La Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha annunciato l’elenco completo delle candidature alle quattro cariche della nuova autorità esecutiva transitoria della Libia: un presidente e due vice del Consiglio presidenziale “ristretto” a tre membri (ognuno in rappresentanza delle regioni dell’est, dell’ovest e del sud del Paese), più un premier di un governo unitario i cui ministri saranno nominato in seguito. Sono in tutti 45 i candidati provenienti da Cirenaica, Fezzan e Tripolitania, precisamente 24 in corsa per il Consiglio presidenziale e 21 per la carica di primo ministro. L’annuncio era previsto per lunedì primo febbraio, in concomitanza con la riunione dei 75 membri Foro di dialogo politico (Lpdf) di Ginevra, ma è stato probabilmente anticipato a stasera dopo la fuga di notizia sulla lista diffusa dalla stampa libica. Fra le personalità più in vista per il Consiglio di presidenza in quota Cirenaica (a cui dovrebbe spettare il ruolo di presidente) vi sono l'attuale presidente del Parlamento, Aguila Saleh; l'uomo d'affari che ha assunto l'incarico di vicepresidente del Congresso nazionale generale nel 2012 e nel 2013, Al Sharif al Wafi; il presidente della commissione giuridica del Parlamento libico, Abd al Jawad al Ubaidi. A questi si aggiungono il funzionario del regime di Muammar Gheddafi, attuale capo del Comitato supremo per la riconciliazione e capo dei leader tribali della Cirenaica, Ali Bu Khairallah, e il diplomatico Muhammad al Barghathi.
Sempre per quanto riguarda il Consiglio presidenziale, per la Tripolitania spiccano i nomi del presidente dall'Alto Consiglio di Stato, vicino ai Fratelli Musulmani, Khaled Al Mishri; dell'attuale capo del sindacato dei medici di Tripoli, Abdul Rahman Al Balazi; dell'alto ufficiale militare Osama Al-Juwaili; e del ministro della Difesa del Gna, Salah al Din al Namroush. Per il Fezzan concorrono una serie personalità politiche e tribali, tra cui l'ex primo ministro Ali Zeidan, il diplomatico e leader tribale Abd al Majid Saif Nasr, della tribù degli Awlad Suleiman. Assente, invece, l’ex ministro degli Esteri (2000-2009) libico Abdulrahman Shalgam, che era dato in corsa dalla stampa libica.
Più complessa la partita per la carica di primo ministro del governo di unità nazionale. In Tripolitana (a cui spetterà l’incarico se la presidenza dovesse andare alla Cirenaica) si ripropone la sfida intra-Misurata tra il ministro dell'interno del Governo di accordo nazionale, Fathi Bashagha, e il primo vice presidente del Consiglio presidenziale, Ahmed Maiteeq, a cui si aggiungono una serie di outsider come l'uomo d'affari Mohammed Abdul Lateef Al Montaser, l’alto funzionario di sicurezza Fathallah Hussein Abdel Karim Mohammed al Saiti e il misuratino Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh. Per la Cirenaica e per il Fezzan sono in corsa solo pochi candidati come Daou Abdullah Abu Duwaiha, Fathallah Hussein Abdul Karim Mohammed e Mohammed Muin Mansour Al-Kikhia
Ogni regione dovrebbe nominare un proprio rappresentante nel Consiglio presidenziale (che sarà limitato quindi a tre membri) con il 70 per cento dei consensi della propria “constituency”, mentre successivamente la plenaria dovrebbe scegliere un primo ministro, sempre con un quorum del 70 per cento. Se questa prima votazione dovesse fallire, si passerebbe automaticamente a un sistema di liste con l’indicazione dei tre membri del Consiglio presidenziale, più un primo ministro: dunque nuovamente quattro personalità. In questo caso, a essere eletta sarà la lista che otterrà il 60 per cento dei voti alla prima votazione nella sessione plenaria. Se nessuna lista dovesse ottenere il quorum, dal secondo turno basterebbe il 50 per cento più uno dei voti favorevoli dei presenti. Diversi osservatori hanno fatto presente che la soglia del 50+1 è troppo bassa e rischia di insediare un’autorità divisiva. D’altra parte, questo appare come l’unico modo per superare lo stallo che ha fin qui bloccato “la pista politica” del percorso tracciato ormai più di un anno fa nella Conferenza internazionale di Berlino sulla Libia.
Chi sono esattamente i 75 (37 della Tripolitania, 24 della Cirenaica e 14 del Fezzan) che decideranno nei prossimi giorni il futuro della Libia? Si tratta nello specifico di 13 membri scelti dalla Camera dei rappresentanti di Tobruk (il parlamento eletto nel 2014 che si riunisce nell’est, espressione delle istanze del generale Khalifa Haftar) e altri 13 dall’Alto Consiglio di Stato di Tripoli (il “Senato” di Tripoli dove sono confluiti i membri del soppresso Congresso generale, l’autorità legislativa a trazione islamista nata dopo la rivoluzione anti-Gheddafi). Il numero 13 non è casuale ma riflette le circoscrizioni elettorali della Libia. Gli altri 49 delegati sono stati selezionati da Unsmil sulla base di moltissimi criteri geografici, politici e tribali. Criteri, tuttavia, che sono stati messi in discussione tanto a est quanto a ovest. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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