Descrivere l’attività artistica di Madalena Macedo, pittrice e scultrice portoghese, risulta un quid di semplice e di complesso insieme specie quando la di lei frequentazione e l’addentrarsi nel suo lavoro si fanno più ravvicinati e continuativi nel tempo.
Lena non è mai scontata. Lena ti sorprende sempre. Questo è il bello di lei .
In entrambi gli spazi artistici (pittura e scultura) ella privilegia, la natura ( vive, ad esempio, la “sua” campagna portoghese come un dono quasi speciale) sia per quanto concerne la scelta degli ambienti e dei soggetti, che poi raffigura, che per il materiale che adopera, quando si tratta sopratutto di scolpire e che sceglie, come abbiamo già avuto modo di dire altre volte, cercandoselo da se stessa.
La complessità riguarda in particolare, invece, il passaggio , almeno nella pittura, da stati d’animo di grande serenità , evidenziata da colori delicatissimi e trasparenze quasi plastiche, a situazioni di pathos costruite con tratto maschio,dove i protagonisti sfiorano il tragico surreale e si propongono a tinte forti, perché le lacerazioni del loro animo volutamente non passino inosservate.
Addirittura alcune figure di fantasia , che possono illustrare una fiaba o un mito, arrivano talora a comunicare all’osservatore tutta quanta l’angoscia del vivere, specchio riflettente di un’umanità dolente che, nell’evasione del racconto per immagini, vorrebbe forse trovare risposte ad inquietanti e muti “perché”. E, invece, è solo basita.
E qui allora non si può non interrogarsi sulla dicotomia dei due piani di raffigurazione, così differenti e contrapposti, che per altro si alternano con abile disinvoltura nell’artista, capace di passare agevolmente, e cioè senza problemi, dall’uno all’altro.
Ma l’opera d’arte è per antonomasia opera aperta e sta al fruitore, solo a lui, critico d’arte o meno, la lettura e la risposta eventuale ai possibili interrogativi.
L’opera - si sa- è sempre l’artista ma non sempre l’artista è la fotocopia del suo sentire soggettivo ed emozionale nel transfert sull’opera.
L’artista è anche un osservatore della storia sociale del suo tempo e di quelle spesso inattese contraddizioni, che da essa possono emergere all’improvviso.
La Macedo queste contraddizioni trova più giusto allora, magari proprio per delicatezza tutta femminile, farle emergere in quello spazio di evasione, che può essere il mito o la fiaba.
Per poi sdrammatizzare.
E insegnare, se è possibile, a cominciare dai piccoli,dai semplici, dagli ultimi.
Il volto grinzoso, quasi da vecchia, di una bimba spaventata,che si difende dall’arcano mostruoso dice tanto. Dice tutto. Il male. La sua realtà. La nostra realtà.
E i rimedi?
La catarsi nell’Arte è valore che non va dimenticato.
Così come il maestoso toro dagli occhi di brace ardente, quelli appunto di una bestia destinata a morte certa ma che fino all’ultimo non vuole arrendersi e perciò prova a sfidare il mondo.
Profezia?
Riserva di contro, la nostra Madalena Macedo, per i suoi privatissimi momenti di estatica contemplazione, le plurime fasi della natura, che lei gode ad osservare e sempre con grande attenzione durante il trascorrere dei mesi e delle stagioni.
Momenti che poi, comunque ,divengono anch’essi spazi d’ arte da condividere.
La scultura invece è per Lena proprio tutt’altro discorso.
Un discorso molto serio e molto amato.
La scultura, mi riferisco in prevalenza a quella in legno, materiale morbido, che io prediligo rispetto al freddo, duro e resistente marmo, tratta per lo più soggetti mistici.
Volutamente non ho scelto il termine religioso nel connotare questi lavori della Macedo anche se di religiosità per me ce n’è davvero tantissima.
E qui mi viene in mente allora la laicissima “La madre”, una scultura, realizzata, che non è molto dalla Macedo per una prossima mostra a Porto, che a partire dalla “mamma” di tutti, la nota Maria di Nazareth, la madre di quel Gesù morto in croce come un qualsiasi malfattore, riassume in sé la vita di ogni donna, sotto ogni cielo, efficacemente trascritta in sintesi dal solo dedalo di rughe del suo volto sofferente e dalla figura ingobbita per gli acciacchi dell’età.
Ed è proprio perché così autentica negli sbalzi e nelle pieghe del materiale tormentato, che “La madre” risulta ed è bellissima.
Un piccolo capolavoro a conferma di una grande passione della nostra scultrice portoghese.
Trattandosi nel tempo di un ultimo lavoro della Macedo, si può azzardare l’ipotesi forse di un nuovo filone di ricerca che l’artista si sta proponendo di percorrere.
Un mix di misticismo, religiosità e storia del reale per una lettura della complessità del quotidiano ai nostri giorni.
Quotidiano fatto, oggi più di ieri, più di ombre che di luci così come purtroppo di ascese stressanti e anche di possibili cadute, che il vero artista non può trascurare certo di registrare nella sua opera.
A cura di Marianna Micheluzzi
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