Confermato nuovamente alla guida del suo Paese,il Tchad, Idriss Déby attualmente ha contro tutte le associazioni umanitarie locali, quelle che si occupano della difesa dei diritti umani.
E questo perché dal giorno delle votazioni per i militari, il 9 aprile scorso, parecchi, noti dissidenti nei confronti della politica di regime, sono scomparsi e di loro non se n'è saputo più nulla.
La cosa non meraviglia affatto in quanto è nota da sempre la consueta politica del "pugno di ferro" con cui Déby ha sempre governato e tenuto sotto controllo ogni refolo di eventuale sommossa avvertito nell'aria.
E non è casuale che s'appresti a gestire per la quinta volta consecutiva il potere, pur avendo fatto capire, prima di annunciare la propria candidatura,almeno così sembrava, di essere stanco per il peso degli anni e di poter forse anche rinunciare.
Così,però, non è stato.
Ritornando ai militari(ci sono pubblicazioni in merito come quella di Marielle Debos, Le métier des armes au Tchad. Le gouvernement de l’entre-guerres, Paris, éd. Karthala, coll. " Les Afriques ", 2013) c'è da sapere che nell'esercito del Tchad esiste una netta divisione.
Cioè corpi speciali e fedeli al presidente e poi tutti gli altri, quelli cioè che non godono di alcun privilegio particolare. E questi sono massa, anonimato, combattenti qualunque.
Uno specifico di quando, in certi Paesi, i politica ed esercito si alleano ad uso dei dittatori per detenere assieme il potere.
Intanto Washington,tramite l'ambasciatrice Power, fa da giorni pressioni perché sia fatta quanto prima chiarezza sulla complessa questione.
La Francia, dal canto suo, tace e non fa dichiarazioni.
Non convincono affatto i familiari degli scomparsi, comunque, le note ufficiali dell'esercito ciadiano in risposta, le quali recitano, a giustificazione delle assenze dei militari, di impegno in alcune missioni speciali.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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