In un villaggio africano ,a sud del Sahara, viveva un anziano padre, il quale, sentendosi prossimo alla morte, affidò in custodia ai suoi tre figli tre differenti sacchetti.
E aggiunse anche che, quando lui non ci sarebbe stato più, dovevano assolutamente recarsi dal famoso saggio Demba, noto in tutto il circondario, per avere spiegazioni in merito al contenuto dei sacchetti ricevuti in dono.
Così accadde.
Subito dopo i funerali, i figli dell’anziano si misero in cammino per andare a cercare Demba, non prima però che ciascuno di essi avesse verificato il contenuto del proprio sacchetto.
Nel primo pare ci fosse polvere d’oro; nel secondo liane intrecciate e nel terzo solo sabbia.
Il percorso per arrivare a destinazione certo era lungo e anche poco agevole e occorsero almeno due giorni di faticoso cammino.
Ma i giovani, che intendevano obbedire alle volontà del loro padre, senza nulla tralasciare, non si scoraggiarono per nulla e affrontarono il viaggio di buon mattino e con buona lena.
Lungo il tragitto,all’improvviso, comparve loro un ippopotamo abbigliato con una tunica bianca, uno strano berretto rosso sul capo e un rosario intorno al collo. Questi salutò molto cerimonioso i tre e poi arretrò, facendo tutta una serie di genuflessioni non richieste.
Più avanti, dopo un altro tratto di strada, ecco che comparve un bufalo magro e pieno di piaghe, che incurante dei presenti tirò dritto per la propria strada.
E, ancora, il giorno seguente, ai tre giovani viaggiatori tagliò la via,e sempre inaspettata, anche una mucca. Ma questa era ben pasciuta.
Si cibava di un’erba stenterella, che trovava in un prato delle vicinanze e tuttavia era abbastanza tranquilla. O, comunque, dava questa impressione.
Infine,lo stupore non è mai troppo, mentre stavano per raggiungere il villaggio del saggio Demba, sfrecciò innanzi a loro ,come una saetta, un’ elegante gazzella con sole tre zampe.
I tre giovani non poterono non interrogarsi sul perché di queste impreviste quanto strane apparizioni e, non trovando risposte da soli, attesero d’incontrare Demba allo scopo di poterne finalmente avere.
Ma anche Demba fu per i giovani viaggiatori una sorpresa.
Non era affatto il vecchio saggio di cui favoleggiavano quelli che non l’avevano mai conosciuto. Bensì un bambino.
Un bambino che dissipò, immantinente, i dubbi dei tre circa le apparizioni lungo il percorso.
L’ippopotamo - spiegò Demba- era solo un re spodestato, che usava la religione per quietare il proprio animo sconvolto e che sperava, in questo modo,mostrandosi molto pio, di accattivarsi il favore del popolo.
Il bufalo, nonostante tutte le sue sofferenze fisiche ( le tante piaghe) , tirava avanti per la sua strada e non si lamentava affatto. E anche la vacca era il prototipo di chi si accontenta di poco e sta bene, ugualmente, al mondo.
Infine la gazzella non era altro, nelle parole di Demba, che l’esistenza stessa, mai perfetta, come ben sappiamo, ma bella lo stesso e degna d’essere vissuta da parte di tutti.
Quanto alla richiesta di spiegazione del contenuto dei sacchetti , Demba fu lapidario.
L’oro era la cupidigia, alimentata dal desiderio di possesso di tante ricchezze.
Le liane, invece, erano le ingiuste schiavitù ,presenti nel mondo e purtroppo dure a morire.
La sabbia, infine, ricordava l’impegno a salvaguardare il creato, per impedire al mondo di divenire un unico deserto.
E il vecchio padre, in realtà, non desiderava altro che i suoi tre figli, guardando ogni giorno i tre sacchetti, prestassero attenzione e non cadessero mai in nessuno dei tre errori.
E, semmai, si battessero perché anche altri facessero allo stesso modo. Come loro.
Quando i tre giovani, soddisfatti, si congedarono da Demba, egli aggiunse,infine, un’ultima spiegazione non richiesta.
E cioè che la conoscenza, se si vuole, è anche a portata di bambino. Basta essere umili nel saper ascoltare e, soprattutto, guardare ma sapendo vedere.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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