Le nuove sfide in prospettiva ravvicinata per la Chiesa missionaria in Africa ( parlo di Chiesa cattolica) sono enormi e questo perché i giovani membri africani degli Istituti missionari internazionali sono in continua crescita. Ciò significa, pur nel solco della tradizione ( riferimento alle strutture storico-teologiche), innovare dando inevitabilmente maggiore spazio alla cultura africana(e non come è avvenuto finora , solo parlando e scrivendo a iosa di “inculturazione”).
Insomma fare in modo che gli Istituti imparino ad “articolare”, per davvero, il linguaggio africano.
Quel linguaggio cioè che ,a 360 gradi, è proprio culturalmente degli africani.
Laurenti Magesa, teologo tanzaniano, suggerisce, dalle pagine di “Nigrizia”, nell’ultimo numero di ottobre, l’imprescindibilità dello sforzo, che dovrà essere fatto nel parlare, come missionari, dell’Africa dal di dentro, di saper guardare, interpretare e capire le realtà africane dal punto di vista degli africani.
Di come cioè essi, gli africani, si pongano intellettualmente, emotivamente e culturalmente.
Questa è la priorità, oggi non più tramandabile.
Perché- continua Magesa- oggi molti missionari europei, che operano in Africa, continuano ancora a rapportarsi alla gente come se abitassero fuori dall’Africa.
E, inoltre, alcuni di essi utilizzano addirittura un linguaggio e certi contenuti, di cui più di stereotipo non ce n’è.
E che non comunica e non incide minimamente nel cuore e nella mente delle popolazioni.
Il cambiamento per il teologo tanzaniano è possibile.
E lo sarà, sempre di più, man mano che avanzerà nei differenti Istituti presenti nel continente quel processo, autentico e affatto libresco, di trasformazione intellettuale, psicologica, spirituale e attitudinale.
E Magesa cita a supporto del proprio argomentare il pensiero di un altro teologo africano, il noto kenyano Jesse Mugambi.
Secondo Mugambi, che esemplifica parlando di testo e di contesto, il testo è il carisma originario dell’Istituto, il contesto è l’ambiente africano in cui esso si cala. Il testo, allora, deve essere e rimanere stimolo creativo mentre il contesto, invece ,è la piattaforma operativa sulla quale elaborare una teologia africana per gli africani.
Questo è solo il primo aspetto, il più importante, per la missione ad gentes degli Istituti missionariinternazionali in Africa.
Ne restano certamente altri di non facile gestione e che richiedono parecchia maturità e saggezza da entrambe le parti.
Per essi rimando, chi fosse interessato, alla lettura dell’intero articolo su Nigrizia(n10.ottobre 2013).
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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Scritto da: aparat sudura telwin | 28/10/13 a 06:08