Jambo Africa

Mare (di Posillipo ) /(a-mare) /Spazio Poesia

 

 

 

 

Spezzoni di ricordi
voci lontane
il suono di un clarinetto
piedi che danzano
ombre indistinte
nuvole in progressione
nell'azzurro del cielo
e una lunga via che digrada
giù per una ripida discesa. 

   

       Marianna Micheluzzi 

 

( dipinto di Irene Munoz Weber )

Un sinodo africano dei vescovi dedicato ai giovani avrà luogo nell'ottobre 2018

 

 

 Il Sinodo dei Vescovi dedicato ai giovani, che si celebra nell’ottobre 2018, sarà un momento importante per i giovani africani: “Mai nella storia era stato organizzato un Sinodo per i giovani con la creazione di strutture per la comunicazione che consentano loro un ampio margine di espressione”, dichiara all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, missionario della Società Missioni Africane (SMA) impegnato in Togo, in un commento sull’evento tanto atteso anche tra la gioventù del continente africano.
“La Chiesa si mostra attenta non solo ai suoi giovani ma a tutti i giovani di ogni credo. Oggi nessuna struttura, ecclesiale o meno, può pretendere di sopravvivere nel mondo attuale ignorando l’importanza e il peso dei giovani”, continua il sacerdote. “Secondo il sito web dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la Ricerca educativa, scientifica e culturale, uno studio condotto nel 2012 ha mostrato che su una popolazione mondiale di circa 7 miliardi di persone, i giovani sotto i 30 anni sono il 50.5%. È dunque evidente che i giovani rimangono una forza considerevole. La Chiesa, sotto la guida di Papa Francesco lo ha compreso, e questo vale anche per le Chiese nei paesi africani”.
“La gioventù è un simbolo del futuro. Ecco perché chiudere la porta ai giovani è sinonimo di morte auto-programmata”, commenta p. Zagore. “La sfida per la Chiesa in Africa è chiara: deve accogliere questa gioventù a braccia aperte, con tutte le domande e tutte le angosce che solleva, con la viva preoccupazione di educarla al discernimento”.
“Al di là della semplice dinamica di un rinnovamento del legame con i suoi giovani, la Chiesa stessa vuole con questo Sinodo ritrovare una giovinezza. Una giovinezza autentica, che scaturisce dalla fonte dell’eternità, da Cristo. È Cristo la luce per andare avanti. È in questa luce che la Chiesa, in Africa e in tutto il mondo, può trovare con sicurezza la giovinezza necessaria per affrontare le domande più difficili. In Cristo, per quanto possa essere anziana, la Chiesa mantiene sempre la sua giovinezza”, conclude p. Zagore.  (Fonte Agenzia Fides)

 a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

Nairobi(Kenya):Raila Odinga ha giurato come Capo dello Stato dinanzi al pubblico dei suoi sostenitori senza timore di eventuali sanzioni

 

 

 Il leader dell’opposizione keniana Raila Odinga, che ha “giurato” come capo dello Stato, ha definito quella di oggi una “giornata storica” che segna la fine della “leadership autocratica e dittatoriale” del presidente Uhuru Kenyatta. Parlando ai suoi sostenitori radunati a Nairobi per la cerimonia di “giuramento”, non autorizzata dalle autorità keniote, Odinga si è autoproclamato “presidente del popolo” del Kenya. “Oggi è un giorno storico per il Kenya. I cittadini kenioti hanno deciso di liberarsi dalla leadership autocratica e dittatoriale derivante dal furto di voti. Oggi abbiamo adempiuto al nostro impegno con il popolo del Kenya”, ha detto il leader dell’opposizione. Il raduno odierno non è stato autorizzato dalle autorità keniote, che per prevenire possibili disordini hanno oscurato i segnali delle principali emittenti televisive e radiofoniche. Ieri Odinga aveva confermato la sua intenzione di “giurare” come presidente legittimo del Paese e di non aver paura delle possibili sanzioni che potrebbero seguire al suo giuramento. (Fonte Agenzia Nova)

 a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

Ghassan Salamé (inviato Onu) ha incontrato ieri diplomatico turco per poter discutere la situazione in Libia

 

 

