L’uomo dei nostri giorni o la donna, il (la) cosiddetto/a postmoderno/a come li definiscono filosofi, critici e/o tabloid,a seconda delle “letture” di cui fruiamo, è quell’ essere paragonabile all’ eterno turista. Quel gitante che brama e viaggia per ogni dove.
E non ha mai una meta precisa.
Cerca di divertirsi ,di distrarsi dalla routine e dall’angoscia quotidiana, non cerca qualcosa di specifico, non si pone affatto un obiettivo.
Ogni luogo va bene. Scatta tantissime foto che poi non avrà tempo di guardare e di mostrare agli amici.
Vive il momento, l’ emozione passeggera , che presto si dissolverà nel mare di ricordi confusi, cui ne seguiranno certamente altre e altre ancora, che si perderanno.
Non cerca insegnamenti. L’idea di affrontare un viaggio interiore lo (la) spaventa.
Il “pellegrino”, no. Lui è tutta un’altra cosa.
E io ? Io chi sono ?
Per metà viaggiatore, o meglio viaggiatrice come tutti, per l’altra metà, probabilmente “persona in cammino”.
Ma non ho fretta di giungere alla meta.
Un passo dietro un altro passo.
Mi basta.
L’importante è la tenacia.
E, poi, mi piace vivere con gli altri e di altri .
Amo la gente. Tutta la gente.
E amo, specie, le differenze tra le genti.
Quel mosaico o puzzle che di solito chiamiamo umanità e che ai “razzisti” d’accatto fa storcere il “muso” e tappare il naso.. (m.m.)
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