La nave attraccò nel porto di una città africana che si chiamava Lourenço Marques. Era una città piccola e fittamente popolata, che con le sue facciate bianche e le case abbarbicate sui pendii in qualche modo ricordava Algeri.In alto sulla collina c’era un grande albergo bianco. Il nome della città era impossibile da pronunciare, così l’equipaggio decise di chiamarla semplicemente “Loco”. Hanna ricordava di avere letto nel suo dizionario che loco in portoghese significa “matto”. (pag.82)
Hanna era sul ponte e osservava i portatori africani vestiti di stracci che caricavano a bordo le provviste sotto l’occhio vigile del comandante. Un uomo bianco in un sudato completo color cachi con la barba e il viso scottato dal sole, li stava incitando. Dai movimenti delle sue mani sembrava agitasse una frusta invisibile. I portatori erano magri, sembravano avere paura. Di tanto in tanto, incontrava i loro sguardi sfuggenti e inquieti. Le era sembrato di vedere qualcos’altro: rabbia, forse anche odio. Non poteva dirlo con certezza. L’uomo bianco urlava con voce stridula, come se detestasse quello che stava facendo, o volesse che finisse al più presto.(pag.83)
Hanna vide i missionari scendere a terra con la borsa della posta e sparire nella città. Li seguì con lo sguardo. Improvvisamente provò il desiderio di correre per raggiungerli, per seguirli il più lontano possibile dal mare. Ma c’era ancora una fune invisibile che le bloccava l’accesso alla passerella. (pag.86)
Poco dopo le quattro del mattino,Hanna lasciò la cabina. Il marinaio di guardia alla passerella dormiva, la testa reclinata sul petto. (pag. 88)
Reading da "Ricordi di un angelo sporco" di Henning Mankell-Marsilio editore
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana )
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