...ed ero appena salito in camera dopo l'ultimo cesareo della giornata. Avevo ancora addosso la divisa della sala.
Suona il telefono e spero che non sia nuovamente la maternita'.
Sono invece i guardiani al cancello che in modo concitato mi dicono che c'e' una persona che crea problemi.
A malavoglia scendo nuovamente in ospedale, pensando che questa non sia una mansione propriamente medica o chirurgica.
Si tratta di un giovane evidentemente ubriaco. Mi dicono che ha accompagnato un paziente con frattura, ormai ricoverato ed in attesa
di intervento.
Non se ne vuole andare. Insulta i guardiani che cercano di accompagnarlo gentilmente al cancello. Quando riescono a portarlo
fuori a forza, lui salta la recinzione e torna dentro insultando tutti nuovamente.
E' a questo punto che mi chiamano.
Io ci provo con le buone e tento di convincere quella persona ad uscire, dicendogli che del paziente ci prendiamo cura noi.
All'improvviso pero' lui mi sferra un pugno nel fianco che mi fa accasciare a terra, mi strappa la casacca che indosso e poi scappa fuori.
I guardiani lo vogliono rincorrere e picchiare, ma io li scoraggio.
In realta' abbiamo ottenuto quello che volevamo: l'ubriaco sta correndo per strada e si allontana dall'ospedale.
Ovviamente il paziente (suo padre!) non ne puo' nulla e non gli abbiamo neppure riferito dell'accaduto. Oggi lo abbiamo operato ed e'
andato tutto bene.
Testo di fr.Beppe Gaido,medico chirurgo a Chaaria Mission Hospital (Kenya-Meru)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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