Le forze del Fronte di liberazione del popolo del Tigrè (Tplf) hanno respinto un’offensiva la scorsa settimana dalle Forze di difese dell’Eritrea (Edf) nell’area di Adi Awalla, nel nord del Tigrè, infliggendo loro pesanti perdite. È quanto affermato su Twitter dal portavoce del Tplf, Getachew Reda, secondo cui nella controffensiva tigrina sono stati uccisi o feriti un comandante di brigata, tre comandanti di battaglione e più di 300 soldati eritrei, oltre ad essere requisite molte armi e materiale bellico. “Nell’ambito del loro disperato tentativo di aumentare la tensione e trascinarci in combattimento, (gli eritrei) hanno bombardato Shiraro (città situata nella zona nord-occidentale del Tigrè) il 28 e 29 maggio”, ha quindi riferito il portavoce. “È chiaro che il regime (di Asmara) non si fermerà davanti a nulla per trascinare la regione in un conflitto interminabile e nel sabotaggio in uno sforzo di pace reale o presunto. È necessario che la comunità internazionale eserciti pressioni sul regime affinché inverta la rotta, e ribadiamo la nostra riluttanza a lasciare che il regime prolunghi le sofferenze del nostro popolo!”, ha concluso. Nessuna conferma ufficiale è per ora giunta al riguardo da parte di Eritrea ed Etiopia, alleate nel conflitto scoppiato nel novembre 2020.
Le dichiarazioni di Reda giungono in un momento di sostanziale stallo del conflitto, dopo che nel marzo scorso il governo etiope ha annunciato una tregua umanitaria – accettata dal Tplf ma nei fatti non rispettata dalle parti in conflitto – per consentire l’accesso degli aiuti umanitari nel Tigrè e nelle altre aree di guerra nel nord del Paese, ovvero le regioni di Amhara ed Afar. Nelle scorse settimane fonti diplomatiche citate da organi di stampa internazionali hanno riferito di una possibile imminente offensiva tigrina alla capitale eritrea, Asmara, sebbene la notizia non abbia trovato al momento conferme ufficiali. Allo stesso modo, il governo dell’Eritrea ha apertamente accusato i combattenti del Fronte di liberazione popolare del Tigrè (Tplf) di avere in programma nuovi attacchi nel nord etiope per riconquistare i territori perduti nel conflitto. Tramite il suo portavoce e ministro Yemane Meskel, il ministero dell’Informazione eritreo ha dichiarato che il principale obiettivo dei leader del Tplf è di “rioccupare la nostra terra” e “commettere nuovi saccheggi e atrocità guidati dall’odio sul suolo eritreo”. “Non è un segreto che i leader del Tplf si stessero preparando per nuovi attacchi militari”, ha detto Meskel, che ha inoltre accusato i Paesi occidentali di sostenere i miliziani. “Si stanno affrettando a consegnare grano, medicine, carburante e altri rifornimenti in nome dell’assistenza umanitaria prima che il Tplf inizi la nuova guerra”.
Voci di nuovi attacchi da parte del Tplf e di una volontà dei miliziani di mirare alla presa di Asmara si sono diffuse sulla stampa regionale nelle scorse settimane anche in relazione alle recenti elezioni presidenziali somale, che hanno premiato l’ex capo dello Stato Hassan Sheikh Mohamud, nuovamente eletto alla guida del Paese dopo il primo mandato conquistato nel 2012. Le tensioni fra l’amministrazione tigrina e l’Eritrea si sono ulteriormente deteriorate con l’avvio del conflitto a fine 2020, da quando Asmara si è schierata al fianco dell’ex nemico ed ora alleato etiope contro il Tplf. Nella nota, il ministero dell’Informazione di Asmara ha inoltre affermato che il popolo eritreo combatterà per difendere il Paese da qualsiasi attacco, nonostante i ripetuti appelli fatti al Paese dalla comunità internazionale a ritirare le sue forze dal Tigrè. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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