Introduzione
Mercato di Tegeta, a 20 chilometri da Dar Es Salaam.
Due lavoratori raccolgono la spazzatura: frutta e verdura marce, cassette di legno schiacciate con chiodi sporgenti, brandelli di gonne e pantaloni, bottiglie sozze di plastica, cocci di ogni genere. Il tutto in turbinio di mosche e mosconi e qualche topo.
A mani nude i due riempiono un cestone, per svuotare il marciume in un camion. Sono al lavoro da due giorni, dalle ore 8 alle 17, in un’afa da infarto e un tanfo da svenire.
Non ho il coraggio di salutarli.
Domani il camion entrerà nella discarica a cielo aperto di Dar Es Salaam, l’unica in una metropoli che supera i sei milioni di abitanti.
Mentre si lotta contro l’inquinamento del pianeta, non si scordi quanti ne soffrono già le deleterie conseguenze. Quegli spazzini, per esempio.
Il presente articolo si rifà a Laudato si’, l’enciclica di papa Francesco in difesa dell’ambiente. A cinque anni dalla sua pubblicazione, il pontefice auspica una nuova riflessione sul tema “ambiente”.
L’articolo seguente è contestualizzato in Tanzania.
maledetta pioggia!
“All’uomo fatto a tua immagine, Signore, hai affidato le meraviglie dell’universo, perché eserciti il dominio su ogni creatura”. Così recita un prefazio della Messa.
Non mi è mai piaciuto “quel dominio su ogni creatura”. “Dominare” si tramuta spesso in zittire, privare, spremere. Tu puoi spremere un’arancia, un mango, una papaia e goderne il succo. Ma, se “spremi” una persona, rischi di eliminarla.
Tuttavia mi riconcilio con quel prefazio quando dichiara: l’uomo sia “fedele interprete dei disegni” di Dio misericordia. Il che non è frequente, però.
In Tanzania l’ambiente viene violentato come le donne. Il risultato è che la pioggia non è più una benedizione come un tempo, bensì “una bomba d’acqua” devastante. Oppure la siccità domina sovrana, come il leone nella savana. E il vento si tramuta in un uragano che schianta piante, case e persone e le disperde come piume d’uccello.
La natura, violentata, si sta vendicando con ferocia. Si può scongiurare tanta rabbia? Si può. Basta che l’uomo diventi “fedele interprete dei disegni” di Dio misericordia.
Lo capì Francesco di Assisi (1182-1226). Per san Francesco tutto e tutti sono fratelli e sorelle. E canta con passione:
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra madre terra, la quale ne sustenta et governa et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.
Grazie, madre terra.
La signora del pullman
L’enciclica Laudato si’ ha insegnato ai tanzaniani la parola “ecologia”, che non esiste nel dizionario swahili. Il termine è di origine greca, significa: “parliamo della casa” o dell’ambiente o della natura o del creato.
Il “creato” è un capolavoro così affascinante che stupisce persino il Padre Eterno. Infatti, fin dalle prime righe della Bibbia, Dio creatore si compiace del suo operato (cfr. Genesi 1, 25).
Inoltre la Bibbia dichiara: dalla grandezza e bellezza delle creature si può riconoscere il loro Autore (cfr. Sapienza 13, 5). Dello spesso avviso è l’apostolo Paolo, sia pure con accenti diversi (cfr. Romani 1, 18-20).
Così Dio si manifesta sia nella pallida luna sia nel sole gagliardo, ossia nelle meraviglie del creato.
Per cogliere Dio nel “libro aperto della natura”, San Francesco raccomanda che nell’orto di ogni comunità francescana vi sia “uno spazio libero”, dove erbe e fiori naturali possano crescere a lode del Creatore...
Ieri viaggiavo in pullman da Iringa a Dar Es Salaam. All’inizio del safari una giovane donna, elegantissima, omaggiò i viaggiatori di una bibita e due cioccolatini. Più tardi ripassò a raccogliere in un sacco i vuoti delle bibite e le carte dei dolcetti.
Apprezzai quel “gesto ecologico”.
Strada facendo, il pullman si fermò improvvisamente, perché un viaggiatore aveva un bisogno urgente da soddisfare. E, mentre costui si inoltrava nella boscaglia, la donna delle bibite e dei cioccolatini ne approfittò per svuotare il sacco sul ciglio della strada.
Mia bella signora, non offendere più la natura!
un immondezzaio
La salvaguardia dell’ambiente coinvolga ogni persona, affinché lo sviluppo sia comune, autentico e duraturo. Però non tutti ne avvertono l’urgenza. C’è chi dice: “Si vive una volta sola. Allora, amico, mangia, bevi e butta. Poco importa se inquini!”.
Imbecille!
I vescovi cattolici del Sudafrica scrissero: si richiede la partecipazione di tutti per guarire le ferite inferte alla natura dal malcostume e dall’indifferenza dell’uomo.
Vengono chiamate in causa, specialmente, le grandi potenze economiche e i loro apparati industriali, dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina all’India, ecc.
L’inquinamento dell’ambiente sta causando milioni di vittime anzi tempo, specie fra i poveri. La gente si ammala, perché l’ossido di carbonio nell’atmosfera è elevato. Per non parlare delle scorie nucleari.
Ogni anno milioni e milioni di tonnellate di rifiuti tossici vengono abbandonati dalle fabbriche in qualche angolo della terra, rifiuti che resistono a tutto da sembrare “eterni”. Poi ci sono i veleni chimici delle aziende farmaceutiche e degli impianti elettronici.
