Fonte : Rede TVT
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Fonte : Rede TVT
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Il gruppo algerino Sonatrach ha annunciato oggi la scoperta di un significativo potenziale di idrocarburi nel giacimento di Lias Carbonaté “LD2” a livello del perimetro di sfruttamento di Hassi R’Mel. La valutazione preliminare di tale potenziale ha evidenziato un volume che varia tra 100 e 340 miliardi di metri cubi di gas condensato. Si tratta di volumi che costituiscono una delle più grandi stime degli ultimi 20 anni, afferma Sonatrach, aggiungendo che è in corso un programma di lavoro di sviluppo per confermare i volumi stimati e raggiungere una produzione accelerata di circa 10 milioni di metri cubi al giorno a partire da novembre 2022. (Fonte Agenzia Nova)
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Almeno 30 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise durante gli scontri sulla terra tra le comunità vicine nella regione sud-occidentale del Camerun, dove sono attivi i combattenti separatisti. Lo ha confermato ai media il portavoce della Chiesa presbiteriana, facendo vedere foto dei corpi a terra ed aggiungendo che in zona la lotta tra i gruppi Oliti e Messaga Ekol ad Akwaya è stata molto violenta. Gli scontri sono iniziati sabato scorso quando gli aggressori hanno preso d'assalto una cerimonia funebre nel villaggio di Bakinjaw, proseguendo domenica. Secondo l'ufficiale addetto alle comunicazioni del distretto di Akwaya, Okumo Angwa, molte persone sono morte fra le fiamme nelle loro case mentre altre sono state decapitate nell'attacco. Ieri intanto l'organizzazione non governativa Human Rights Watch (Hrw) ha denunciato nuove aggressioni da parte dei combattenti separatisti, ritenendoli responsabili da gennaio dell'uccisione di almeno sette persone, del ferimento di altre sei, di violenze ad una ragazza e di aver commesso altre gravi violazioni dei diritti umani nelle regioni anglofone del Camerun. In un rapporto si sostiene che i separatisti hanno anche dato alle fiamme almeno due scuole, attaccato un'università, rapito fino a 82 persone - tra cui 33 studenti e cinque insegnanti - e minacciato e picchiato 11 studenti. "Gruppi separatisti armati rapiscono, terrorizzano e uccidono civili nelle regioni anglofone senza alcun timore apparente di essere ritenuti responsabili né dai loro stessi leader né dalle forze dell'ordine camerunesi", ha affermato Ilaria Allegrozzi, ricercatore senior per l'Africa centrale presso Hrw. ( Fonte Agenzia Nova)
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Fonte : Cebs do Brasil
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Stasera o nella giornata di domani, Recep Tayyip Erdogan, il presidente della Turchia, potrebbe incontrare l'omologo statunitense, Joe Biden. Lo ha detto Erdogan stesso alla stampa internazionale, sostenendo di aver avuto "un incontro anche stamattina col presidente Usa, insieme agli altri capi di Stato, in cui ci siamo detti che potremmo vederci anche stasera o domani". Il presidente turco si trova al momento a Madrid in occasione del vertice Nato organizzato nella capitale spagnola. (Fonte Agenzia Nova)
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La polizia in Nigeria ha arrestato tre persone sospettate di aver strappato gli occhi ad un adolescente nello Stato settentrionale di Bauchi. Lo ha detto il portavoce della polizia Ahmed Mohammed Wakil, precisando che i sospetti sono stati arrestati a seguito di una caccia all'uomo, mentre altri due sospetti sono stati arrestati con l'accusa di aver cospirato per commettere quella che il portavoce di polizia ha descritto come "un'atrocità". Secondo le prime ricostruzioni il ragazzo vittima della violenza, di appena 16 anni, sarebbe stato attirato in una fattoria con la promessa di un lavoro. I bulbi oculari sarebbero stati usati per rituali di incantesimo. (Fonte Agenzia Nova)
