La “violenza estrema” nell’assalto di venerdì scorso, 24 giugno, alla recinzione di Melilla, che ha provocato la morte di almeno 23 migranti, è stata guidata da “miliziani esperti” che si sono infiltrati dall’Algeria. Lo ha affermato l’ambasciata del Marocco a Madrid, citata da “Europe Press”. Fonti dell’ambasciata hanno spiegato che gli “aggressori” sono entrati in Marocco dal confine con l’Algeria “approfittando del deliberato lassismo di questo Paese nel controllare i suoi confini con il Marocco”. I migranti “armati con bastoni, machete, pietre e coltelli” hanno attaccato le forze di sicurezza marocchine, provocando il ferimento di 140 agenti e uno si trova ancora in ospedale, secondo quanto riferisce “Al Yaoum 24”.
Vale la pena ricordare che l’Algeria ha rotto le relazioni diplomatiche con il Marocco a causa dei presunti “atti ostili” del Marocco, in particolare le dichiarazioni a sostegno al diritto all’autodeterminazione della Cabilia, e le affermazioni su rapporti tra Algeria e Iran fatte dal ministro israeliano, Yair Lapid, durante la sua visita in Marocco. Algeri ha accusato Rabat di essere dietro gli incendi boschivi che hanno causato decine di vittime e devastato il nord del Paese ormai un anno fa. Più recentemente, le autorità algerine hanno accusato Rabat di aver bombardato, con dei droni, alcuni camionisti algerini nel territorio del Sahara occidentale. Accuse sempre respinte della autorità di Rabat.
Intanto circa 70 migranti hanno partecipato ieri a una protesta davanti alla sede dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) nella capitale marocchina, Rabat, per rivendicare i propri diritti. Lo hanno riferito i media nazionali del Paese nordafricano. La protesta giunge quattro giorni dopo la morte di decine di migranti nel tentativo di prendere d’assalto la recinzione della città di Melilla, semi-enclave spagnola in Africa, nella speranza di attraversare i confini verso la Spagna alla ricerca di una vita migliore in Europa. I migranti chiedono che venga loro offerto un lavoro dignitoso, che vengono forniti servizi sanitari, documenti di soggiorno e che venga facilitato il passaggio verso altri Paesi, soprattutto europei.
Da parte sua, la Procura nazionale spagnola ha aperto un’indagine per chiarire i fatti che il 24 giugno scorso hanno portato alla morte di 23 migranti nel tentativo di oltrepassare la frontiera di Melilla (città autonoma spagnola in territorio nordafricano). Come riferisce l’agenzia di stampa “Europa Press”, si è trattato del primo ingresso di massa nella città autonoma dopo la normalizzazione delle relazioni tra Spagna e Marocco nell’aprile 2022, in seguito al cambiamento di posizione del primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, sul Sahara occidentale. Nei giorni scorsi, l’Alta Commissaria delle Nazioni unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, aveva invitato i governi di Spagna e Marocco a condurre un’indagine “efficace” e “indipendente” sull’accaduto, dichiarando di aver ricevuto segnalazioni di “migranti picchiati con manganelli, presi a calci, spinti e attaccati con pietre da funzionari marocchini mentre cercavano di scavalcare la recinzione di filo spinato”. La misura adottata dalla Procura nazionale arriva anche dopo che diverse associazioni di giudici e procuratori hanno chiesto un’indagine su quanto accaduto il 24 giugno, che entrambe hanno descritto come una “violazione dei diritti umani”.
Venerdì scorso circa 2 mila migranti, molti dei quali provenienti dal Sudan, hanno tentato di attraversare la barriera di confine militarizzata e sono stati respinti con la forza dalle autorità marocchine e spagnole. Un primo bilancio indicava cinque morti ma questo è presto aumentato a 23: secondo la portavoce dell’organizzazione non governativa spagnola Caminando Fronteras, Helena Maleno Garzon, almeno 37 persone avrebbero perso la vita in queste circostanze. L’Unione africana ha condannato la repressione violenta dei migranti e ha invitato ad avviare subito un’indagine. In un messaggio postato su Twitter, il presidente della Commissione dell’Ua Moussa Faki Mahamat ha espresso il suo “profondo shock e preoccupazione per il trattamento violento e degradante dei migranti africani che tentano di attraversare un confine internazionale dal Marocco alla Spagna, con la violenza che ne è seguita che ha portato alla morte di almeno 23 persone e al ferimento di molte altre”.
La tragedia avvenuta venerdì a Melilla ha costituito “un attacco all’integrità territoriale” della Spagna. Lo ha affermato il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez. Parlando in una conferenza stampa a Madrid, ha attribuito tali morti alle “mafie che si occupano di tratta di esseri umani”. Intanto alcuni ambasciatori dei Paesi africani in Marocco, tra cui Nigeria, Camerun, Ciad e Gabon, hanno espresso la propria solidarietà alle autorità marocchine dopo gli incidenti avvenuti nei giorni scorsi a seguito dell’assalto da parte di centinaia di migranti subsahariani contro le barriere che delimitano l’exclave spagnola di Melilla. Lo ha riferito il quotidiano “Hespress”, secondo cui la nota è stata diramata al termine di un incontro al ministero degli Esteri di Rabat alla presenza di alcuni funzionari del dicastero e del ministero dell’Interno. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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