Senza Africa non ci sarebbe il jazz, perché esso è intriso di eredità africana.
Partendo da questo assunto,Luigi Onori, uno dei maggiori critici italiani di jazz, mette in luce in uno studio di qualche anno fa, che è stato poi ampliato dall'autore, e ripubblicato dall’editrice “Nuovi Equilibri “ di Viterbo, tutto quanto, a livello internazionale, si può richiamare esplicitamente all’Africa.
E cioé al suo “immaginario”, alle sue forme espressive, ai suoi valori.
E il reticolo di riferimenti,che ne scaturisce, è piuttosto denso, specie per quel che riguarda l’intera esperienza afro-americana.
E mi riferisco alla storia,all’antropologia,alla politica, alla letteratura, al cinema afro-americani.
L’obiettivo che l’autore intende esplicitare è, infatti, essenzialmente il problema dell’identità afro-americana del genere e, bisogna dire, lo persegue egregiamente.
Il taglio serio e insieme divulgativo del lavoro di Onofri permette così una lettura agevole tanto ai cultori e agli specialisti del genere quanto agli appassionati.
Leggere poi Onofri, coccolati dalla musica di un cd di Louis Armstrong o di uno di John Coltrane è , di questi tempi, senz’altro il massimo.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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