Così la terra, nostra madre comune, è diventata un immondezzaio. Si prendono provvedimenti? Si incomincia a farlo, ma solo quando i cadaveri sono diventati troppi.
Al riguardo, nel “terzo mondo” le priorità sono altre, e i ritardi imperdonabili.
Abbassa quella musica!
Oggi siamo al cospetto di un'altra spazzatura, di cui in Tanzania non si fa cenno. È l’inquinamento acustico, dovuto al rumore specialmente nelle città.
Protagoniste negative sono le moto, che si infilano velocemente tra le auto a dritta e a manca suonando il clacson. Gli incidenti non si contano. Tutto nel fracasso.
Una domenica ero “ospite d’onore” nella festa di una parrocchia di Dar Es Salaam. Solenne la celebrazione in chiesa. Però i cantori non hanno cantato, bensì “gridato”. Altro rumore. Poi la festa si protrasse nel salone parrocchiale con musica assordante dalle casse sonore.
Quale ospite d’onore mi permisi di suggerire (gridando!) al presentatore della festa di abbassare un po’ il volume della musica. Costui mi squadrò sbalordito come se gli avessi chiesto di salire sulla luna.
Da tempo fra i giovani è di moda circolare ovunque portando gli auricolari: persino nei toilets. Ne consegue che, dato l’inquinamento acustico, la sordità colpisce precocemente anche i ragazzi.
L’acqua fatta a... fette
Con l’aria che si respira, l’acqua è il secondo bene primario. L’acqua è vita. Prima si muore di sete, poi di fame.
L’acqua è essenziale per la salute e per l’economia in generale. Affinché ci sia acqua per tutti, in Tanzania viene pagata e spartita a fette, come un dolce. Però le fette non sono tutte uguali. Le città esigono maggiori quantità d’acqua rispetto ai villaggi. Nei villaggi, tuttavia, gli allevatori e agricoltori sono in perenne conflitto a causa dell’acqua.
Dati i cambiamenti climatici, l’acqua è diminuita di molto. In Africa, con il deserto che avanza inesorabile, la situazione è tragica.
Il mondo è in debito con i poveri senza acqua, perché sono privati di un diritto inalienabile. Eppure l’acqua c’è. Però una grande “fetta”o è inquinata o viene sprecata.
Il Tanzania è ricco di acqua, dati i laghi Victoria, Tanganyika e Malawi, nonché i fiumi Rufiji, Pangani e Ruaha.
Non manca la pioggia. “Però quest’anno non è piovuto, perché la pioggia si è incavolata - dichiara padre Isaac -. La pioggia si sta vendicando contro l’uomo che inquina l’ambiente senza badarci”.
Intanto i bambini periscono come mosche.
Conversione ecologica
Altra piaga è la disuguaglianza. E, ancora una volta, a farne le spese sono gli impoveriti.
C’è una voragine tra “chi ha” e “chi non ha”, il quale per esempio:
- non ha denaro per comprare acqua pulita e potabile;
- se è un povero contadino o allevatore o pescatore, resterà sempre povero;
- se è un rifugiato, è costretto a vivere ai margini della società.
In tale emergenza, invece di tentare di risolvere la povertà abolendo i privilegi dei ricchi, si prende la scorciatoia: diminuire i poveri riducendo le nascite.
“Gente del terzo mondo, volete dollari per il progresso? Fate meno figli! Troppe le bocche che mangiano” afferma il primo mondo. Ma perché non si dice, pure, che un terzo del cibo prodotto nel mondo finisce nella spazzatura, dopo essere stato rubato dalla mensa dei poveri?
E che dire del “razzismo economico”? Perché i beni disponibili nei paesi sviluppati non si producono pure in quelli in via di sviluppo? Intanto si consumano risorse ingenti e si bruciano foreste, polmoni della terra.
Nel mondo della globalizzazione alcune piaghe colpiscono l’intera umanità. Oltre che pandemia, il corona virus è un monito severo: “Rispettate la madre terra. Imboccate la strada della ‘conversione ecologica’. Non vi sono altre possibilità per sopravvivere”.
I “prìncipi” della vita”
Laudato si’ si sofferma anche sull’Eucaristia. L’enciclica dichiara che il pane e il vino della mensa eucaristica, elementi prìncipi della nostra esistenza, sono “una grazia ecologica”. Riflessione inedita, quanto affascinante.
L’Eucaristia è un gesto d’amore verso il mondo. Sì, il mondo, perché l’Eucaristia, anche se celebrata sotto un baobab della Rift Valley, attraverso il pane e il vino impregna di grazia tutte le creature.
Nella Eucaristia domenicale c’è una grazia speciale, ossia la riconciliazione dell’uomo peccatore con il Signore della misericordia e con il proprio fratello.
Di domenica, “primo giorno della nuova creazione”, si festeggia il Risorto anche nel riposo. “Riposino l’uomo e la sua casa - comanda Dio Padre -. Figlio mio, di domenica riposino pure l’asino e il bue, il servo e il forestiero” (cfr. Esodo 23, 12).
E, ogni 50 anni, concedi una sosta alla campagna. Non seminare il grano, non potare le viti, non piantare la cicoria (cfr. Levitico 25, 11).
La domenica prepara il credente alla settimana che viene, stimola l’ascolto della parola di Dio, offre “il pane di vita” e “il vino di salvezza”, raccomanda l’attenzione ai poveri.
E Francesco d’Assisi canta: Laudato si’, mi Signore...
(testo di Francesco Bernardi-IMC)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Ultimi commenti