Oltre trenta morti e circa 300 feriti: è questo il bilancio in Egitto di tre diversi disastri ferroviari avvenuti in meno di un mese, subito dopo il blocco di una settimana dei transiti marittimi attraverso il Canale di Suez, via d’acqua fondamentale per gli introiti del Cairo ma anche per il commercio mondiale. Il Canale è rimasto bloccato dal 23 al 29 marzo a causa dell’incagliamento della portacontainer Ever Given, tuttora sotto sequestro nell’area dei Laghi amari, finché non sarà risolto il contenzioso con la compagnia proprietaria della portacontainer.
Il primo dei tre misteriosi incidenti ferroviari è avvenuto il 26 marzo a Sohag, nell’Alto Egitto, e ha provocato la morte di 18 persone e il ferimento di altre 200. La responsabilità dell’incidente è caduta sui due autisti, sui loro due assistenti, sul capo del controllo del traffico ad Assiut e su tre addetti al controllo del traffico ferroviario. Le indagini condotte dalla pubblica accusa egiziana hanno rivelato che né il macchinista, né il suo assistente erano nella cabina di pilotaggio del treno che ha colpito un altro convoglio ferroviario a Sohag. Secondo le indagini, sia l’assistente macchinista, sia l’addetto al segnalamento ferroviario erano sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, in particolare il farmaco oppioide Tramadol per il primo e hashish per il secondo. Tuttavia, le indagini hanno mostrato che i freni di emergenza non sono stati azionati dai passeggeri, ma “la colpa del macchinista del primo treno e del suo assistente”. Il macchinista, da parte sua, ha ammesso di aver azionato il sistema automatico dei freni ma solo dopo aver ricevuto “istruzioni verbali” dall’Autorità ferroviaria. Dalle indagini è emerso che neanche il responsabile della divisione del controllo ferroviario centrale di Assiut era al suo posto, per cui nessuno ha informato il secondo treno in arrivo che il primo convoglio si era fermato.
Il 14 aprile un altro incidente ferroviario è avvenuto lunga la vetusta rete ferroviaria nel governatorato di Sharqia, nel Delta del Nilo, provocando una quindicina di feriti. Infine, il 18 aprile, il deragliamento di un treno a Toukh, nel governatorato di Qalyubia, a nord del Cairo, ha provocato almeno 16 morti e circa un centinaio di feriti. “Le inchieste preliminari mostrano che il treno ha superato il limite di velocità in questa località, nota per essere soggetta a riparazioni”, secondo la stampa locale. “Il treno si muoveva a una velocità di quasi 120 chilometri orari, al di sopra del limite di velocità che in quel punto è fissato a 30 chilometri all’ora”, affermano le fonti. “Inchieste preliminari hanno rivelato anche che il capostazione di Shubra el Kheima non ha ordinato ufficialmente al macchinista del treno coinvolto di ridurre la velocità in quest’area. Di conseguenza il guidatore l’ha mantenuta a 120 chilometri orari, causando uno scostamento dei binari prima che il convoglio si ribaltasse“, proseguono le fonti.
Sebbene le autorità ufficiali abbiano sempre parlato di errore umano, la drammatica sequela di incidenti pone l’accento sullo stato decadente dell’intera infrastruttura ferroviaria, ma anche sulla generale condizione della sicurezza nel Paese delle piramidi. Le autorità, infatti, da anni portano avanti sia una forte repressione del dissenso e dei gruppi legati all’Islam politico, primo fra tutti i Fratelli musulmani, messi al bando, che dello Stato islamico nel Sinai, la “provincia” egiziana del sedicente “califfato”. Vale la pena ricordare che proprio nel fine settimana, la bandiere nere hanno pubblicato il filmato dell’esecuzione del 62enne copto Nabil el Habashi, “giustiziato” perché sospettato di essere una spia delle Forze armate. Pochi giorni prima, due giovani membri delle tribù del Sinai sono stati uccisi da militanti dello Stato islamico che li accusavano di combattere a fianco dell’esercito egiziano. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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