L'embargo sulle armi disposto dalle Nazioni Unite in Somalia non è riuscito ad arginare la fornitura ad attori non statali, in primis al gruppo jihadista Al Shabaab, che nel 2021 in questi acquisti ha speso 24 milioni di dollari. Lo afferma l'istituto di ricerca somalo Hiraal, che in un rapporto intitolato "L'arsenale di Al Shabaab: dalle tasse al terrore" raccomanda la revisione dell'attuale embargo da parte della comunità internazionale in modo da migliorare la responsabilità e i processi di gestione delle armi. In base ai dati raccolti, l'istituto precisa che l'organizzazione terroristica affiliata ad Al Qaeda spende in armi 2 milioni di dollari al mese, di cui 1,8 milioni vengono utilizzati per esplosivi "interni" e 150 mila dollari per altri tipi di armi e osserva che il gruppo ha entrate per circa 180 milioni di dollari l'anno e una spesa prevista di circa 100 milioni. Secondo gli esperti, le cifre evidenziano che l'embargo, in vigore da trent'anni, non ha funzionato, affermando che il governo federale della Somalia (Fgs) fa attualmente affidamento su "donazioni di supporto letale poiché il processo per l'acquisizione legale di armi leggere e di piccolo calibro è troppo complesso". "Sebbene l'embargo sulle armi sia stato modificato negli ultimi anni, c'è ancora una grande disparità tra le armi che sono accessibili ad Al Shabaab e quelle che sono (ufficialmente) disponibili per le forze di sicurezza dello stato somalo", afferma il rapporto. ( Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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