La violenta repressione delle dimostrazioni dell’opposizione da parte della polizia dello Zimbabwe è criticata da diversi organismi umanitari. Venerdì 26 agosto si è tenuta una dimostrazione di protesta promossa da 18 partiti dell’opposizione che era stata autorizzata all’ultimo momento dalla Corte Suprema. La polizia aveva iniziato ad attaccare i dimostranti che stavano radunandosi pacificamente in attesa dell’autorizzazione della Corte .
Secondo l’associazione Zimbabwe Lawyers for Human Rights (ZLHR), nonostante l’autorizzazione della Corte, la polizia e in seguito militari dell’esercito, hanno attaccato i dimostranti con gas lacrimogeni e manganelli.
Tra le persone colpite ci sono state anche donne, tra cui una incinta, che secondo ZLHR è stata arrestata e della quale non si conosce il luogo di detenzione, ed una signora anziana, circondata e brutalmente minacciata da 8 poliziotti in assetto antisommossa.
La polizia ha arrestato una settantina di persone, accusate di aver provocato gli incidenti. Tra questi c’è Promise Mkwananzi, leader del movimento #Tajamuka (“siamo agitati”), uno dei movimenti di protesta che si servono dei social media per diffondere le loro idee e lanciare iniziative di protesta contro il 92enne Presidente Robert Mugabe, che a dispetto dell’età, intende ricandidarsi alle elezioni del 2018. (Fonte Agenzia Fides)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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