Siede invisibile, a partire da oggi e per ben due settimane, al 17° vertice ONU sul clima, che si svolge a Durban, in Sudafrica.
Parlo del maggiore imputato dei disastri climatici ,di cui il nostro pianeta é vittima ai nostri giorni: l'anidride carbonica.
E le vittime (uomini, animali, vegetali e anche cose) si contano ormai, e sempre più di frequente, tanto a Sud quanto a Nord del mondo.
Alluvioni,desertificazioni, frane e smottamenti, foreste in fiamme, nubi tossiche che vanno da una parte all'altra, etc... non fanno, infatti, sconti a nessuno.
Fino ad ora, e sono trascorsi ben vent'anni, la controrivoluzione climatica, il benchmark contro il quale misurare i progressi planetari nella riduzione delle emissioni-serra, non ha fatto un solo passo avanti nella più cupa disperazione di chi vive, ad esempio, essenzialmente di agricoltura e pastorizia. Anzi.
I Paesi che avrebbero dovuto tagliare sulle emissioni,come presumibile, non lo hanno mai fatto.
Gli altri, gli innominati, nel famoso protocollo di Kyoto, continuano a subire le conseguenze delle scellerate politiche dei primi.
Dal 1990, riferiscono fonti attendibili, la sola anidride carbonica prodotta dall'uomo è addirittura aumentata del 36%.
Perché?
Perché nel mentre la popolazione mondiale è cresciuta di due miliardi di persone, con tutto ciò che questo sta a significare.
A questa cifra si aggiungano poi l'anidride carbonica prodotta dal metano e quella dal protossido di azoto.
E il quadro è sufficientemente tanto chiaro quanto drammatico.
Se un tempo gli USA erano i principali responsabili dell'effetto-serra e contro di loro i PVS puntavano il dito, in vent'anni a far loro compagnia ci sono la Cina e l'India con la loro crescita e il loro sviluppo vertiginoso e inarrestabile.
E anche con i metodi che tutti purtroppo ben conosciamo.
Mi riferisco all'assenza completa del rispetto dei diritti umani e, in particolare, del rispetto della salute della collettività.
E poi c'è il Canada, la Russia e il Giappone sui quali, forse, è meglio cali un velo pietoso, sopratutto in base a certi ultimissimi eventi.
Cosa vorrebbero, allora, da questo diciassettesimo meeting di Durban i PVS ?
Cosa si aspettano di vedere scritto "nero su bianco" in un ipotetico libro dei sogni?
I Paesi in via di sviluppo vorrebbero, come da logica corretta e da giusto equilibrio, che chi brucia più quantità di combustibili fossili e naturalmente da più tempo, facesse di più e di meglio per la salvaguardia del pianeta.
Ma sarà mai così?
Gli egoismi e gli interessi in ballo sono sempre troppo grossi. E,quindi, non ci sono "vertici" che tengono.
Perciò anche Durban sarà ,quasi certamente, non troppo dissimile dai precedenti "incontri" internazionali.
Si vorrebbe da più parti una nuova road-map , possibilmente concordata, per giungere appunto entro il 2015 ad un nuovo trattato mondiale dopo il fallimento di Kyoto.
Invece si avrà ,con molte certe probabilità, soltanto una nuova classifica ridefinita di vecchie e nuove povertà nel mondo.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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