Le ragazze, per non dire bambine, nelle zone rurali del Tanzania, ancora oggi ,effettuano per volere dei familiari e delle antiche tradizioni dei matrimoni in età precoce.
Ultimamente, presa coscienza della gravità della cosa, alcune organizzazioni della società civile hanno costituito un partenariato per contrastare questo costume.
Le organizzazioni in questione, almeno le più importanti, sono "Tanzania Youth Coalition", "Children Education Society" e "Women's Legal Aid".
Ad esse si affiancheranno gradualmente anche altre associazioni volontarie minori, tutte aventi però lo stesso obiettivo educativo che, tradotto nella concretezza del reale, significa poi rispetto dell'infanzia e dell'adolescenza e guadagno in termini di salute e di benessere fisico per la donna.
Il Tanzania ufficialmente è un Paese musulmano anche se, come ben sappiamo, sono ampiamente diffuse e praticate da lungo tempo le religioni cristiane, dalla cattolica alle differenti confessioni protestanti.
In più non dimentichiamo il fenomeno delle sette, piuttosto diffuse sul territorio, che costituiscono con i loro mezzi economici un richiamo per gli allocchi davvero non indifferente.
Al motivo, per cui mettere un argine alla diffusione dei matrimoni precoci, e non solo per ragioni di carattere socio-psico-pedagogiche e sanitarie ,va affiancata, perché sotto gli occhi di tutti, l'assenza plateale di volontà politica d'intervento.
Mancano infatti, nel Paese, e quasi ovunque, dati accertabili e cioé le cosiddette statistiche, che invece sarebbero state indispensabili per una seria presa in carico del fenomeno.
Lo slogan che, a breve, caratterizzerà la campagna di diffusione di questo impegno delle varie organizzazioni sarà : "Ragazze, non mogli".
E la dice lunga e molto chiara sul percorso educativo che s'intende costruire in prospettiva per le future donne del Tanzania a cominciare da subito.
Ed è "cosa" molto buona.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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