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La Russia ha imposto sanzioni che comprendono il divieto di ingresso sul suo territorio alla moglie e alla figlia del presidente statunitense, Joe Biden, e ad altre 23 persone. Lo ha dichiarato il ministero degli Esteri russo in una nota ufficiale. "In risposta alle sanzioni statunitensi in continua espansione contro personaggi politici e pubblici russi, 25 cittadini statunitensi vengono aggiunti alla "stop-list", si legge nel comunicato. Tra questi vi sono senatori "responsabili della formazione del corso russofobico" di Washington, membri del cosiddetto gruppo McFaul-Yermak, che sta sviluppando "raccomandazioni in merito alle restrizioni anti-russe", così come "i membri della famiglia del presidente Joe Biden", afferma il dicastero. (Fonte Agenzia Nova)
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Il governo federale dell’Etiopia ha nominato i membri che comporranno la squadra negoziale istituita per risolvere la guerra in corso nel nord del Paese. Lo riferisce oggi l’emittente “Fana”, precisando che la squadra sarà guidata dal vicepremier e ministro degli Esteri, Demeke Mekonnen. Ne fanno parte anche altri alti funzionari quali Gedion Timotheos, Temesgen Tiruneh, l’ambasciatore Hassen Abdulkadir, l’ambasciatore Redwan Hussien, il tenente generale Birhanu Bekele e Getachew Jenber. Come riferito da Timothewos, membro del partito al potere, il Potere della Prosperità, la direzione del partito ha stabilito una linea di condotta della squadra. L’istituzione della squadra negoziale era stata annunciata dal primo ministro Abiy Ahmed il quale, rispondendo il 14 giugno in parlamento ad una domanda sulle indiscrezioni di presunti colloqui ufficiosi tra le autorità federali e il Fronte di liberazione popolare del Tigrè (Tplf), aveva assicurato che “i negoziati non vengono condotti senza che il pubblico ne sia a conoscenza”. “Quando è scoppiata la guerra l’abbiamo annunciato al popolo; nulla ci farà nascondere quando inizieranno i negoziati”, ha detto il premier, per il quale “non c’è un solo nemico, ma il nemico del Paese; e non c’è lavoro che si possa fare da soli, ma insieme”. “Vogliamo la pace con tutti. Ogni giorno di pace ci porta benefici”, ha detto ancora Ahmed il quale, pur non facendo esplicito riferimento ai tigrini, ha definito il nuovo organismo come un “comitato di negoziazione”. “Solo perché vogliamo la pace non significa che stiamo conducendo negoziati segreti”, ha concluso. L’interrogazione parlamentare seguiva di qualche giorno le indiscrezioni pubblicate giovedì scorso dal quotidiano francese “Le Monde” che, citando fonti diplomatiche africane e occidentali, ha riferito che colloqui segreti fra autorità federali e tigrine dovrebbero avere luogo ad Arusha, in Tanzania, alla fine di giugno.
Non è questa la prima volta in cui il premier etiope nega lo svolgimento di colloqui. Già a fine febbraio, in un altro intervento in parlamento, Ahmed aveva respinto le voci circa il presunto avvio di colloqui con i combattenti del Tplf per porre fine alla guerra nel nord dell’Etiopia, che prosegue dal novembre 2020. “Sento molto (parlare) di colloqui, ma finora non ce ne sono stati. Tuttavia, il fatto di aver detto che non abbiamo parlato non significa che non si parlerà affatto”, ha dichiarato il premier, che in precedenza aveva più volte ribadito che un’apertura al dialogo con il gruppo potrebbe avvenire solo in caso di una resa tigrina. In precedenza il leader del Tplf, Debretsion Gebremichael, aveva affermato che dei colloqui erano in corso con le autorità etiopi e che c’era speranza di porre fine alla crisi in modo pacifico. A giugno, invece, la portavoce del governo federale Billene Seyoum si era vista costretta a rilasciare alcun dichiarazioni sull’impegno etiope per la risoluzione del conflitto, dopo che sulla stampa regionale era apparsa la notizia di colloqui tenuti ad Abuja da una delegazione etiope guidata dall’ex presidente nigeriano e mediatore dell’Ua per il Corno d’Africa, Olusegun Obasanjo, con i combattenti del Tplf ed alla presenza dello stesso Ahmed. Seyoum ha garantito in quell’occasione che il governo etiope è “pienamente impegnato” negli sforzi guidati dall’Unione africana per porre fine alla guerra civile nel Tigrè ma precisato che “qualsiasi tipo di processo di pace è lungo, non è semplice. È un processo complesso su più livelli”.
