È stato effettuato il primo arresto in relazione al presunto complotto per uccidere il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, di cui avevano parlato negli scorsi giorni i media di Harare.
Malgrado della trama fosse stata incolpata la vice-presidente Joice Mujuru insieme ad alcuni suoi fedelissimi, l’arrestato è un esponente dell’opposizione. Job Sikhala fa infatti parte di una delle tre formazioni in cui si è diviso il partito d’opposizione Movement for Democratic Change (Mdc), quella rimasta fedele all’ex primo ministro Morgan Tsvangirai.
Proprio insieme a Tsvangirai, Sikhala era stato già processato con accuse simili nel 2002.
Fu assolto e oggi come allora nega ogni intenzione di rovesciare con la violenza il governo.
In questo caso a Sikhala sono invece attribuiti colloqui con emissari della vice-presidente Mujuru.
Delle conversazioni in cui si sarebbe discusso su come deporre ed eliminare fisicamente il capo dello Stato esisterebbero – sostengono i media legati a Mugabe – delle registrazioni.
L’arresto dell’esponente dell’opposizione avviene mentre alcune parti di questa si sono accordate per mettere fine alle loro divisioni e costituire una “grande coalizione” in vista delle elezioni del 2018.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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