Albert Schweitzer (1875-1965), "le grand docteur" di Lambarené, è fra i primi ad aver pensato, in concomitanza e insieme differentemente con Heidegger e Splenger, la cosiddetta “crisi della civiltà”, che affonderebbe le sue radici nel terreno di coltura dell’Illuminismo e di cui la prima guerra mondiale sarebbe poi stata il risultato più che l’origine.
Un testo di meno di cento pagine di Ernst Cassirer, noto filoso tedesco, offre i lineamenti biografici e intellettuali che rendono Schweitzer un pensatore sentinella nella cultura del ’900 per il suo invito a riflettere sul ruolo della filosofia, a partire dalla critica dei concetti di “ragione” e “etica”.
Il loro punto di incontro emerge nel primato della “ragione pratica”, una razionalità responsabile della vita alla luce della quale si comprende la scelta di Schweitzer di abbandonare l’insegnamento della filosofia per seguire la professione di medico missionario .
Mentre lo sforzo di Cassirer sta tutto nell’affermare il valore pratico della filosofia, vale a dire quello etico, sociale, antropologico.
I due s'incontrano per la prima volta a Oxford, il 18 ottobre del 1934.
E il saggio in questione sarà redatto dal filosofo qualche anno prima della morte di Cassirer, avvenuta nell'aprile del 1945.
Di lui, dell' ecclettico Schweitzer (musicista, interprete di Bach, studioso della civiltà e teologo), Cassirer dice subito :<<Parlava del declino della nostra civiltà e lo motivava con ragioni così chiare che vi ritrovavo in modo felice e stupefacente i miei stessi pensieri su questi problemi.>>
Tutto questo e molto di più nel volume della Morcelliana di Brescia, nella collana "Pellicano Rosso",dal titolo "Albert Schweitzer critico dell'etica delXIX secolo".
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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