Il turismo in Tunisia ha costituito da sempre una voce importante della sua bilancia commerciale e, solo a causa della Rivoluzione dei Gelsomini prima,che però ha portato libertà, e degli eventi bellici nella vicina Libia dopo, essa ha visto purtroppo, da un anno a questa parte, calare notevolmente il flusso di denaro proveniente da questo genere di entrate.
In particolare le ha viste e sofferte strettamente quel 25% della popolazione, che si occupava proprio di turismo e che presumibilmente continuerà a farlo anche in un futuro prossimo.
Indotto incluso naturalmente .Il che non è cosa niente affatto trascurabile, considerando il bisogno di lavoro che c’è.
Ma, a quanto riferiscono fonti ben informate del ministero del turismo tunisino, pare proprio che in questi giorni si registri invece, e stranamente, un’inversione di tendenza nel Paese maghrebino e si può già rilevare una discreta presenza di turisti stranieri, dai giapponesi ai francesi(mancano gli italiani), che riprendono ad affollare le sue incantevoli e rinomate spiagge .
E questo per la gente del posto significa, finalmente, poter riprendere un attimo fiato e guardare in avanti con una certa relativa tranquillità.
A Hammamet, ad esempio, i lavori di pulizia e di restauro del locale casinò fervono.
E si può ben supporre che, presto, molto presto, esso riaprirà definitivamente i battenti e accoglierà, come faceva del resto in passato(Craxi e amici insegnano), gli amanti del tavolo verde.
Così come Cartagine, certamente per un altro tipo di utenza, è la meta che non può non convogliare, numerosi, tutti coloro che, provenienti da ogni parte del mondo, sono appassionati di archeologia e di storia dell’Africa punica e romana.
E anche qui, a Cartagine , ovviamente la gente del luogo lavora, dandoci sotto con olio di gomito, per offrire il meglio che può a chi arriva.
E, ancora, per un turismo decisamente “sans souci”, come resistere al fascino ammaliatore del famoso villaggio degli artisti a Sidi Bou Said, a pochi chilometri da Tunisi, che merita d’essere visitato per provare, almeno una volta nella vita, il brivido di lasciarsi coinvolgere da quelli che sono i suoi colori, i suoi suoni e gli odori, così terribilmente caratteristici?
Per non parlare poi delle passeggiate nelle medine cittadine, tra i banchi stracolmi di mercanzie accattivanti e con i venditori esperti ,che invitano senza remore, quasi sfacciatamente, il turista ad acquistare, ad ogni passo.
Certamente non dobbiamo immaginare un libro dei sogni e perché tutto funzioni a pieno regime occorrerà un po’ di pazienza in più da parte dell’ospite anche perché le magre entrate del Paese non consentono il” tutto” e il “subito” alla perfezione.
E forse bisognerà anche essere capaci di chiudere un occhio o due per non vedere i carri-armati che ancora sono lì, in Avenue Bourghiba, a Tunisi.
Ma, intanto, tutta una serie di accordi, anche con il Governo italiano, sono in corso di trattative, specie per quel che riguarda la valorizzazione del patrimonio culturale e archeologico. Ed è un grande bene.
Accordi che si sperano sul serio vadano a buon fine, perché la Tunisia, data la brevità delle distanze, in termini di miglia marittime, è proprio, se per caso non ce ne fossimo accorti, la nostra quarta sponda.
E i tunisini, oltre alla loro proverbiale accoglienza, amano, anche per ragioni storiche, l’Italia e gli italiani.
Solidarietà, in questo caso, sarebbe anche quella di dare una mano alla ripresa del loro turismo piuttosto che andare alla ricerca di quelle terre lontane dai nomi impronunciabili e ,di questi tempi, tanto modaiole.
Esotiche anch’esse certo ma, magari , a rischio tsunami.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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