Almeno 30 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise durante gli scontri sulla terra tra le comunità vicine nella regione sud-occidentale del Camerun, dove sono attivi i combattenti separatisti. Lo ha confermato ai media il portavoce della Chiesa presbiteriana, facendo vedere foto dei corpi a terra ed aggiungendo che in zona la lotta tra i gruppi Oliti e Messaga Ekol ad Akwaya è stata molto violenta. Gli scontri sono iniziati sabato scorso quando gli aggressori hanno preso d'assalto una cerimonia funebre nel villaggio di Bakinjaw, proseguendo domenica. Secondo l'ufficiale addetto alle comunicazioni del distretto di Akwaya, Okumo Angwa, molte persone sono morte fra le fiamme nelle loro case mentre altre sono state decapitate nell'attacco. Ieri intanto l'organizzazione non governativa Human Rights Watch (Hrw) ha denunciato nuove aggressioni da parte dei combattenti separatisti, ritenendoli responsabili da gennaio dell'uccisione di almeno sette persone, del ferimento di altre sei, di violenze ad una ragazza e di aver commesso altre gravi violazioni dei diritti umani nelle regioni anglofone del Camerun. In un rapporto si sostiene che i separatisti hanno anche dato alle fiamme almeno due scuole, attaccato un'università, rapito fino a 82 persone - tra cui 33 studenti e cinque insegnanti - e minacciato e picchiato 11 studenti. "Gruppi separatisti armati rapiscono, terrorizzano e uccidono civili nelle regioni anglofone senza alcun timore apparente di essere ritenuti responsabili né dai loro stessi leader né dalle forze dell'ordine camerunesi", ha affermato Ilaria Allegrozzi, ricercatore senior per l'Africa centrale presso Hrw. ( Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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