La consigliere speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia, la diplomatica statunitense Stephanie Williams, lascia oggi, domenica 31 luglio, il suo incarico dopo circa otto mesi. Lo ha confermato Farhan Haq, vice portavoce del segretario generale. “Stiamo cercando, il prima possibile, di avere almeno una persona ad interim nominata per svolgere il tipo di compito che stava facendo Stephanie Williams, ma non ho alcun nome da farvi”, ha detto Haq, rivolgendosi a giornalisti. “Come sapete, abbiamo una Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) funzionante. L’ufficiale incaricato di quella missione è lo stesso di prima, ovvero Raisedon Zenenga, che continuerà a essere l’ufficiale in carica finché non potremo nominare qualcun altro”, ha concluso.
In un’intervista concessa venerdì 29 luglio all’emittente televisiva panaraba “Al Arabiya”, Williams ha dichiarato che ci sono due gruppi di libici che beneficiano dello status quo: i gruppi armati e la stessa classe politica. Questa dinamica, ha detto la diplomatica Usa, deve essere fermata e dovrebbe essere il popolo libico a decidere del futuro del Paese tramite elezioni.
Giovedì 28 luglio, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato per prorogare di tre mesi il mandato di Unsmil. La breve proroga è il risultato delle obiezioni della Russia che insistono per la nomina di un nuovo capo di Unsmil, carica vacante dopo le dimissioni di Jan Kubis alla fine dello scorso anno. L’uscita di scena del diplomatico slovacco aveva portato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, a nominare Williams – già numero due dell’inviato Onu Ghassan Salamé e poi numero uno di Unsmil “ad interim” – come suo rappresentante speciale pro tempore. La mancanza di un capo della missione Unsmil ha lasciato un vuoto che, secondo diversi analisti, ha contribuito all’attuale crisi politica e militare libica. Fonti di “Agenzia Nova” riferiscono che il nuovo numero uno dell’Onu in Libia dovrà provenire necessariamente da un Paese africano.
Le Nazioni Unite hanno tentato la carta Stephanie Williams, già inviata pro-tempore nel Paese nordafricano, per aggirare il veto della Russia al Consiglio di sicurezza nel tentativo di salvare il processo elettorale a due settimane dalle elezioni libiche, previste il 24 dicembre e poi comunque rimandate. La “discesa in campo” di Williams non è stata sufficiente ad evitare l’avvitamento della crisi libica. Non solo le elezioni non si sono tenute, ma a febbraio il Parlamento ha votato la fiducia a un nuovo governo parallelo guidato da Fathi Bashagha, ex ministro dell’Interno. Il braccio di ferro tra le due amministrazioni rivali, da una parte il Governo di unità nazionale (Gun) del premier Abdulhamid Dabaiba e dall’altra il Governo di stabilità nazionale (Gsn) di Bashagha, prosegue ancora oggi.
Williams, come detto, ha già servito come inviato ad interim delle Nazioni Unite per la Libia. La diplomatica Usa ha inoltre svolto il ruolo di rappresentante speciale facente funzione e capo della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia dal 2020 al 2021, dopo il ritiro per motivi di salute del diplomatico libanese Ghassan Salamé, e di vice rappresentante speciale (politico) dell’Unsmil dal 2018 al 2020. In un’intervista concessa ad “Agenzia Nova” il 24 giugno 2021, Williams aveva detto che “ciò che rende la crisi libica unica è che si tratta fondamentalmente di un conflitto per l’accesso e il controllo delle risorse. Questo è esattamente il motivo per cui abbiamo messo il percorso economico e finanziario allo stesso livello dei percorsi politico e militare. Questo è il fattore chiave sotto-traccia del conflitto”. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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