L’inviato dell’Onu in Libia, Ghassan Salamé (foto), ha incontrato ieri l’inviato del presidente turco Recep Tayyip Erdogan per la Libia, Emrullah Isler. Lo ha annunciato la missione Onu in Libia (Unsmil) sul suo account Twitter. Nel corso dell’incontro “c’è stato uno scambio di vedute sulla situazione in Libia”, si legge nel messaggio, che non fornisce ulteriori particolari. Salamé ha tenuto una serie di incontri con rappresentanti istituzionali dal 20 settembre scorso, quando ha presentato all’Onu la sua road map per la Libia.(Fonte Agenzia Nova)

 

a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana) 

Il potere giudiziario in Brasile costituisce il più reazionario dei poteri / Roberto Malvezzi (Gogò)

 

 

Desde a década de 80, pelo trabalho na Comissão Pastoral da Terra(logo), temos nos defrontado com o poder Judiciário Brasileiro. E praticamente só temos más recordações. De 1985 a 2016 foram registrados 1834 assassinatos no campo, somente 112 foram levados a julgamento e, desses, somente 31 mandantes foram condenados e oito já foram soltos (Banco de Dados da CPT).

O Barão de Jeremoabo, escravista, tão autoritário quanto sagaz, adaptando Maquiavel à realidade sertaneja de seu tempo, já dizia: “aos amigos tudo, aos inimigos a lei”.

O Judiciário Brasileiro é o mais classista e reacionário dos poderes brasileiros. Aqui pelo Nordeste, além de prefeitos, deputados, senadores, governadores, as famílias tradicionais sempre controlaram o judiciário com seus advogados, juízes, desembargadores e ministros. Portanto, um instrumento de preservação do poder das classes dominantes.

Hoje, com concurso para ingressar na carreira, temos alguns juízes que vieram de outros extratos sociais, mas continuam exceções. A única instância do Judiciário mais próxima dos trabalhadores era a Justiça do Trabalho, exatamente por isso está sendo extinta.

Aprendemos rapidamente que quem faz as leis é o poder econômico, embora sob a máscara do Legislativo. Mas, também, “quem aplica a lei é o juiz”. Numa cidade, a maior autoridade é o juiz. Se ele decidir lhe prender arbitrariamente, você não tem a quem recorrer, a não ser a instâncias superiores, espaço de seus amigos e colegas. Por isso, nosso povo morre de medo dos juízes. Somos capazes até de questionar Deus, mas não o juiz.

Esse poder de aplicar a lei ficou evidente agora no julgamento de Lula no TRF4. O caso de Lula passou à frente de 257 outros casos que estavam pendentes. O desembargador quis, funcionou.

Além do mais, o Judiciário é uma casta de privilegiados. Não são eleitos, são inalcançáveis para o cidadão comum e ganham nababescamente. O salário de cada um dos juízes que condenou Lula ultrapassa 30 mil reais líquidos (bruto chega a 40 ou até 50 mil reais), muitas vezes ultrapassando esse teto. Portanto, com essa remuneração, em dez meses qualquer um deles pode comprar um tríplex que a OAS teria dado a Lula.

Enfim, precisamos saber que atravessamos um golpe de estado, não um passeio na praia no final de semana. Porém, está claro que já passou da hora de montarmos uma estratégia de desmascaramento do judiciário, assim como fazemos com os outros poderes. Caso contrário, sempre estaremos a mercê de suas arbitrariedades.

OBS: Rosângela Morro celebrou o impedimento de Lula ir à Etiópia para um evento da FAO de combate à fome com a seguinte frase: “A liberdade tem limites que a Justiça impõe”.

Acontece que o programa brasileiro de combate à fome é referência no mundo, assim como o do combate à sede construído aqui no Nordeste pela Articulação no Semiárido Brasileiro (ASA). Aqui reside o abismo que nos separa, isto é, enquanto algumas pessoas estão preocupadas em resolver a fome e a sede no mundo, outras celebram o boicote em nome da lei e da justiça.

(Roberto  Malvezzi-Gogò )

 

 

 

Dagli anni '80, con il lavoro nella Commissione Pastorale della Terra abbiamo avuto modo di conoscere il potere giudiziario brasiliano. E nei fatti  ne abbiamo solo brutti ricordi. Dal 1985 al 2016 si sono registrati ben 1834 omicidi nel paese,di cui solo 112 hanno avuto regolare processo, e di questi  solo 31 indiziati hanno avuto come esito una  condanna  mentre 8 sono stati rilasciati (CPT Database).

Il barone di Jeremoabo, uno schiavo, per quanto autorevole potesse essere,  adattando Machiavelli alla realtà sertaneja del suo tempo, aveva già detto: "agli amici tutto, ai nemici la legge".

