Nella giornata di ieri, sabato, il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki moon, ha fatto sapere al vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione Africana, riuniti ad Addis Abeba, di essere del parere della assoluta necessità d'inviare, e anche molto presto, truppe in Burundi a salvaguardia della popolazione locale, in balia dei ripetuti contrasti e scontri tra governo e opposizione, dopo l'elezione per la terza volta alla presidenza del Paese di Pierre Nkurunziza.
Non tutti i capi di Stato presenti si sono, tuttavia, mostrati d'accordo sulla richiesta.
Questo è quanto si è potuto percepire.
E le motivazioni possono essere le più disparate.
Come, ad esempio, chi in cuor suo sta già pensando anch'egli a un terzo mandato.
E governi di lungo termine (leggi dittature) non sono affatto una novità in Africa.
Solo Idriss Déby, presidente del Tchad, e da ieri anche presidente dell'Unione Africana (UA), è concorde nell'impegno di mettere fine alle situazioni incresciose di guerre intestine tanto in Libia quanto in Sud Sudan, in Somalia e nei Paesi confinanti con il suo.
Ma Deby è un militare.
Si attendono decisioni.
La cosa certa è che la mattanza in Burundi deve assolutamente avere termine, giacché il mondo ormai sa e non può fingere di non sapere.
Marianna Micheluzzi(Ukundimana)
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