Il Governo di unità nazionale (Gun) della Libia “continuerà a svolgere le sue funzioni fino al completamento delle elezioni”. Lo ha detto il premier libico Abdulhamid Dabaiba in un’intervista all’emittente televisiva panaraba satellitare “Al Jazeera”. “Quello che sta facendo il presidente della Camera dei Rappresentanti è un disperato tentativo di ristabilire la divisione”, ha detto il capo del governo di Tripoli, in risposta al tentativo di “spallata” contro il suo esecutivo in corso in Cirenaica. Il Parlamento di Tobruk ha infatti fissato all’8 febbraio prossimo la sessione per votare un primo ministro incaricato di formare un ipotetico nuovo governo che dovrebbe poi ottenere la fiducia del Parlamento e accompagnare il Paese alle elezioni. Dura la replica del portavoce del parlamento, Abdullah Blihaq, secondo cui in base alla fiducia che la Camera dei rappresentanti ha votato al Gun nel marzo 2021, l’esecutivo dovrebbe aver già terminato il suo mandato il 24 dicembre scorso e il primo ministro Dabaiba non ha il diritto di accettare o rifiutare quanto stabilito. Blihaq ha affermato anche che le parti internazionali dovrebbero sostenere le autorità libiche e non prendere decisioni per conto dei libici.
Secondo fonti parlamentari libiche consultate da “Agenzia Nova”, l’ex ministro dell’Interno Fathi Bashagha, originario di Misurata, godrebbe dell’appoggio di circa 60 voti su 108 parlamentari che dovrebbero presentarsi a Tobruk per garantire un quorum minimo. Si tratterebbe della maggioranza semplice (50 per cento + 1) dei due terzi dei seggi (108) considerati ancora attivi (162) dal presidente del Parlamento, Aguila Saleh. Numeri che potrebbero essere contestati, ma che creano un problema al premier Abdulhamid Dabaiba. L’impressione, spiegano fonti parlamentari libiche a “Nova”, è che Fathi Bashagha, ex pilota d’aerei e influente personalità politica di Misurata con buone entrature anche nell’est della Libia, sia effettivamente in grado di ottenere un mandato per tentare di formare un nuovo governo che potrebbe restare in carica anche a lungo. Il vero problema è l’eventuale accoglienza che potrebbe avere Bashagha una volta rientrato a Tripoli: le milizie della capitale, infatti, sono fedeli a Dabaiba. Non solo. L’ingarbugliata situazione politica libica, inoltre, soffre di un grave problema di legittimità. L’attuale premier Dabaiba è stato sfiduciato dal parlamento lo scorso settembre, ma quella votazione si era svolta senza raggiungere il quorum. La Missione delle Nazioni Unite (Unsmil) in Libia considera valida (per la sfiducia) una votazione di almeno 120 voti, basandosi sull’Accordo politico libico del 2015. La prassi (e la logica) vuole che prima di nominare un nuovo premier si debba sfiduciare il capo del governo in carica. Ma Tobruk potrebbe ribattere che il mandato dell’attuale Governo di unità nazionale è scaduto, perché la fiducia conferita nel marzo 2021 era vincolata alle elezioni del 24 dicembre. Siccome il voto è stato rimandato, ragionano in Cirenaica, il premier Dabaiba è da considerarsi decaduto. Chiaramente a Tripoli c’è una interpretazione diversa: il voto è stato rimandato a causa del Parlamento, che ha imposto regole inaccettabili, e il Governo di unità resterà in carica fino allo svolgimento delle consultazioni. Che però nessuno sa ancora quando si terranno. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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