Era l'aprile del 1995,quando improvvisamente il mondo scoprì l'esisistenza della congregazione religiosa femminile delle suore Poverelle di Bergamo.
A Kikwit, nel Congo, le suore missionarie lottavano contro il terribile e misterioso virus Ebola. Lottavano e morivano.
Una dopo l'altra, sei suore delle Poverelle persero la vita dopo avere contratto il virus nei padiglioni dell'ospedale di Kikwit.
Morirono insieme a centinaia, migliaia di congolesi. Le religiose sapevano della malattia, ma non vollero lasciare il proprio posto.
Diciotto anni dopo, il 28 aprile prossimo, verrà ufficialmente aperta la procedura di beatificazione.
Anche in questi ultimi mesi, in Guinea Conackry in primis e in altri Paesi dell’Africa, ad esempio l'Uganda,il virus dell’Ebola è ricomparso con tutta la scia di morte che ne consegue e di cui non sempre le autorità del luogo danno adeguatamente notizia.
Più che martiri (che nel nascondimento ci sono e non sono neanche pochi) si vorrebbe per l’Africa odierna e per gli africani più salute e benessere.
E, ancora, per chi li accompagna, che faccia da fratello o sorella maggiore ma nei limiti.
Cioè sia pronto a farsi da parte al momento opportuno per consentire la dovuta autonomia.
Una riflessione tocca invece ai suoi governanti, ai "padri padroni", ai tirannelli che di questi giorni scalciano per farsi rieleggere alle prossime politiche e che, semmai, dovrebbero farla finita con corruzione e arricchimenti illeciti, di cui il mondo che segue i "media" è bene a conoscenza.
Diversamente, parlando d’Africa, si continuerà a lamentare le consuete “geremiadi” per chissà quanto tempo.
E noi, e con noi tutta l’Africa giovane e istruita (cioè le nuove generazioni), vorremmo che così non fosse più.
L’ebola dei nostri giorni, sia pure tragicamente, possa fungere da richiamo. E un po’ per tutti.
Stop ai martiri e al martirio. Ci s'impegni, senza nulla togliere all'abnegazione caritatevole e disinteressata, che pure esiste, solo per la vita.
Ma una vita (ne abbiamo una soltanto) che sia degna di tale nome anche dove la complessità del contesto pone, come in Africa, mille ostacoli.
Quando si vuole, si può. Così anche la testimonianza di certi martiri avrà avuto e avrà un senso.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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