Le riforme nel settore del pubblico impiego non sono mai facili, ma in Zimbabwe rischiano di essere una questione ancora più spinosa del normale.
Il ministro delle Finanze, Patrick Chinamasa, ha annunciato “una valutazione della produttività nell’amministrazione statale per verificare se le persone giuste occupano i ruoli giusti”.
La riorganizzazione del settore pubblico, secondo il ministro, non può più attendere, dato che il precedente tentativo era stato fatto, ha sostenuto Chinamasa, “in un ambiente politico avvelenato”.
Il riferimento è agli anni del governo di unità nazionale tra lo Zanu-Pf del presidente Robert Mugabe e l’Mdc dello storico oppositore Morgan Tsvangirai.
Allora il ministero delle Finanze era guidato da Tendai Biti, esponente del secondo schieramento. Attualmente il governo dello Zimbabwe spende circa l’80% del proprio budget – è ancora Chinamasa a spiegarlo – per il pagamento dei salari dei dipendenti, molti dei quali, ha sostenuto il ministro, “sono pagati per non fare nulla”.
La battaglia contro i “fannulloni”, però, rischia di restare un annuncio teorico. A sostenerlo è la testata New Zimbabwe, edita a Londra e solitamente critica nei confronti del governo in carica.
Secondo questa tesi, molti dei cosiddetti “lavoratori fantasma” sono in realtà quadri del partito al potere, a cui sono stati assegnati incarichi amministrativi vista l’impossibilità di pagarne i salari.
Di recente, in effetti, la stampa locale e quella sudafricana hanno riportato testimonianze secondo cui il partito sarebbe privo di fondi e addirittura indebitato per 11 milioni di dollari.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Commenti