A fine gennaio, ancora, il Comitato per gli Affari pubblici americano-etiopi (Aepac) aveva rettificato i contenuti di un’intervista rilasciata dal presidente dell’organismo, Mesfin Tegenu, sulla possibilità per il governo etiope di tenere dei colloqui con i combattenti del Tplf, ribadendo che la posizione di Ahmed non era cambiata, e presumeva che questa opzione potrebbe verificarsi solo se i tigrini accettassero di arrendersi. In un messaggio su Twitter il Comitato per gli Affari pubblici americano-etiopi (Aepac) smentiva così parzialmente la notizia secondo cui il premier Ahmed avrebbe aperto alla possibilità di incontrare i combattenti del Tplf. “Il nostro presidente Mesfin Tegenu è stato intervistato questa settimana su un recente incontro dei leader della diaspora (etiope) con il primo ministro Abiy. Alcune delle sue risposte sono state travisate”, si legge nella nota, in cui il comitato bilaterale precisa “cosa è stato effettivamente detto” durante l’intervista. Secondo Aepac, Tegenu avrebbe dichiarato che “qualsiasi colloquio o trattativa dovrebbe riguardare solo la resa del Tplf”, e che da questo punto di vista “il governo (etiope) ha fatto grandi passi in avanti verso la pace, ora spetta al Tplf porre fine alla sua aggressione”. Il presidente Aepac avrebbe infine definito ostinata la posizione dei combattenti tigrini, osservano che “mentre il Tplf rifiuta (la resa) e inizia nuove offensive, gli aiuti (umanitari) non arriveranno mai a coloro che hanno un disperato bisogno di supporto”. Lo scorso anno il governo etiope ha designato il Tplf come gruppo terroristico. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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L’attacco missilistico russo al centro commerciale di Kremenchuk è uno degli atti terroristici più efferati della storia d’Europa. Lo ha dichiarato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel consueto videomessaggio pubblicato nella notte sui suoi profili. “Questo è un attacco russo calcolato, in un centro commerciale con donne, bambini, civili comuni. Prima che fosse annunciata l’allerta aerea, c’erano circa un migliaio di persone lì. Fortunatamente, per quanto ne sappiamo finora, molta gente è riuscita a uscire. Ma c’erano ancora persone dentro: lavoratori, alcuni visitatori”, ha affermato Zelensky. Secondo il capo di Stato, al momento non è possibile determinare il numero esatto delle vittime, poiché le operazioni di soccorso sono in corso. “Dobbiamo essere consapevoli che le perdite possono essere significative”, ha avvertito Zelensky. Il presidente ha poi espresso le condoglianze ai familiari e ai conoscenti delle vittime nel centro commerciale e ha anche invitato i concittadini a recarsi nei rifugi quando sentono il suono delle sirene aeree.
Intanto, il bilancio delle vittime dell’attacco missilistico russo al centro commerciale Amstor di Kremenchuk, nella regione di Poltava, è salito a 18 vittime, stando a quanto affermato questa mattina dal governatore regionale di Poltava, Dymtro Lunin, sul proprio canale Telegram. Il precedente bollettino stimava 15 morti e 59 feriti, molti dei quali ricoverati in ospedale. “Sincere condoglianze a parenti e amici. I soccorritori continuano a lavorare”, ha aggiunto Lunin. Ieri due missili russi sono stati lanciati su Kremenchuk, uno dei quali ha colpito il centro commerciale e di intrattenimento Amstor.
