In villaggio maliano viveva una tranquilla famigliola,composta di padre, madre e un'unica figlia. Era , infatti, una coppia molto giovane, sposata da poco.
Il padre lavorava quasi ogni giorno nei campi, la madre sfaccendava in casa e poi, un giorno e l’altro pure, si recava al mercato a vendere i prodotti del suo ingegno (era un’abile tessitrice e coloratrice di stoffe). E la figlioletta dava una mano, specie quando c’era da lavare i tessuti al fiume prima di andarli a vendere.
Accadde che, un brutto giorno, mentre madre e figlia erano al fiume, la bambina , per inseguire un simpatico cucciolo di zebra,spuntato all’improvviso dai cespugli, si fosse allontanata un po’ troppo.
Da quel momento di lei non si seppe più nulla.
Ma nel villaggio si raccontava di uno stregone cattivissimo, che rapiva i bambini e poi li segregava.
I genitori della piccola, che non si davano pace, specie la madre, andarono per consiglio da un vecchio saggio. E questi suggerì alla donna di bere il succo di un cocco di cui lui le fece dono.
La donna ringraziò e, a casa, spaccata la noce di cocco, ne bevve diligente tutto il liquido.
Dopo alcuni giorni si accorse di attendere un bimbo. E, infatti, dopo nove mesi, nacque un vispo maschietto.
Cresciuto in fretta, quest’ultimo si costruì un tamburo rudimentale ,che suonava con discreta maestria, dalla mattina alla sera, e solo per diletto in ogni dove.
E alla gente bisogna dire che quel suono piaceva.
Quando, dopo un po’ di tempo, il “nostro” venne a sapere dalla mamma in lacrime del rapimento di una sorellina, che non aveva mai conosciuto, ebbe una luminosa idea.
Andare cioè nei paraggi della dimora dello stregone e suonare ininterrottamente il suo tamburo. Chissà- pensò tra sé – che non accada un miracolo insperabile.
E così fece.
Fatti chilometri di strada e suonando lo strumento, finalmente giunse a destinazione.
Dopo un po’ che era lì,da una porticina segreta, piuttosto angusta, ecco uscire all’aperto una graziosa fanciullina, che capì , senza bisogno di parole, all’istante, il messaggio del tamburo.
I due si riconobbero, pur non essendosi mai incontrati prima, si abbracciarono e, subito, con passo lesto si avviarono per raggiungere la casa dei loro genitori.
Papà e mamma non credevano ai loro occhi, quando li videro, e furono così felici che invitarono tutto il villaggio a festeggiare con loro.
Con cibo in abbondanza, danze, canti e tantissima musica. Pure quella , appunto, del tamburo magico, che era stata l' autrice di una liberazione insperata.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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