte di quella del popolo”. Il presidente si riferiva alle dichiarazioni, principalmente provenienti da funzionari statunitensi, che criticavano il recente referendum su una nuova Costituzione, approvata lunedì 25 luglio con una schiacciante maggioranza del 95 per cento degli elettori, anche se con un’affluenza di appena il 30,5 per cento. La nuova Costituzione concede al presidente ampi poteri e i rivali di Saied avevano chiesto il boicottaggio del voto.
Giovedì 28 luglio, Blinken ha espresso preoccupazione per il fatto che “la nuova Costituzione potrebbe indebolire la democrazia tunisina ed erodere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. Prendendo atto della bassa affluenza alle urne, il capo della diplomazia Usa ha aggiunto: “Un processo di riforma inclusivo e trasparente è fondamentale per iniziare a ripristinare la fiducia dei milioni di tunisini che o non hanno partecipato al referendum o si sono opposti alla nuova Costituzione”. L’ambasciatore Hood, nel frattempo, ha detto mercoledì 27 luglio alla commissione per gli Affari esteri del Senato che la Tunisia ha recentemente “vissuto un’allarmante erosione delle norme democratiche e delle libertà fondamentali”. “Le azioni del presidente Kais Saied nell’ultimo anno per sospendere la governance democratica e consolidare il potere esecutivo hanno posto seri interrogativi”, ha aggiunto. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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