In un comunicato, i capi di Stato e di governo degli Stati parte del G7 hanno condannato “solennemente l’abominevole attacco” missilistico russo contro il centro commerciale di Kremenchuk. I leader del gruppo, riuniti al vertice di Elmau in Baviera, aggiungono di unirsi all’ex repubblica sovietica nel “lutto per le vittime innocenti di questo attacco brutale”, definito “un crimine di guerra” in quanto ha colpito dei civili in maniera indiscriminata. Il presidente russo, Vladimir Putin, e i gli autori del bombardamento saranno ritenuti “responsabili”. I capi di Stato e di governo ricordano poi di aver sottolineato il loro “incrollabile sostegno” all’Ucraina di fronte all’aggressione russa, “una guerra ingiustificabile” decisa da Mosca e che “infuria da 124 giorni”. Il G7 continuerà a fornire all’Ucraina sostegno finanziario, umanitario e militare “per tutto il tempo che sarà necessario”. I capi di Stato e di governo del G7 concludono: “Non ci fermeremo finché la Russia non avrà posto fine alla sua crudele e insensata guerra contro l’Ucraina”. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Il vicepremier del governo designato della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Ali al Qatrani, ha invocato la necessità di riaprire il caso dei cinque giovani libici condannati in Italia per la strage di migranti del 2015, impegnandosi a dare seguito a questo dossier “personalmente”. Lo ha riferito l’ufficio stampa del cosiddetto Governo di stabilità nazionale (Gsn), non riconosciuto dalla Comunità internazionale e con sede provvisoria a Sirte, sulla sua pagina Facebook ufficiale. Qatrani ha incontrato ieri a Bengasi le famiglie dei detenuti libici in Libia, alla presenza del presidente della commissione Affari esteri del parlamento di Tobruk, Youssef al Aqouri, del ministro dei Lavori pubblici del Gsn, Nasr Sharh al Bal, dell’esperta di affari libici e analista senior dell’International Crisis Groups, Claudia Gazzini, e degli avvocati della difesa dei giovani libici incarcerati in Italia.
L’incontro di Bengasi ha esaminato il dossier dei giovani libici “incarcerati in Italia dal 2015 e condannati a 30 anni di carcere dalla magistratura italiana”, rilevando che “l’ambasciata libica in Italia è consapevole del caso, ma non ha fatto alcun passo avanti”. Ambasciata che, è bene ricordarlo, è senza ambasciatore dopo la sospensione del capo missione Omar Tarhuni in attesa del completamento delle indagini per presunta corruzione. La nota del governo sottolinea “la necessità di attivare l’accordo di amicizia italo-libico firmato tra i due Paesi nel 2008 e di trarne vantaggio, soprattutto per quanto riguarda la clausola di scambio dei prigionieri”. Da parte sua, il presidente della commissione Affari esteri della Camera ha sottolineato la necessità di dialogare con i vertici del Parlamento in Italia per riesaminare il caso e raggiungere una soluzione che porta alla liberazione dei “giovani imprigionati”.
Il riferimento è ai cinque libici – tra i cui quattro calciatori Alaa Faraj al-Maghribi, del club Ahly Bengazi, Abdel-Rahman Abdel-Monsef e Tariq Jumaa al-Amami, del club Tahadi di Bengasi, e il giocatore Mohamed Essid di Tripoli – condannati in Italia per omicidio plurimo e traffico di esseri umani. La storia dei risale al 2015 quando i libici, allora poco più che ragazzi, pensavano di entrare a far parte di uno dei club europei, in particolare in Germania, ma non riuscirono a ottenere il visto di viaggio, quindi pensarono, secondo la versione delle loro famiglie, di ricorrere all’immigrazione clandestina, salpando con altri migranti dalla città di Zuwara (120 chilometri a ovest della capitale) verso Italia. Ma qualcosa è andato storto e nel barcone partito il 14 agosto 2015 dalle coste libiche muoiono per asfissia 49 persone rinchiuse nella stiva. I 313 migranti e 49 cadaveri vengono fatti sbarcare a Catania e i libici finiscono nelle mani della polizia italiana: dopo essere stati sottoposti a processo, i cinque sono stati condannati a 30 anni di reclusione per “immigrazione illegale e tratta di esseri umani”. Accuse che però i giovani negano nella maniera più assoluta. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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