La magistratura brasiliana è la più reazionaria dei poteri brasiliani esistenti. Qui nel Nord-Est:  sindaci, deputati, senatori, governatori, famiglie tradizionali, tutte protette dai propri avvocati, giudici, magistrati e ministri. Pertanto rappresentano  uno strumento di conservazione del potere delle classi dominanti.

Oggi, con l’obiettivo di fare carriera, abbiamo alcuni giudici che provengono da altri strati sociali ma essi rimangono delle eccezioni nel complesso della società.

L'unico caso di magistrato di modesta estrazione sociale è semmai  il giudice del lavoro, proprio perché è oggetto di estinzione.

Abbiamo imparato rapidamente che chi fa le leggi è il potere economico, anche se in veste di legislatore. Ma abbiamo imparato  anche "colui che fa rispettare la legge è il giudice". In una città, la massima autorità è il giudice. Se decide arbitrariamente di arrestare, può farlo. Ci vorranno più gradi di giudizio per accertare la verità. Pertanto la nostra gente muore di paura a causa dei giudici. Siamo persino in grado di mettere in discussione Dio, ma non il giudice.

Questo potere di far rispettare la legge era ora evidente nel processo di Lula in TRF4. Il caso di Lula era precedente a 257 altri casi pendenti. Il giudice voleva, ha funzionato.

Inoltre, la magistratura è una casta privilegiata. Non sono eletti, sono irraggiungibili per il cittadino comune e vivono da nababbi. Lo stipendio di ciascuno dei giudici che hanno tratto in giudizio Lula supera i 30 mila reali  netti effettivi (raggiunge lordi 40 o 50 mila reali), spesso superando il cosidetto massimale. Così, con questo passo, in dieci mesi uno di loro può acquistare un triplex che l'OEA avrebbe dato a Lula.

Infine, abbiamo bisogno di essere consapevoli che stiamo attraversando quello che si può definire  un autentico  colpo di Stato, non una passeggiata sulla spiaggia durante il fine settimana.

Tuttavia è chiaro che  abbiamo istituito una strategia di smascheramento giudiziaria, come facciamo con gli altri poteri. Altrimenti,saremo sempre in balia della loro arbitrarietà.

NOTA: Rosangela Morro ha impedito a Lula di andare in Etiopia per un evento della FAO contro la fame con la seguente motivazione: "La libertà ha dei limiti che la giustizia richiede"

Si scopre poi che il programma brasiliano contro la fame è un riferimento importante nel mondo, così come la sede di lotta messa in piedi qui nel Nord-Est dalla Articolazione nella brasiliana Semiarido (ASA). Qui sta l'abisso che ci separa, cioè, mentre alcune persone sono interessate a risolvere la fame e la sete nel mondo, altri celebrano il boicottaggio in nome della legge e della giustizia. (Testo di Roberto Malvezzi )

traduzione a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

Kenya:tensioni per il giuramento di Odinga capo dell'opposizione a Kenyatta

 

Immagine di Nairobi dall'alto (foto tratta dal web)

 

“Gli scontri riferiti dalle agenzie internazionali si riferiscono alle prime ore della mattina. In questo momento la polizia si è ritirata dal luogo dell’assembramento” dice all’Agenzia Fides p. Don Bosco Ochieng Onyalla, Coordinatore dell’Agenzia cattolica CISA di Nairobi, dove oggi si dovrebbe tenere la cerimonia di “investitura” come Presidente del Kenya di Raila Odinga, nell'Uhuru Park di Nairobi.
Odinga è risultato sconfitto dal Presidente Uhuru Kenyatta nelle elezioni del 26 ottobre, che si erano rese necessaria dopo che la Corte Suprema aveva annullato i risultati delle elezioni di agosto, anche queste vinte dal Presidente uscente Kenyatta, a causa di irregolarità. Odinga ha però boicottato il voto definendolo “una farsa” e ha annunciato per oggi, 30 gennaio, il proprio giuramento, che secondo la Procura Generale potrebbe equivalere a tradimento.
Da prime notizie di agenzia la polizia aveva lanciato gas lacrimogeni contro le persone assembrate nell'Uhuru Park, ma ora secondo p. Don Bosco “le forze dell’ordine sono scomparse dalla scena. Le autorità hanno però oscurato le principali stazioni televisive per impedire la trasmissione in diretta dell’evento, ma molti canali televisioni hanno un servizio di diretta streaming e Internet non è stato interrotto, così come i diversi social media funzionano regolarmente” dice p. Don Bosco.
“Con queste misure si vogliono probabilmente evitare gravi incidenti come accaduto nel recente passato, quando la presenza di poliziotti e militari nei raduni dell’opposizione è stata interpretata come una provocazione da parte dei militanti di Odiga, provocando incidenti con morti e feriti”.
Odinga non si è ancora visto in pubblico e non si sa neppure se si trova nella sua residenza” aggiunge.
“Speriamo comunque che prevalga il dialogo auspicato anche di recente dai Vescovi” dice il Coordinatore della CISA “Purtroppo l’0ppello è stato interpretato in modo differente dai due leader. Il campo del Presidente dice infatti che la questione dell’elezione di Kenyatta è conclusa ma che è disponibile a parlare con l’opposizione sui temi dello sviluppo economico e della creazione dei posti di lavoro. Odinga invece continua a insistere sul fatto che a suo dire l’elezione è stata una truffa. Quindi le posizioni sono ancora lontane” conclude.  (Fonte Agenzia Fides)

