Il tribunale militare di Kananga, nella Repubblica democratica del Congo (Rdc), ha condannato a morte 51 persone, molte delle quali in contumacia, ritenendole responsabili dell’omicidio di due esperti delle Nazioni Unite, avvenuto nel 2017 nella regione centrale del Kasai. La sentenza, riferisce il quotidiano congolese “Actualité”, mette fine ad un processo durato oltre quattro anni per far luce sugli assassini dello svedese Zaida Catalan e dello statunitense Michael Sharp, fermati sulla strada nel 2017 da uomini armati ritenuti affiliati al gruppo Kamuina Nsapu mentre i due stavano indagando sulle violenze in corso fra le forze governative e lo stesso gruppo armato. I due funzionari sono stati portati in un campo e qui freddati, ma i loro corpi ritrovati solo due settimane dopo in un villaggio. I pubblici ministeri del tribunale avevano chiesto la pena di morte contro 51 dei 54 imputati, di cui 22 latitanti, con accuse che andavano da “terrorismo” e “omicidio” a “partecipazione a un movimento insurrezionale” e “atto di crimine di guerra tramite la mutilazione”.
Secondo la versione ufficiale dei fatti, combattenti armati pro-Kamuina Nsapu hanno ucciso i due funzionari il 12 marzo 2017, il giorno in cui sono scomparsi, tuttavia un rapporto consegnato a giugno di quell’anno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha descritto gli omicidi come una “mossa premeditata” in cui sarebbero forse stati coinvolti membri della sicurezza della Rdc. Durante il processo, i pubblici ministeri hanno suggerito che i combattenti avessero compiuto gli omicidi per vendicarsi dell’azione dell’Onu, contro i cui Caschi blu esisteva già un forte malcontento tra gli abitanti locali per un’azione di difesa dei cittadini dalle violenze armate ritenuta non efficace. Tra i principali accusati dell’omicidio c’era un colonnello, Jean de Dieu Mambweni, che secondo la Procura congolese avrebbe collaborato con i miliziani, fornendo loro munizioni, ma che ha sempre negato ogni coinvolgimento. Mambweni era tra gli imputati che inizialmente rischiavano la pena capitale, ma che ieri è stato condannato a10 anni di carcere per “aver disobbedito agli ordini e non aver assistito una persona in pericolo”. La pena capitale è spesso pronunciata nei casi di omicidio nella Repubblica democratica del Congo, ma è regolarmente commutata in ergastolo da quando il Paese ha dichiarato una moratoria sulle esecuzioni, nel 2003. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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