Avevo sempre escluso la possibilità di una guerra civile, ma la situazione è cambiata”.
Parole drammatiche quelle pronunciate alcune ore fa dall’ambasciatore libico alle Nazioni Unite.
“Nel passato, gli incidenti legati alla sicurezza erano limitati, isolati e rari. Ma oggi gli scontri oppongono due gruppi che usano armi pesanti. Ogni gruppo ha i propri alleati nelle altre regioni del paese” ha detto Ibrahim Dabbashi, rivolgendosi al Consiglio di sicurezza.
La situazione in Libia è “complicata” – ha aggiunto – e lo è diventata “ancor di più dopo il 13 luglio”, ovvero all’avvio dei combattimenti su più ampia scala fra le milizie in lotta per il controllo dell’aeroporto di Tripoli.
Uno scenario che “potrebbe sfociare in una guerra civile in piena regola se non stiamo molto attenti e saggi nelle nostre azioni, e questo vale per tutti” ha sottolineato Dabbashi.
Il Consiglio di sicurezza ha adottato ieri una risoluzione che inasprisce l’embargo sulle armi e il congelamento dei beni per tutte le persone e organizzazioni che costituiscono una minaccia per la pace e la stabilità del paese.
Il governo di Tripoli chiede il dispiegamento di una forza di mantenimento della pace per consentire il disarmo delle milizie.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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