 

 

                                    a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

Libia: per Sewehli ripresa del dinaro

 

 

 Il presidente del Consiglio di Stato libico, Abdur Rahman Sewehli (foto), ha affermato che “nel 2018 è prevista una netta ripresa del dinaro verso il suo livello naturale”. Con un post su Twitter, il politico libico ha commentato la ripresa di questi giorni del dinaro libico rispetto alle valute pregiate nel mercato nero di Tripoli, affermando che “le indicazioni politiche che arrivano ora sono positive, alla luce della ripresa della produzione petrolifera e dell’aumento del suo prezzo sui mercati internazionali”. Le dichiarazioni di Sewehli giungono dopo la nomina del governatore della Banca centrale libica, Mohammed al Shukry, che ieri ha prestato giuramento davanti al parlamento di Tobruk. Dopo la sua elezione, avvenuta il 19 dicembre scorso con 54 voti di preferenza. Al termine della cerimonia è iniziato il dibattito in aula sulla legge referendaria presentata dalla Commissione legale della Camera dei rappresentanti libica.(Fonte Agenzia Nova)

a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

In Liberia revisione della Costituzione

 

 

Il nuovo presidente della Liberia, George Weah, ha annunciato l’intenzione di procedere a una revisione della Costituzione, con riferimento particolare alla disposizione sulla cittadinanza, giudicata razzista. Lo riferisce il quotidiano "Liberian Daily Observer". Parlando ieri in parlamento durante il suo primo discorso sullo stato della nazione, il capo dello stato ha affermato che l’articolo della Costituzione che riserva la cittadinanza alle “persone di colore” è “inutile, razzista e superato”. Weah ha inoltre parlato della necessità di rivedere il divieto per gli stranieri di possedere beni terrieri, ritenuto sfavorevole per gli investitori, e di detenere un’altra nazionalità. Il presidente neoeletto ha inoltre annunciato un “taglio del 25 per cento del suo salario, con effetto immediato”, invitando i parlamentari a seguire il suo esempio, alla luce delle difficoltà economiche che attraversa il paese. Weah ha infine ribadito la sua volontà di fare dell’educazione “una priorità” della sua amministrazione.

George Weah ha votato come presidente della Liberia lo scorso 22 gennaio. Nel suo primo provvedimento dopo il giuramento da capo dello Stato, Weah ha annunciato l’introduzione di un tetto di spese di 3 mila dollari per le agenzie pubbliche del paese africano. In una dichiarazione pubblicata sul sito web della presidenza di Monrovia si legge che qualunque spesa che sforerà il budget previsto “dovrà ricevere l'approvazione da parte dell’ufficio del presidente”. Lo scorso 23 gennaio Weah ha annunciato le nomine-chiave del suo governo. Secondo quanto riferisce il sito d'informazione “FrontPage Africa”, al ministero degli Esteri è stato nominato l’ex senatore Gbezohngar Findley, vicino all’ex presidente Ellen Johnson-Sirleaf. Al ministero degli Affari presidenziali e delle Finanze sono stati nominati rispettivamente Nathaniel McGill (ex segretario del partito di governo Congresso per il cambiamento democratico) e Samuel Tweah. I ministeri della Giustizia e della Difesa sono invece andati rispettivamente a Charles Gibson e al generale Daniel Dee Ziankahn (ex capo delle forze armate).

