Si tiene oggi per la prima volta in Italia la riunione ministeriale della Coalizione globale anti-Daesh, acronimo arabo di Stato islamico dell’Iraq e del Levante, co-presieduta dal capo della diplomazia italiana, Luigi Di Maio, e dal segretario di Stato Usa, Anthony Blinken. Le delegazioni di 83 Paesi si riuniscono alla Nuova Fiera di Roma per fare il punto sulle strategie in campo per contrastare l’attività terroristica in aree come quella siro-irachena in Asia occidentale e del Sahel in Africa. Un focus particolare sarà dato all’intreccio fra terrorismo e traffico di esseri umani, nella convinzione che la stabilizzazione dei territori a rischio permetterà di fermare flussi migratori irregolari verso l’Italia e quindi verso tutta l’Europa. L’arrivo delle delegazioni è previsto intorno alle ore 10:00, mentre la prima sessione, con gli interventi introduttivi di Di Maio e Blinken, è prevista un’ora dopo. Alle 14:30 ci sarà una conferenza stampa congiunta dei co-presidenti, mentre alle 15:00 inizierà una riunione materiale con focus sulla Siria.
Sebbene la coalizione contro lo Stato islamico abbia ottenuto risultati importanti, estirpando la dimensione territoriale del sedicente “califfato” ed eliminando il leader Abu Bakr al Baghdadi, il gruppo terroristico è ancora attivo e non va sottovalutato. Solo la scorsa settimana, un nuovo file audio di Daesh è stato diffuso dalla Fondazione Al Furqan, legata alle bandiere nere. A parlare per 37 minuti e 41 secondi non è però il sedicente “califfo” Abu Ibrahim al Hashimi al Qurash (il cui vero nome è Amir Mohammed Abdul Rahman al Mawla), ma il suo portavoce Abu Hamza al Quraishi. Nel messaggio, il portavoce ha lanciato un appello ai combattenti in Iraq e Siria e in altri Paesi del mondo a compiere azioni per liberare i militanti prigionieri e ha minacciato la popolazione sunnita in territorio iracheno di ritorsioni per aver sostenuto le forze di sicurezza: “Non illudetevi di essere al sicuro e che le nostre spade non passano raggiungervi. Stiamo semplicemente ritardando l’incursione nelle vostre case nella speranza di un vostro pentimento”. Come osservato dai media internazionali, tramite il messaggio di Al Qurashi, lo Stato islamico, nella minaccia ai sunniti iracheni ha tuttavia ammesso che sta faticando a riorganizzarsi.
Le ultime registrazioni di questo tipo risalgono al gennaio e all’ottobre 2020, quando a parlare era stato sempre il portavoce di Daesh (acronimo arabo di Stato islamico dell’Iraq e del Levante). Alla fine del 2019, l’Is aveva annunciato la nomina di Abu Ibrahim al Hashimi al Quraishi come successore di Abu Bakr al Baghdadi, ucciso il 27 ottobre 2019 in un’operazione militare degli Stati Uniti nel governatorato di Idlib, nella Siria nord-occidentale. Nato a Tal Afar in Iraq da una famiglia di etnia turcomanna, l’attuale leader delle bandiere nere è considerato uno degli ideologi più influenti nello Stato islamico, ma dalla sua “nomina” non ha mai fatto sentire la sua voce con messaggi audio, né è apparso in alcun filmato o fotografia.
Il messaggio di Al Qurashi giunge dopo un lungo periodo di silenzio da parte dell’organizzazione terroristica che tra il 2014 e il 2017 era riuscita a porre sotto il suo controllo buona parte dell’Iraq occidentale e vasti territori nella Siria orientale, centrale e settentrionale. Dopo la sconfitta territoriale culminata con la morte del suo fondatore Abu Bakr al Baghdadi il 27 ottobre del 2019, lo Stato islamico ha mantenuto una serie di cellule disseminate in vari Paesi del Medio Oriente, dell’Africa e del Nord Africa, rafforzandosi ulteriormente in Asia del Sud, in particolare in Afghanistan. In Iraq il gruppo terroristico ha rivendicato numerosi attacchi negli ultimi anni, in particolare il duplice attentato suicida avvenuto a Baghdad il 21 gennaio 2021 e costato la vita a 32 persone. Recentemente, un attacco suicida rivendicato dal gruppo terroristico ha colpito la Libia, in particolare la località di Sebha, importante tappa della rotta che porti i migranti in Europa, uccidendo due ufficiali dello forze di sicurezza. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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