Olivier De Schutter, un nome poco noto ai più, ha terminato il 30 maggio scorso il suo secondo mandato quale relatore speciale dell'Onu per il diritto al cibo.
Ed è dal 2008 che De Schutter combatte coloro che, in nome di una ideologia puramente affaristica, considerano la terra soltanto un bene da sfruttare.
E strombazzano la propria ambigua visione del problema con la pezza giustificativa che così ci sarebbe più cibo per tutti.
Mentre un certo genere di autosufficienza alimentare, nel non rispetto della terra, e con esso l'agro -business, significano ulteriore arretratezza per i contadini poveri di certa Africa e non solo.
E' questa la verità vera.
De Schutter- come riporta Nigrizia - sostiene con profonda convinzione che cancellare la povertà rurale è possibile restituendo, semmai, la terra ai contadini in piccoli appezzamenti.
Egli scorge tutto il positivo nell'agricoltura a conduzione familiare pur essendo consapevole che il suo pensiero collide senz'altro con quegli interessi privati.
Interessi che sono poi quelli delle multinazionali dell'agro-alimentare.
Multinazionali dell'agro-alimentare che, specie in Africa e anche in America Latina, stanno facendo incetta di terre a bassissimo prezzo e con concessioni, offerte dagli stessi governi del luogo, di lungo periodo.
La ricetta De Schutter è di difficile applicazione, lo sappiamo, ma merita attenzione.
Magari le nuove generazioni potrebbero invertire la rotta.Chissà.
In Africa, ad esempio, ci sono 200milioni di ettari di terreno idonei ad essere arati ma ,al momento, non coltivati.
Nei Paesi in via di sviluppo i governanti, anzicché beneficiare delle "mazzette" (leggi corruzione), dovrebbero favorire l'accesso al credito alle famiglie contadine.
E, ancora, favorire l'introduzione di moderne tecnologie in campo agricolo, impegnandosi nella formazione di giovani e meno giovani. Uomini e donne.Indifferentemente.
L'utopia potrebbe in questo modo non essere più tale e ci sarebbero ricadute positive per tutti.
A sud del mondo certamente ma anche nel nostro "nord" che mangia ormai quasi solo "cibo spazzatura".
Non si scopre l'acqua calda. Occorre, tuttavia, volontà di cambiamento.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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