È deceduto oggi in Arabia Saudita, l’ex presidente tunisino, Zine el Abidine Ben Ali (foto). A darne notizia è stato il suo legale, Mounir Ben Salha. L’ex presidente si trovava in Arabia Saudita dal 14 gennaio 2011, dopo la deposizione avvenuta a seguito delle proteste della primavera araba in Tunisia. Secondo quanto riporta l’emittente radiofonica tunisina “Mosaique Fm”, Ben Ali era stato di recente trasferito in un ospedale del regno del Golfo per gravi problemi di salute.
Il defunto presidente della Tunisia nasce nel 1936 in una famiglia modesta. Riceve un’istruzione di tipo militare e partecipa alla lotta per l’indipendenza dalla Francia, entrando contestualmente nelle fila del partito Neo-Destour. Da quel momento trascorre una lunga fase della sua carriera all’ombra di Habib Bourguiba, che sarà il primo presidente della Tunisia. Nel 1964 fonda il Dipartimento di sicurezza militare, che dirige per dieci anni. Dopo un periodo in servizio nelle ambasciate in Marocco e Spagna come addetto militare, viene nominato direttore generale della sicurezza nazionale nel 1977. Tre anni dopo è ambasciatore a Varsavia, dove resta per quattro anni. Negli anni Ottanta entra nel governo, prima come ministro dell’Interno e poi come primo ministro sotto Bourguiba.
È il momento del “golpe medico”. Il padre della patria, ultraottantenne, non appare più in grado di mantenere la stabilità in Tunisia. Nel paese si affacciano i movimenti islamisti, Bourguiba minaccia repressioni e fucilazioni, la vicina Algeria è preoccupata e minaccia un intervento militare per proteggere i propri interessi. Ben Ali convince i medici a dichiarare il presidente non idoneo a svolgere le proprie funzioni e sale al potere senza che venga versata una goccia di sangue. Secondo molte ricostruzioni storiche, nell’operazione hanno un ruolo cruciale i servizi segreti dell’Italia (all’epoca governata dal presidente del Consiglio socialista Bettino Craxi, che in seguito chiederà e otterrà asilo in Tunisia dopo essere finito al centro dello scandalo Tangentopoli).
Il sistema politico varato in Tunisia con l’ascesa al potere di Ben Ali è monopartitico e clientelare. Il partito Neo-Destour viene rinominato Raggruppamento democratico costituzionale (Rcd). Le forze di opposizione vengono silenziate, l’amministrazione del potere si fa più autoritaria. La first lady Leila Trabelsi assume un ruolo sempre più rilevante nella gestione degli affari economici. Questa fase politica è tuttavia anche caratterizzata da una sostenuta crescita economica e da uno sviluppo sociale superiore a quello degli altri paesi della regione. Risultati che tuttavia non si traducono in un sostanziale miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, che lamenta soprattutto gli alti tassi di disoccupazione e la corruzione che impera in ogni settore economico.
È un ambulante di Sidi Bouzid, città rurale nel centro del paese, a innescare la scintilla che dà il via alla Rivoluzione dei gelsomini, prima tappa del più ampio fenomeno delle Primavere arabe. Le proteste, partite nel dicembre del 2010, si allargano a macchia d’olio in tutte le città del paese. Sotto accusa finisce soprattutto il “clan” della seconda moglie di Ben Ali, i Trabelsi, che secondo gli osservatori avrebbero accumulato fortune per oltre cinque miliardi di euro depositati all’estero. I manifestanti sfidano per la prima volta la polizia e alla fine le vittime saranno un centinaio da ambo le parti. Zine el Abdine Ben Ali lascia il paese il 14 gennaio del 2011 e fugge in esilio a Gedda, in Arabia Saudita, dove resterà fino alla morte malgrado le diverse condanne in contumacia comminategli dalla magistratura tunisina. (Fonte Agenzia Nova)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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