Lo scorso 5 gennaio la Commissione elettorale della Liberia ha convalidato l’elezione di Weah alla presidenza del paese. L’ex calciatore del Milan ha vinto il ballottaggio delle presidenziali che si è tenuto lo scorso 26 dicembre ottenendo il 61,5 per cento dei voti contro il 28,8 per cento conseguito dal suo sfidante, il vicepresidente uscente Joseph Boakai. Al primo turno del 10 ottobre scorso Weah aveva ottenuto il 38,4 per cento dei voti, mentre Boakai si era fermato al 28,8 per cento. La data del secondo turno delle elezioni presidenziali era rimasta a lungo in sospeso prima di essere annunciata lo scorso 12 dicembre, dopo che il candidato del Partito della Libertà, Charles Brumskine, aveva presentato ricorso contro l’esito del voto del primo turno, poi respinto dalla Corte suprema. Weah, già candidato alle elezioni presidenziali del 2005 e del 2011 in Liberia, succederà all'attuale presidente Ellen Johnson .(Fonte Agenzia Nova)

 a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

Marocco: energia da fonti rinnovabili al 52% entro il 2030

 

 

Il re del Marocco, Mohammed VI, ha organizzato nel fine settimana una riunione al palazzo reale di Casablanca dedicata alla revisione e alla valutazione dei piani di sviluppo nel settore dell’energia da fonti rinnovabili da parte dell’agenzia Masen. Si è trattato di una sessione di lavoro rientra nel quadro del regolare monitoraggio da parte del monarca delle varie fasi di sviluppo della strategia energetica nazionale e, in particolare, delle energie rinnovabili. Durante la riunione, il presidente del Masen, Mustapha Bakkoury, ha presentato i risultati raggiunti alla fine del 2017, nonché i progetti previsti per il periodo 2018-2020 per consentire il raggiungimento dell'obiettivo di aumentare la capacità di produzione da fonti rinnovabili al 42 per cento entro il 2020 e al 52 per cento nel 2030. La presentazione, riferisce l’agenzia di stampa “Map”, si è inoltre incentrata su misure volte ad accelerare la sinergia degli attori del sistema istituzionale energetico nazionale dopo il completamento della riforma legislativa e normativa. Hanno preso parte alla riunione, tra gli altri, il capo del governo, Saad Eddine El Othmani; i consiglieri reali Fouad Ali El Himma e Yassir Znagui; il ministro dell'Economia e delle Finanze, Mohamed Boussaid; il ministro dell'Energia, miniere e sviluppo sostenibile, Aziz Rebbah; il direttore generale dell'Ufficio nazionale Idrocarburi e miniere, Amina Benkhadra. (Fonte Agenzia Nova)

 a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

Egitto:candidato alle presidenziali Moussa si dice pronto a gestire la questione "Gerd" una volta ultimata

 

 

Una volta ultimata, la Gerd, il cui costo complessivo stimato è di 4 miliardi di dollari, avrà una capacità di 6.450 megawatt (Mw) per un volume totale di 74 mila metri cubi. Il progetto vede da mesi contrapposti Egitto, da una parte, ed Etiopia e Sudan, dall’altra, in relazione alla spartizione delle acque del fiume Nilo. Il nuovo ciclo di colloqui tecnici sugli impatti della diga Gerd è fallito dopo che nel settembre 2017 Addis Abeba ha respinto la relazione consegnata dalle società di consulenza francesi Brl e Artelia, che avvertivano dell'impatto negativo della diga etiope sul flusso dell'acqua del Nilo in Egitto e sulla produttività della diga di Assuan. Per questo motivo, dal 2010 l’Egitto boicotta l'Iniziativa del bacino del Nilo, istituita con l’accordo di Entebbe firmato da sei paesi: Etiopia, Kenya, Ruanda, Tanzania, Uganda e Burundi. All’accordo non hanno tuttavia aderito l’Egitto e il Sudan, a causa della riassegnazione delle quote d'acqua del Nilo che sfavorirebbe questi due paesi. Anche la Repubblica democratica del Congo (Rdc) ha rifiutato di firmare l'accordo, mentre l’Uganda rivendica quote maggiori per favorire lo sviluppo economico e distribuire energia elettrica in zone in cui questa è garantita solo da generatori a diesel. Per rientrare nell'Iniziativa del bacino del Nilo dopo 7 anni, l'Egitto chiede di mantenere la sua quota storica d'acqua sancita da un precedente accordo del 1959, pari a 55,5 miliardi di metri cubi all'anno. (Fonte Agenzia Nova)

 a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)