Sempre nel nostro ormai consueto villaggio abitava una lepre.
Un giorno ella decise di piantare per sé un orto per fare fronte ai periodi di penuria di cibo e la scelta cadde in prevalenza su delle graziose piantine di piselli, di cui andava molto ghiotta.
Per farsi aiutare invitò a collaborare una giovane antilope grigia, cui consegnò una zappa.
L’antilope sulle prime fece la preziosa e disse chiaramente alla lepre che lei preferiva dei fagioli selvatici ai piselli. Ma poi, di notte,senza timore, andava a sradicare, di nascosto, le piantine di piselli per portarsele nel suo di orticello.
Quando la lepre scoprì il fattaccio, la apostrofò da ladra e la licenziò immediatamente, facendosi tuttavia restituire la zappa.
Mentre camminava per smaltire la rabbia per essere stata gabbata da un’antilope, la nostra lepre s’imbatté in un gruppo di donne, che scavavano l’argilla nel terreno con dei rudimentali bastoni e , mossa a compassione,offrì loro la sua zappa.
Ma queste, invece di essere grate, al termine del lavoro spezzarono la zappa e, per non essere completamente scortesi, ripagarono la lepre con un vaso d’argilla fatto da loro.
Andando più avanti nel suo percorso la lepre incontrò ancora degli uomini, che raccoglievano il miele e che non avevano recipienti per deporvelo.
Così pensò bene di offrire loro il vaso d’argilla che però , uno di loro, al termine dell’operazione, malauguratamente fece cadere e rompere.
In riparazione da questi uomini molto maldestri alla lepre venne offerto invece un po’ di miele tra mille scuse.
Avanzando di qualche metro con il suo miele, la lepre vide nuovamente delle donne, che erano tutte impegnate ad impastare farina di mais per fare della pasta.
Poiché mancavano di dolcificante ,la lepre offrì spontaneamente loro il suo miele e chiese solo in cambio un pezzo di pasta dolce.
Quel pochino che riuscì ad ottenere, grazie alla generosità di una sola delle donne, la lepre , strada facendo, l’offrì a dei ragazzi, che pascolavano le capre e pare che non mangiassero da molti giorni.
Quest’ultimi, alla fine, per sdebitarsi regalarono alla lepre una bella e grassa capra.
Capra, che finì dai mandriani di buoi, i quali pare fossero anch’essi vittime di una terribile penuria di cibo.
Ma stavolta le cose non andarono per niente bene all’amica lepre.
I mandriani, infatti,senza un motivo preciso, forse per ingratitudine, la picchiarono così selvaggiamente da farla credere addirittura morta.
Ma fortunatamente così non fu.
La lepre infatti, dopo un po’ di tempo , si riprese e ,salita furtivamente su un alto albero nella radura dove erano accampati i mandriani, fece sparire tutta l’acqua della zona e con essa anche tutta la birra bionda e nera che fosse,che le donne preparavano e con cui gli uomini si dissetavano.
Le famiglie dei mandriani cominciarono così ad avere dei seri problemi.
Tutti ormai avevano sete e non trovavano più acqua per dissetarsi in nessun luogo e dovevano starsene sotto il sole impietoso. I bambini poi morivano e le mamme erano disperate.
Giorno dopo giorno le cose andavano di male in peggio fino a quando una delegazione di uomini e donne furono costretti ad andare a chiedere scusa e soccorso alla lepre.
Quest’ultima un po’ si fece pregare e non disse subito di sì. Poi però, chieste in cambio cinque anziane, che annegò nello stagno vicino, quasi magicamente fece in modo che tutto ritornasse come prima nello stupore attonito dei presenti.
E cioè acqua e birra a volontà per tutti e i bambini malati o morenti divennero di nuovo vispi e giocherelloni.
Proprio come prima.
E la lepre?
La nostra lepre, dopo i prodigi di cui aveva dato dimostrazione di essere capace di fare, regnò in quel luogo per lunghissimo tempo come un grande capo, amato, servito e riverito da tutti.
E morì di vecchiaia.
a cura di Marianna Micheluzzi ( Ukundimana)
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