Oggi, venerdì, siamo entrati in sala con Patrick alle 10 del mattino e ne siamo usciti alle alle 15.
Eravamo esausti, fradici di sudore, tremendamente assetati ed affamati ma anche contenti.
È stato un caso di polifrattura, di non facile esecuzione.
Patrick è rimasto con noi in ospedale per una settimana e non abbiamo potuto operarlo prima a causa di uno stato stuporoso con perdita di coordinamento spazio temporale. Era confuso ed un po' violento.
Abbiamo fatto la TAC il giorno in cui è stato ricoverato, ed abbiamo con sollievo rilevato che non c'erano fratture craniche o ematomi cerebrali. Probabilmente si trattava di commozione cerebrale.
Con terapia medica è pian piano migliorato, ed oggi abbiamo deciso che era tempo di operarlo.
Si è trattato di un solo paziente con ben 4 fratture difficili da sistemare: praticamente quattro interventi in un paziente solo.
Vi lascio solo immaginare i problemi anestesiologici, visto ache abbiamo iniziato in spinale e poi abbiamo dovuto passare ad una generale.
Patrick è stato anche anemico, ma fortunatamente abbiamo potuto trasfonderlo ripetutamente. Anche in sala avevamo sangue.
L'ntervento è andato bene anche se ha occupato gran parte della nostra seduta operatoria, poi continuata con due cesarei urgenti.
È sempre un'esperienza esaltante quando puoi aiutare qualcuno, e soprattutto quando questo poveretto è stato rifiutato da altri ospedali per motivi economici: Patrick arriva infatti da una struttura in cui avrebbe dovuto pagare una cifra per lui impossibile.
Ringrazio Dio che i pazienti ora sanno che sono a Matiri e vengono a frotte, soprattutto quando non hanno soldi per altri ospedali.
Testo di fr.Beppe Gaido, medico chirurgo a Matiri (Kenya)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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